Si sa, il mondo della moda propone immagini e ideali che possono essere considerati irraggiungibili e che spesso causano nelle persone, soprattutto se facilmente suggestionabili, sensazioni di inferiorità, frustrazione e desiderio di emulazione. Quante volte, guardandoci allo specchio la mattina appena svegli, ci siamo sentiti inadatti e non all’altezza rispetto ai canoni di bellezza proposti dai media e dal mondo del fashion?
Questa sensazione di inadeguatezza porta molte persone, per la maggior parte donne ma non solo, spesso con un basso livello di autostima, a sentirsi a disagio con il proprio corpo e, a volte, a sviluppare una vera e propria patologia, la dismorfofobia. Questa forma fobica può causare, in alcuni soggetti predisposti, stress emozionale e incapacità nel tessere relazioni sociali adeguate ed equilibrate, con un conseguente isolamento, oltre che problematiche come anoressia o bulimia nervosa nei casi più gravi. Le preoccupazioni riguardo il proprio aspetto esteriore possono interessare l’intera fisicità o solo una parte specifica del corpo, per la quale il soggetto può arrivare a voler ricorrere a trattamenti estetici più o meno invasivi, non raggiungendo mai una piena soddisfazione. Si entra così in un circolo vizioso, in cui l’ideale di bellezza viene posto ad un livello sempre più alto, diventando irraggiungibile e facendo piombare la persona in una continua dimensione di spleen, per citare Baudelaire.
Anche nelle persone in cui la patologia non è stata accertata, tuttavia, possono comparire comportamenti volti al sabotaggio e alla svalutazione della propria bellezza e della propria fisicità: spesso, infatti, usciamo di casa cercando di sfuggire dagli sguardi di coloro che ci circondano per paura di essere giudicati negativamente, non considerando che gli unici giudici realmente severi della nostra immagine siamo proprio noi stessi. Una visione eccessivamente negativa del proprio aspetto fisico spesso si traduce così in un’insicurezza paralizzante: la mancanza di autostima è come una distesa di sabbie mobili dalla quale è molto difficile uscire e nella quale si rischia di sprofondare. Spesso, infatti, chi soffre di questa insicurezza tende ad evitare di mostrarsi troppo spesso in pubblico, preferendo chiudersi in casa per paura di sentirsi inadeguato rispetto a come vorrebbe essere.
Ma da dove vengono gli ideali di bellezza che si impongono con così tanta forza nell’immaginario delle persone? Sicuramente i media e il settore della moda, in questo caso, giocano un ruolo determinante: propongono infatti modelli, soprattutto femminili, legati alla perfezione delle forme, alla sottigliezza e alla sinuosità del corpo, non preoccupandosi del fatto che questi possano essere percepiti in maniera erronea dalle persone comuni, non come l’eccezione che conferma la regola ma come la regola stessa, come la normalità. Sotto accusa è principalmente il mondo della moda, perché ha proposto a lungo modelli errati di fisicità attraverso modelle troppo magre che sfilavano in passerella imponendosi come ideale per le donne, ma soprattutto per le adolescenti, che, per emularle, cadevano sempre più spesso nel vortice dell’anoressia o della bulimia.
Oggi la situazione sembra essere migliorata e l’industria della moda sembra aver preso una nuova direzione, con l’obiettivo di influenzare la percezione corporea delle persone in maniera positiva, attraverso campagne Body Positive. Molti brand si sono infatti fatti portavoce di messaggi di accettazione del proprio aspetto fisico e delle proprie imperfezioni, che alla fine sono ciò che ci rende unici: tra queste campagne, una di quelle che ha destato più scalpore è stata sicuramente quella di Gucci Beauty, ideata da Alessandro Michele, direttore creativo del marchio. Nelle pubblicità del nuovo rossetto della linea, la tinta rosso fuoco mette in risalto un sorriso con molti difetti, lontano anni luce dai canoni di bellezza a cui siamo abituati e composto da una dentatura irregolare e non proprio bianchissima, appartenente alla cantante Dani Miller, del gruppo punk dei Surfbort.
La scelta comunicativa di Alessandro Michele in questo scatto, ma anche in altri che sono serviti per mostrare le altre tinte della linea di rossetti, rientra in una strategia di marketing orientata ai concetti di normalità e autenticità e che supera gli stereotipi tradizionalmente associati all’idea di bellezza nel mondo del beauty. Chi è perfettamente aderente ai canoni di bellezza più classici, come quelli portati avanti dagli anni Novanta in poi e fatti di eccessiva magrezza e di assenza di imperfezioni nel viso, non è in grado di apprezzare l’innovazione celata da queste immagini, non comprendendo che il loro obiettivo non è solo quello di scioccare, ma anche quello di insegnarci ad accettarci per come siamo.
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