I problemi dell’industria musicale: tra abusi e dipendenze

Esibirsi su un palcoscenico è il sogno di molte persone. Sogno che richiede tanta fatica e parecchi sacrifici, che diventano però scelte quando l’obiettivo è ben chiaro nella mente. Il successo, tuttavia, è un’arma a doppio taglio e il pericolo sopraggiunge quando si finisce nelle mani sbagliate, nelle mani di chi antepone il guadagno alla salute dell’artista, che, inevitabilmente, si ritrova in situazioni spiacevoli, sommerso di problemi che, senza l’aiuto adeguato, potrebbero rivelarsi fatali.

Non sono pochi i casi di leggende musicali (e non solo) stressate e ridotte all’osso dall’industria musicale che, piuttosto che rallentare la corsa al denaro, lascia gli artisti toccare il fondo, avvicinandoli, così, a realtà quali droga e alcol.

Il recente caso di Post Malone

Negli ultimi giorni si sono diffusi sui social video del cantante di Wow., chiaramente non in condizione di esibirsi.

Austin Post, in arte Post Malone, è un produttore discografico, cantautore e rapper statunitense. Tuttavia, il cantante preferisce non limitare la sua musica; infatti, i suoi pezzi hanno stile variabile. Raggiunge il successo con Congratulations e Rockstar, ma pubblica anche brani spiccatamente hip-hop, come Wow. e Circles.

Tornando alla circolazione di quei video, si tratta di spezzoni del concerto tenuto a Nashville, in Tennessee. Post Malone appare debole al punto da avere problemi perfino a rimanere in posizione accovacciata rotea gli occhi e tiene in mano il microfono con sguardo assente. Un altro video lo ritrae distruggere una chitarra sul palco. Nei filmati in questione, il cantante si esibisce con I Fall Apart (letteralmente “Cado a pezzi”) e non è mancato chi ha provato a giustificare i suoi comportamenti alterati e i problemi che sembrava avere durante l’esibizione affermando che si trattasse semplicemente dell’interpretazione del pezzo.

È piuttosto evidente, tuttavia, che Post Malone non era nelle condizioni per potersi esibire e chiunque attorno a lui avrebbe dovuto, o meglio, se ne dovesse essere accorto. Sui social network, molti fan e non solo si sono mostrati preoccupati per la salute dell’artista e sono stati avanzati paragoni con Amy Winehouse, Chester Benningon e Mac Miller.

Artisti ridotti all’osso

Purtroppo, quello di Post Malone non è certo un caso eccezionale. Nel 2011 la grande Amy Winehouse si presenta sul palco visibilmente ubriaca e non in grado di cantare ed esibirsi. Quando allontana il microfono, i richiami del pubblico la inducono a cantare forzatamente. È palese, però, che non è nelle condizioni per farcela: ha dei problemi a tenere il tempo, si tocca ripetutamente il braccio e i capelli e ha gli occhi lucidi. Successivamente, la giovane cantante accusa le guardie del corpo di averla costretta a salire sul palco senza permetterle di scendere. Amy stava chiaramente soffrendo e i fan, invece di aiutarla, si sono comportati come l’industria musicale: avanzando pretese.

Amy è morta prima di compiere ventotto anni, entrando così in quello che è stato chiamato il Club 27, una delle coincidenza più misteriose e tragiche nella storia del rock ‘n’ roll. Il termine nasce dopo la morte di Kurt Cobain, morto a ventisette anni così come altre icone leggendarie tra cui Jim Morrison, Janis Joplin e Jimi Hendrix, scomparse tutte alla stessa età, per lo più nel giro di due anni.

Una lista troppo lunga

Oltre a questi colossi musicali, sono troppi i giovani artisti stroncati dallo stress che trovano nelle dipendenze tossiche una consolazione. Nel settembre 2018, a ventisei anni, il rapper e musicista Mac Miller è deceduto per overdose. Il cantante aveva precedentemente dichiarato di essere dipendente dalla purple drank, una droga ricreativa composta da sciroppo per la tosse, codeina e una bibita gasata. Miller, inoltre, aveva fatto spesso riferimento all’abuso di diverse sostanze stupefacenti nei suoi testi, problemi che già lo attanagliavano da tempo.

Allo stesso modo, nel dicembre 2019, un altro giovane cantante è stato ucciso dalle dipendenze: conosciuto come Juice WRLD, anche il rapper aveva già fatto intendere di aver bisogno di aiuto nel testo di Legends:

This time, it was so unexpected
Last time, it was the drugs he was lacing
All legends fall in the making
Sorry truth, dying young, demon youth
What’s the 27 Club?
We ain’t making it past 21
I been going through paranoia
So I always gotta keep a gun
Damn, that’s the world we live in now
Yeah, hold on, just hear me out
They tell me I’ma be a legend
I don’t want that title now
‘Cause all the legends seem to die out

What the fuck is this ‘bout?

Prima che di artisti, si parla di persone

Si parla di persone con qualcosa da dire e con del talento che, proprio perché riconosciuto, viene sfruttato e consumato fino allo strenuo delle forze, fino a barcollare davanti al pubblico e a non essere più in grado di alzarsi al mattino per affrontare un nuovo giorno.

Non solo le più grandi figure dello scenario musicale menzionate, le vittime di sostanze stupefacenti costituiscono una lista troppo lunga, da far rabbrividire. Le conseguenze della dipendenza da droga sono devastanti. Portano a credere che solo al momento dell’assunzione si possa alleviare la costante tensione a cui si è sottoposti, ma presto la depressione conduce inevitabilmente al buio, al punto di non essere più in grado, appunto, di affrontare un’altra giornata.


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