The Place

“The Place”: quanto costa la nostra felicità?

Ognuno di noi ha i propri sogni ben custoditi nel cassetto insieme alle proprie ambizioni: in una società dove tutti sembriamo inconsapevoli partecipanti di una gara a chi incassa più successi, la sensazione di dover puntare in alto è ancora più amplificata. Ma se, per raggiungere i nostri obiettivi, dovessimo compiere azioni discutibili per il resto del mondo, quale sarebbe la nostra scelta? Questa sembra essere la domanda attorno a cui ruota il film The Place, pellicola uscita nelle sale cinematografiche nel 2017 e diretta da Paolo Genovese.

Scelte da pagare

La trama è un viaggio nell’animo di ciascuno dei personaggi, le cui vite si intrecciano a loro insaputa all’interno di un bar di periferia. Un locale che si presenta come il luogo in cui essi intravedono una flebile possibilità di felicità. Avanzano le loro richieste a un uomo misterioso. Ma si sa, nulla viene dal nulla e, per vedere i loro sogni realizzati, essi si ritrovano davanti a un importante bivio, che potrebbe cambiare le loro vite per sempre. Che prezzo sono disposti a pagare con la loro coscienza in cambio della felicità?

Persone di valore o persone felici?

The Place offre un’indagine introspettiva della condizione umana di oggi: a parole nessuno di noi farebbe niente di male soltanto per soddisfare egoisticamente un proprio desiderio, ma nella realtà? Certo, la situazione narrata all’interno del film è portata agli estremi, ma in un mondo costantemente puntato all’egocentrismo e alla sete di potere, molti di noi potrebbero anche cedere. La tentazione di commettere azioni poco raccomandabili per assaporare quella felicità che l’uomo moderno ricerca disperatamente lungo tutta la sua vita è molto forte.

La domanda su cui questa tematica si basa ondeggia tra ciò che saremmo disposti a fare per la nostra serenità e quella dei nostri cari e fino a che punto siamo disposti a scendere a compromessi con i nostri valori e la nostra etica. Saremmo pronti ad assumerci la responsabilità delle nostre azioni e convivere con il fardello delle conseguenze se fossimo certi di ottenere ciò che vogliamo?

Non serve però arrivare alla condizione surreale del film per analizzare la nostra situazione, ma basta lanciare uno sguardo alla nostra quotidianità: la società odierna appare oggi come un insieme di persone invisibili le une alle altre, tutte irrimediabilmente concentrate su se stesse, in un costante stato di competizione per guadagnarsi un posto al sole.

Il mostro dell’egoismo

Un altro fattore da non sottovalutare è la corsa spasmodica verso quell’orizzonte di felicità, che molti compiono senza curarsi degli altri: il nostro egoismo e la smania di ottenere ciò che vogliamo potrebbero farci rendere conto che non siamo poi delle così brave persone, ma che ognuno di noi cova all’interno di sé un mostro, il quale si nutre dei nostri desideri più nascosti. D’altronde, il resto del mondo è solo un insieme di sconosciuti, di cui non sappiamo nulla: sarebbe più semplice e proficuo guardare al proprio obiettivo e niente più.

Domande senza risposta

Il film pone dunque importanti domande che ognuno di noi dovrebbe porsi, ma anche dopo numerose riflessioni probabilmente non saremmo in grado di rispondere in maniera diretta e sincera. Questo accadrebbe non perché non conosciamo noi stessi, ma soprattutto perché mettersi di fronte a questioni di questo tipo può fare paura. Nessuno di noi sa quale sia il proprio limite ed è proprio per questo che il lavoro di Genovese allarma e spaventa allo stesso tempo. Ci mette in guardia su quelli che sono i meccanismi della nostra società, ma ci terrorizza perché sappiamo di farne tutti irrimediabilmente parte. 

C’è qualcosa di terribile in ognuno di noi… e chi non è costretto a scoprirlo, è fortunato.

Afferma uno dei personaggi di The Place: non possiamo sapere fino a dove potremmo spingerci finché non siamo obbligati ad affrontare una situazione simile. Allora, forse, è meglio che una situazione del genere rimanga solo all’interno della finzione cinematografica: sì, forse è meglio non sapere e andare avanti nella perenne corsa verso il sogno della felicità.

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