Uscire di casa, inforcare una bicicletta e partire per un’avventura dall’altra parte del mondo: ci vuole coraggio, tanta passione e voglia di esplorare. Sono questi gli ingredienti che hanno spinto Lorenzo Jovanotti a fare un viaggio tra Cile e Argentina in sella alla sua bici completamente in solitaria, o quasi. Tra gennaio e febbraio 2020, il cantante ha deciso di partire per questa esperienza, documentando tutto con dei video lungo il percorso. Dall’unione del materiale raccolto nasce Non voglio cambiare pianeta, un docu-trip distribuito a partire dal 24 aprile su RaiPlay: il Jova, voce narrante e protagonista assoluto, ci porta in esplorazione in luoghi lontani, pedalata dopo pedalata.
Natura e gratitudine
Il titolo, ripreso dalla poesia Il Pigro di Pablo Neruda, richiama fin da subito uno dei temi più volte ripresi nel corso del documentario: l’amore per la natura, l’affetto e il rispetto per il luogo in cui abitiamo. Jovanotti, circondato da paesaggi incontaminati e immensi, non manca mai di dimostrare la propria gratitudine e la propria meraviglia davanti alle bellezze della Terra. C’è tutto: albe, tramonti, oceano, deserti. Tutto è straordinario nella sua estrema semplicità e, come sottolinea anche Jovanotti stesso, ci ricorda che su questo pianeta siamo solo ospiti, nulla di più.
Armonia tra musica e poesia
Come ogni viaggio che si rispetti, il percorso non è solo la cifra dei chilometri percorsi, ma è soprattutto un’esplorazione di se stessi: anche in questo il Jova fa centro. Si racconta in un dialogo continuo, non solo descrivendo le sue giornate e ciò che lo circonda, ma condendo il tutto con aneddoti, pillole di vita, cultura e, ovviamente, musica. Quest’ultima, suo habitat naturale, è un elemento fondamentale anche qui: la sua vocazione di cantante e musicista emerge del tutto per essere il sottofondo delle sue pedalate o per dare parole alle emozioni dei paesaggi che si trova davanti.
Tutte le canzoni uniscono in modo armonioso il racconto, ma il vero filo conduttore è la poesia: ogni puntata, per un totale di sedici capitoli, si conclude con dei versi, letti dallo stesso Jovanotti. Ognuna di esse ha come tema centrale il viaggio, nelle sue infinite sfumature: il viaggio è scoperta, ricerca, riflessione e, perché no, divertimento.
Sorrisi veri
La leggerezza e il modo di fare frizzantino di Jovanotti si ritrovano anche qui in maniera autentica: nonostante il percorso possa diventare a tratti difficoltoso e duro, non perde l’occasione per mostrarsi senza filtri, esprimendo i propri sentimenti e pensieri non solo riguardo al viaggio in sé, ma partendo da esso come spunto per riflessioni più profonde, senza mai perdere il sorriso o cadere in sterili polemiche.
Nuove prospettive
Unito a tutto questo, l’elemento protagonista di Non voglio cambiare pianeta è sicuramente lo sport: è la passione a guidare Jovanotti, un qualcosa che ci permette di osservarlo da un punto di vista totalmente diverso. Scende dal palco, dove tutti siamo abituati a pensarlo e vederlo, per mettersi in sella ad una bicicletta e condividere un lato della sua esistenza, come non era mai accaduto prima. Da qui nasce un profondo contrasto, come sottolinea anche Jova stesso: ripensando ai palazzetti sold-out dei suoi tour o all’esperienza del Jova Beach Party, lo troviamo qui in una dimensione del tutto nuova, inaspettata, ma in cui al tempo stesso Jova si impegna fin da subito a farci sentire a nostro agio.
Contrasti ed equilibrio
Il contrasto aumenta se pensiamo alla situazione in cui ci troviamo ora: vedere Jovanotti girare per le città, parlare con la gente locale e percorrere chilometri in libertà ci aiuta, seppur dai nostri salotti, ad evadere per qualche ora e partire per quest’avventura, con Jova nei panni di guida e narratore.
Dal punto di vista stilistico poi, Non voglio cambiare pianeta fila senza intoppi, in giusto equilibrio tra momenti di riflessione e narrazione e spazio lasciato alla musica e alla strada.
Ispirazioni
Musica e sport sembrano essere dunque il binomio vincente di questo docu-trip: i due elementi si fondono per dare vita a questo lavoro. Il risultato finale è inaspettato: a tratti diventa un documentario nel documentario grazie ai racconti e ai riferimenti di Jovanotti stesso, che non manca mai di prendere ispirazione dal mondo che lo circonda per citare grandi artisti e figure tra passato e presente.
Dunque, Non voglio cambiare pianeta non è solo un diario di bordo, non è solo la narrazione di un’esperienza, è un’avventura dentro e fuori, dove viaggio, riflessione, musica e poesia si fondono per creare qualcosa di incredibile. Ci vuole coraggio e forse anche un pizzico di follia. Anche Jova vuole ricordarcelo, attraverso le parole di Sepúlveda:
Vola solo chi osa farlo.