Caso Navalny: l’ex KGB Putin colpisce ancora?

Dopo i casi di Sergej Skripal e Aleksandr Litvinenko, entrambi ex agenti segreti, un altro episodio di avvelenamento giunge con furore dalla Russia sui giornali di tutto il globo. Il 44enne russo Aleksey Navalny è stato avvelenato, ancora una volta vittima dei suoi molti nemici. La notizia è ormai arrivata ad ogni parte del mondo e quello che oggi si chiedono la maggior parte delle persone è: chi è Aleksey Navalny? Perché è stato avvelenato? A chi sta scomodo?

Per saperlo, bisogna ripercorrere i fatti accaduti negli ultimi giorni.

Aleksey Navalny, il più celebre oppositore di Putin:

Aleksey Navalny è un cittadino russo di 44 anni, blogger e personaggio mediatico, segretario del Partito del Progresso, presidente della Coalizione Democratica. Inoltre, si tratta di uno dei principali oppositori di Vladimir Putin, l’attuale presidente della Federazione Russa.

È molto conosciuto per essere il paladino dall’anti-corruzione, per le sue campagne pro-democrazia, per le manifestazioni contro il governo corrotto e  per le sue critiche esplicite a Vladimir Putin e al suo modo di governare.

Nel corso degli anni, ha subito molte ingiustizie: nel 2013 è stato incarcerato con l’accusa di appropriazione indebita ai danni di Kirovles, azienda fornitrice di prodotti in legno. Solo successivamente la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha rimesso le carte in tavola, affermando che Navalny non aveva avuto un giusto processo; nel 2017 ha scontato quindici giorni di prigione insieme a un centinaio di persone per aver organizzato una manifestazione contro la corruzione nel governo. Non si contano poi gli arresti per aver organizzato e partecipato a manifestazioni non autorizzate.

Altri fermi lo hanno visto protagonista nel 2019 per aver protestato contro la decisione di non permettere la partecipazione dell’opposizione alle elezioni incombenti. L’ultimo arresto è avvenuto nel dicembre scorso dopo che aveva denunciato la scomparsa di Ruslan Shaveddinov, attivista russo e suo alleato. Inoltre, il Cremlino ha sempre cercato di ostacolare ogni sua candidatura alle elezioni, in particolare quelle presidenzali. Le sue vicende sono note a tal punto che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con una delibera del 2018, ha invitato la Russia a risarcirlo con: “50 mila euro per danni morali, 1.025 per danni materiali, e 12.653 euro per le spese sostenute per i suoi molteplici arresti subiti sul territorio russo valutati come politici, contro la libertà di espressione e privi di una reale motivazione”.

Si è perciò fatto negli anni molti nemici, in primis il presidente Putin e i suoi alleati. Non è neanche la prima volta che viene avvelenato né che subisce un attacco fisico: nel 2017 un’aggressione con della vernice disinfettate gli ha provocato un’ustione agli occhi.  Nel 2019 è stato invece avvelenato con una sostanza chimica mentre era in prigione. Queste sono solo alcune delle innumerevoli aggressioni che ha subito durante la sua carriera di oppositore politico.

Lo scorso giovedì 20 agosto, Navalny è stato nuovamente avvelenato.

Cos’è successo?

Navalny si trovava in Siberia in campagna elettorale per le elezioni regionali che si terranno a breve termine. È passato prima per Novosibirsk, città in cui l’opposizione al regime è molto forte, e poi per Tomsk, una città universitaria in cui il consenso dei giovani studenti per l’opera dell’attivista è altissimo. L’oppositore di Putin e i suoi collaboratori stavano inoltre svolgendo numerose inchieste documentate sulla corruzione di alcuni funzionari siberiani.

Stava tornando a Mosca ed era appena decollato dall’aeroporto di Tomsk quando ha iniziato a sentirsi male. Poco prima del decollo, Navalny aveva bevuto un tè caldo, fatto documentato da una foto pubblicata su Instagram dal dj Pavel Lebedev, mentre era in attesa di salire sullo stesso volo dell’oppositore russo.

Il pilota ha dovuto effettuare un atterraggio di emergenza e Navalny è stato immediatamente trasportato d’urgenza all’Unità di terapia intensiva per pazienti tossicologici all’Ospedale di Tomsk. Le sue condizioni sono apparse subito critiche: l’oppositore di Putin è entrato dunque in coma. 

Il ricovero inziale e le proposte d’aiuto internazionali

La strategia comunicativa dei medici dell’ospedale di Tomsk a proposito delle condizioni di Navanlny è stata sin da subito poco chiara.

Appena ricevuta la notizia, la dottoressa personale dell’attivista russo ha voluto mettersi a contatto con la struttura sanitaria per saperne di più sulle condizioni di salute del suo paziente. I medici però non hanno condiviso nessuna informazione, restando stranamente in silenzio. La dottoressa allora non ha perso tempo e si è recata subito a Tomsk, non riuscendo comunque ad intervenire.

Il silenzio dell’ospedale ha messo immediatamente in allerta la famiglia di Navalny, i suoi collaboratori e l’opinione pubblica mondiale: perchè l’ospedale non parla? Forse sono obbligati a restare in silenzio? Che sia stato un avvelenamento politico?

