Ascoltando i pezzi di Paolo Saporiti ci accorgiamo subito che a dominare il suo stile di composizione e scrittura sono l’attenzione per i dettagli e la ricerca di profondità all’interno dei testi.
Saporiti – chitarrista, cantante e compositore – è dotato di una voce calda e graffiante che lo distingue sul panorama musicale odierno. Inoltre, i suoi brani sono particolarmente riconoscibili grazie a uno stile inconfondibile marchiato dall’accompagnamento della chitarra acustica.
Il debutto da solista
Paolo Saporiti nasce come cantautore solista, con alle spalle ben otto album. I testi dei suoi primi quattro lavori sono stati scritti in inglese: Don Quibol (2006), The Restless Fall (2006), Just Let It Happen (2008) e Alone (2010). L’arrangiamento dietro a quest’ultimo è da attribuirsi al famoso compositore Teho Teardo, il quale, fra le altre cose, si è spesso occupato di comporre le colonne sonore di diversi spettacoli teatrali e film.
Troviamo, poi, altrettanti dischi che hanno come lingua di rifermento l‘italiano, lingua madre del cantautore: L’ultimo ricatto (2012), Paolo Saporiti (2014), Bisognava dirlo a tuo padre che a fare un figlio con uno schizofrenico avremmo creato tutta questa sofferenza (2015) e Acini (2018).
In un’intervista a Sentireascoltare.com, il musicista ha spiegato le ragioni dietro la scelta iniziale di utilizzare una lingua diversa rispetto all’italiano:
Purtroppo, siamo e rimaniamo un paese mafioso e lavorano soltanto gli amici degli amici e in contesti sempre uguali a se stessi. Se vuoi qualcosa di diverso ormai devi guardare fuori. L’ho sempre pensato, non per nulla scrivevo in inglese, ma oggi la situazione è ancora più grave. Se vuoi fare un disco come quello che ho in mente, le persone in grado di realizzarlo stanno sul palmo di una mano.
Da quei primi lavori, però, è passato del tempo e attualmente Paolo sembra avere trovato le persone giuste con cui lavorare.
Acini – Live: il nuovo album e la creazione del trio
Il sottotitolo dell’album è Trio, a evidenziare il lavoro svolto con il chitarrista Alberto N. A. Turra e il batterista Lucio Sagone, con i quali Saporiti ha collaborato nella realizzazione di Acini – Live e con i quali si è instaurato un forte legame e spirito di squadra che li ha accompagnati durante il tour sopracitato, durato circa un anno e mezzo.
L’aspetto insolito del disco risiede nella sua genesi: figlio di un’unica serata presso il Garage Moulinski di Milano, risulta privo di correzioni e modifiche che generalmente sono eseguite a posteriori. Ecco da dove nascono, quindi, i piccoli errori e i rumori di sala, compresi di applausi del pubblico e ringraziamenti del cantante a fine brano. Tutto questo permette di ricreare le sensazioni della serata, così la traccia fa fare un viaggio nel tempo all’ascoltatore che si ritrova sul palco assieme a Saporiti. Ecco perché possiamo dire che in Acini – Live risiede tutta l’autenticità di questo trio.
Ecco come commenta il cantautore stesso la nascita dell’album:
Mi sono fidato delle mie sensazioni e, forte della bellezza del rapporto che si è instaurato tra me, Alberto e Lucio, ho deciso, di comune accordo, di scattare una foto di gruppo nella quale poterci rispecchiare e ascoltare oggi, domani e per gli anni a venire.
Saporiti introduce, così, il primo album live della sua vita: orgoglioso di averlo realizzato con due cari amici accanto. La scelta di non operare alcun taglio né rielaborazione post-produzione nasce dal desiderio di ricavare qualcosa di vero e speciale, come è poi è accaduto.
Ecco, inoltre, il teaser dell’album: decisamente breve e diretto, mostra i tre musicisti intenti a esibirsi sul palco, il che rispecchia esattamente l’essenza di Acini – Live, una raccolta di live show durante i quali è la chitarra acustica a farla da padrone, come è nello stile di Saporiti. È questa l’atmosfera respirata nei live: raccoglimento e familiarità, come testimonia la libreria sullo sfondo e la serenità di un momento fra intimi.
