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“Society” di Eddie Vedder: la storia di Alexander Supertramp contro una società folle

Il 2019 è appena giunto al termine. Se dovessimo fare un resoconto dei momenti più salienti dell’anno, una delle prime persone che ci verrebbe in mente sarebbe sicuramente Greta Thunberg. Greta è un’ecologista e un’attivista, il che è qualcosa di grandioso data la sua giovane età. Eppure, è stata parecchie volte al centro del mirino mediatico per le sue proteste e per i suoi ideali.

La cosa assurda è che oggi la società prende in giro una ragazzina che vuole salvare il mondo. Si tratta di sicuro di un forte paradosso. Ancora una volta, questo conferma che la razza umana non avrà un futuro roseo.

Di società ne hanno parlato in parecchi. Uno tra i tanti è Eddie Vedder, leader dei Pearl Jam, che, con la sua Society, ci ha parlato delle contraddizioni insite nella società attuale. Inoltre, Vedder ha curato la colonna sonora del fortunato film, tratto da una storia vera, Into the Wild (2007) di Sean Penn.

Una società avida

Anche se il brano è stato scritto per il film, il significato si può tranquillamente applicare anche al mondo reale. Il protagonista del film, Christopher McCandless, dopo la laurea decide di partire in solitaria verso l’Alaska lasciando tutti i suoi beni. Proveniente da una famiglia benestante, decide comunque di staccarsi da quella società avida e consumistica da cui non si sentiva rappresentato.

It’s a mystery to me.
We have a greed,
With which we have agreed.

In Society, Vedder parla in prima persona e si chiede perché abbiamo accettato questa avidità che provoca solo disagi e odio. Si disprezzano le piccole cose mentre si elogiano cose futili. Pensando a ciò, dimentichiamo chi siamo e cosa vogliamo veramente.

Imparare a conoscersi

Ad Alexander Supertramp (pseudonimo di Christopher McCandless) non mancava nulla: famiglia, amici e denaro. Triade perfetta per un individuo della società odierna, ma nonostante questo Alexander non si sentiva completo. Poteva sembrare un capriccio, ma a McCandless questo modo di vivere non era mai piaciuto. E pensare che i fatti reali si riferiscono al 1990.

You think you have to want
More than you need.
Until you have it all you won’t be free.

“Finché non avrai tutto, non sarai libero”. In questa frase, Vedder descrive quella che era la situazione di Alexander Supertramp: in realtà, quello che lui cercava era qualcosa di molto semplice e non legato ai beni materiali.

Cercare nuovi stimoli

Scena di Into the Wild

Come detto nei paragrafi precedenti, il giovane nomade descrive la società come qualcosa di folle. Qualcosa che non gli può dare nuovi stimoli. Forse ciò che ha spinto Supertramp ad avventurarsi nella natura selvaggia è stato proprio il fatto di non riuscire a trovare questi nuovi stimoli che cercava. Ovviamente, qui non si parla di stimoli materiali, come il saper fare qualcosa, ma di stimoli astratti, come il saper amare.

I think I need to find a bigger place.
‘Cause when you have more than you think
You need more space.

“For every point you make, your level drops”

Ci insegnano a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, anche quando non lo è. Parlando in prima persona, Supertramp cerca di fare un resoconto immaginario di quegli individui che potrebbero avere i suoi stessi ideali. Purtroppo, questi sono sempre meno. Inoltre, coloro che appartengono a questa classifica hanno un punteggio che decresce sempre più, fino ad arrivare a un punto di non ritorno.

There’s those thinking more or less, less is more.
But if less is more, how you keeping score?
Means for every point you make,
Your level drops.
Kinda like you’re starting from the top.
And you can’t do that.

Una società folle e profonda

Tirando le somme, si arriva a un bivio: accettare la società così com’è o continuare a lottare? McCandless forse prende una decisione inaspettata: chiede pietà alla società da lui ritenuta folle e si scusa di non pensarla come lei. Il giovane nomade si trovava solo nel voler portare un cambiamento e alla fine, nonostante i continui scontri, è come se a essa si fosse affezionato.

Per alcuni, Alexander Supertramp può ricordare vagamente Winston di 1984. Per altri, invece, può essere visto come un eroe che non ha avuto giustizia ed è stato deriso.

Society, have mercy on me.
I hope you’re not angry if I disagree.
Society, crazy and deep.
I hope you’re not lonely without me.

Quella di Alexander Supertramp è una storia ancora attuale che ci fa riflettere. È quello che, in un certo senso, sta succedendo a Greta Thunberg. Preoccuparsi per l’ambiente, per il futuro del mondo e per la società sembra quasi qualcosa di sbagliato; si diventa subito vittima di insulti e di scontri mediatici.

Anche se sono passati trent’anni dalla storia di Christopher McCandless, purtroppo nulla è cambiato. Anzi, potremmo dire che la situazione è peggiorata. Bisognerebbe fare tesoro delle parole degli altri e cogliere il bene che ci viene dato. Quello della Thunberg è solo uno dei tanti casi di cui oggi sentiamo parlare. C’è la necessità di abbattere questa barriera.

Ogni tanto, cerchiamo di ricordare la frase di Lev Tolstoj che Alexander Supertramp amava:

La felicità è reale solo quando è condivisa.

 

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