La comunità internazionale a questo punto ha deciso di intervenire offrendo al governo russo di trasferire Navalny in un ospedale più attrezzato all’estero. Infatti le condizioni igienico-sanitarie dell’ospedale di Tomsk sono piuttosto povere e la sua struttura poco sicura. Francia e Germania sono stati i primi Paesi a farsi avanti, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha infatti offerto tutta l’assistenza necessaria per aiutare Navalny e la sua famiglia, non solo per quanto riguarda la sua salute ma anche in termini di asilo e protezione.

Le reazioni dei medici

Invece di accettare l’offerta, i medici di Tomsk hanno in un primo momento rifiutato, asserendo che Navalny si trovava in una situazione troppo grave per intraprendere il viaggio. In aggiunta, il vicedirettore dell’ospedale Anatolj Kalinichenko ha comunicato di non aver trovato nessuna traccia di veleno nel corpo della vittima e che stanno provando a salvargli la vita.

Il primario Murakhovskij ha invece comunicato la presunta diagnosi:

Abbiamo varie diagnosi, la principale, quella a cui tendiamo, è uno squilibrio di carboidrati, un disturbo del metabolismo. Un forte calo di zuccheri nel sangue durante il volo in aereo. […]

Un’affermazione molto ambigua e che contraddice apertamente le dichiarazioni della polizia. Infatti Ivan Zhdanov, direttore del Fondo Anticorruzione ideato dall’oppositore russo, ha affermato che la polizia aveva precedentemente informato i medici del ritrovamento della sostanza con cui è stato avvelenato” e che “è di pericolo mortale non solo per Aleksey ma anche per coloro che lo circondano, tanto che devono indossare tute protettive”.

La dottoressa personale di Navanly ha invece scritto delle dichiarazioni molto forti su Twitter:

Ancora una volta, ci prendono per idioti: usano furbe frasi generiche ma non sono in grado di stabilire la causa del suo coma o di offrire una diagnosi. […]

Un disordine metabolico è una condizione, non una diagnosi. Si tratta di un avvelenamento che ha scatenato un grave disturbo metabolico. Se hanno diagnosticato solo un disturbo metabolico, perché non lasciare che Aleksej vada a Berlino? Questo perché stanno aspettando tre giorni in modo che il suo sistema elimini il veleno e diventi impossibile rilevare in Europa la presenza di una sostanza tossica nel suo corpo.

Dopo ventiquattro ore di forti critiche e grazie alla pressione della comunità internazionale, i medici hanno comunicato che le condizioni di salute di Navalny erano in miglioramento. Navalny, in stato comatoso, è quindi partito nella notte con un’eliambulanza offerta da un ONG tedesca, facendo rotta verso la Germania .

Finalmente in Germania

L’ospedale Charité di Berlino ha subito smentito i medici di Tomsk e confermato quello che tutta l’opinione pubblica sosteneva: Aleksey Navalny ha ingerito del veleno. I medici tedeschi hanno infatti scoperto sul suo corpo tracce di una potente neurotossina, un inibitore della colinesterasi. Infine, dopo numerosi test, il 2 settembre il governo tedesco ha annunciato che Navalny è stato avvelenato con il novichok, un agente nervino prodotto dalla Russia stessa alla fine del 900 e già usato in passato per avvelenare gli esponenti dell’opposizione.

I medici tedeschi hanno inoltre espresso le loro preoccupazioni su effetti a lungo termine sul sistema nervoso, aggiungendo però che l’attivista russo non è in pericolo di vita e che è stato anche sottoposto a una cura di atropina, un antidoto comune.

Dopo questa notizia, la cancelliera Angela Merkel ha chiesto immediatamente a Mosca di aprire un‘indagine indipendente per scoprire chi ha avvelenato Navalny.  Anche il commissario all’Economia dell’Unione Europea Paolo Gentiloni e l’alto rappresentante UE per la politica estera Josep Borrell si sono appellati alle istituzioni russe affinché si faccia chiarezza sulla situazione.

Non manca neanche l’intervento dell’Italia che, tramite una richiesta della Farnesina, invita fortemente le autorità russe a un’indagine trasparente e a condannare davanti alla legge gli autori del crimine. Gli USA invece si dicono pronti per offrire un loro aiuto per le indagini.

La reazione russa e l’apertura delle indagini

Dmitry Peskov, il portavoce di Vladimir Putin, ha dichiarato:

Le ipotesi che ci vedono coinvolti nell’avvelenamento di Navalny non possono essere prese sul serio, sono solo vuoto rumore […].

Dopo poco tempo però, la Russia si è arresa alle forti pressioni e il 27 agosto il Dipartimento di polizia del ministero dell’Interno nel Distretto federale siberiano ha annunciato di aver avviato un’indagine, trovando più di cento oggetti esaminabili per determinare i dettagli dell’avvelenamento, appartenenti a Navalny stesso.

Lyuobov Sobol, una delle collaboratrici dell’oppositore russo, ha nel frattempo dichiarato che “solo su indicazione diretta o con l’approvazione di Vladimir Putin” può essere avvenuto l’avvelenamento di Aleksey Navalny.

Nel frattempo, il governo tedesco ha annunciato che ci sarà una riunione con i paesi dell’Unione Europea e la NATO per decidere il da farsi.

Si spera dunque che la comunità internazionale non lascerà la presa finché il caso non sarà chiuso e i responsabili (o almeno i diretti esecutori) puniti.

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