I brani di Acini – Live
Questa tendenza si nota in A Due Passi Dal Cielo, terzo brano della raccolta che inizia con delle parole quasi sussurrate:
Vivo a due passi dal cielo
Non a sei metri da qui.
Vedo la gente partire
Per poi tornare così.
Io non ti conosco, che colpa ne ho?
Il pezzo continua fino a esplodere in un violento ed efficace assolo di chitarra elettrica che si esaurisce per poi tornare nel finale, accompagnato dalla batteria e da un timbro di voce più fermo e quasi aggressivo.
Lo stesso andamento duro e graffiante si trova nella traccia successiva, Io Non Ho Pietà, nella quale l’autore cerca “Qualche forma d’amore che mi sgorghi dal cuore”, e in quello ancora successivo, Erica, il cui inizio risulta molto particolare: a essere utilizzati, infatti, non sono i soliti strumenti musicali, bensì delle tecniche che generano un effetto naturalistico, simile al suono di uno scroscio d’acqua. Non a caso, la prima strofa del brano recita:
Tra le porte del mare, mi voglio tuffare, voglio cominciare una vita lontano dai posti più comodi. Cominciare dal nulla in America. Sono fatto così, per uscire da qui, per riuscire a sognare ho bisogno di perdermi.
Il brano continua trasformandosi nell’espressione del rimpianto per la perdita di un amore: il cantante si chiede come può riuscire ad amare e sognare se “Erica sei ancora qui”.
Tutti i brani hanno un inizio tardivo della parte cantata, il che va a sottolineare la centralità degli strumenti, il cui suono è curato nei minimi dettagli ma riesce comunque a conservare tutte le sfumature di un’esibizione live.
Amica mia è il pezzo che occupa la posizione centrale nel disco ed è caratterizzato da un andamento più energico, testimoniato non solo dal timbro più graffiante del cantante, ma anche dagli assoli di chitarra elettrica ancora più presenti. Il cantante si rivolge ad una ragazza che sente dentro di lui, fino a cantare: “Sono una spina nel fianco alla tua libertà, non consegnarmi al suo gelo”.
In La mia Luna il cantautore si rivolge sempre a una donna, ripetendo più volte “Come te non c’è nessuna”. Il testo dà un senso di nostalgia, un rimpianto accumulatosi durante gli anni di vita che sono, ormai, passati in assenza di questa stessa donna.
Parlando della predominanza degli strumenti insoliti e particolari, Gelo ne è l’esempio maggiore. Il cantato ha inizio dopo tre minuti di brano. Dapprima subentrano chitarra, batteria e basso che si fanno, man mano che il brano procede, sempre più aggressivi così come il timbro del cantautore, che entra a brano già avviato.
Il disco si chiude con Arrivederci Roma, brano di otto minuti anch’esso quasi parlato, come se fosse un racconto:
Mi sono rifugiato in collina, ho scelto di non scendere in città, ma un figlio non può vivere in cantina.
Il trio in tour
Paolo, insieme ad Alberto e Lucio, sarà in tour a portare l’autenticità di Acini – Live in diverse città. Riportiamo, qui sotto, le date dei live:
27 febbraio, new album showcase @ Biko Club, Milano
28 febbraio @ Circolo Anpi, Ispra
9 marzo @ Gatto, Milano
14 marzo @ Spazio Lomellini 17, Genova
15 marzo, @ Lucca Libri @ Caffè Letterario, Lucca
21 marzo, @ New Ideal, Magenta
27 marzo, @ Black Inside, Lonate Ceppino
18 aprile, @ Pintupi, Verderio Inferiore
Il trio porta nelle stanze in cui suona un senso di familiarità, quello di uno spettacolo fra intimi, che condividono un medesimo e collettivo sentimento.
Materiali gentilmente concessi da Fleisch Agency
Copertina e immagini gentilmente fornite da Fleisch Agency