Armenia e Azerbaigian

Una lunga storia: Il conflitto nel Nagorno-Karabakh (Parte seconda)

Le posizioni internazionali: Turchia, Russia e Gruppo di Minsk 

Come già detto, non si tratta di un semplice conflitto tra Armenia e Azerbaigian. Innanzitutto conviene sottolineare lo stretto legame che sussiste tra Turchia e Azerbaigian che, insieme ai vari –stan dell-Asia Centrale, fanno parte del Consiglio Turco. Si tratta di un’organizzazione nata in risposta all’idea di “sei stati una nazione”: Kirghizistan, Uzbekistan, Kazakistan, Tagikistan, Azerbaigian e Turchia. Tra questi non risulta il dittatoriale Turkmenistan, uno dei maggiori importatori d’armi italiane nel 2020.  

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Proprio questa vicinanza, geografica, storica politica e culturale della Turchia ha fatto sì che l’intervento turco a favore dell’Azerbaigian fosse rapido. Già il 27 settembre, alle 14.09, la Turchia dichiarava il pieno sostegno al fedele alleato del Caucaso. Seppur formalmente a favore del processo di pace, la Turchia non ha esitato a movimentare armi  (pare anche i temibili aerei F16 americani) e persone verso l’Azerbaigian. Anche le affermazioni del presidente turco Erdogan a proposito della sovranità azera sul Nagorno-Karabakh sono state inequivocabili.  

L’altro grande protagonista è la Federazione Russa, sotto forma del Ministro degli Esteri Sergej Lavrov. È proprio a lui, e alla diplomazia russa, che si deve il primo cessate il fuoco, sottoscritto il 10 ottobre ma completamente ignorato. La Russia si trova in una posizione scomoda; da un lato vende infatti armamenti ad entrambi gli Stati, ma allo stesso tempo è legata all’Armenia da un’alleanza militare di vecchia data. Il legame che unisce Armenia e Russia si chiama CTSO; questo trattato impegna la Russia ad agire in difesa della controparte in caso di violazione della sovranità territoriale ( dell’Armenia ma anche di altri Stati tra cui la Bielorussia).  

Le organizzazioni internazionali e le loro reazioni 

Di poca rilevanza è stato il ruolo del Gruppo di Minsk, emanazione dell’Osce. Il Gruppo di Minsk è nato nel 1994 per dare una soluzione al conflitto azero-armeno, ma finora, come ampiamente mostrato dagli eventi, non ha avuto un gran successo. Il Gruppo è costituito da Usa, Francia e Russia (la troika dell’Osceinsiema Germania, Italia, Bielorussia, Finlandia, Turchia e Svezia, oltre ai due diretti interessati.  

Anche l’Unione Europea non ha molto spazio di manovra e ha visto al suo interno diverse reazioni da quella greca a quella francese, spesso più favorevoli all’Armenia. Tuttavia, la posizione, dettata dall’Alto Commissario Josep Borrell è stata chiaramente a favore dei negoziati. Allo stesso modo si è espresso il 10 ottobre, in seguito al cessate il fuoco poi ignorato, il segretario Onu Guterres 

L’UE invita le parti ad avviare senza indugio negoziati sostanziali sotto l’egida dei copresidenti del gruppo di Minsk dell’OSCE, senza precondizioni e sulla base dei principi concordati. 

La Nato è intervenuta con la dichiarazione di James Appathurairappresentante speciale per il Caucaso e l’Asia Centrale, condannando le azioni militari e chiedendo un cessate il fuoco immediato. La cosa ha creato qualche incompresione con la Turchia, membro NATO, che è attivamente coivolta nel conflitto. Più importante è stata invece l’azione della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) che ha accolto la richiesta avanzata dell’Armenia. La Corte ha deliberato, prima nei confronti dell’Azerbaigian e poi della Turchia, che debbano cessare le attività militari nei pressi degli insediamenti civili, i bombardamenti indiscriminati e gli attacchi alla popolazione civile. Ovviamente, sembra quasi scontato dirlo, questo dovrebbe valere anche per l’Armenia che tuttavia ha bombardato Ganja, la seconda città più popolosa dell’Azerbaigian.  

Le altre potenze interessate: Iran, Israele, Grecia, Usa e Francia 

Seppur non direttamente coinvolti come Russia e Turchia, Iran e Israele sono due attori che hanno un certo rilievo in quest’area del mondo. L’Iran ha una minoranza azera consistente, circa 20 milioni, particolarmente effervescente e sensibile alle questioni della madrepatria. La presa di posizione dell’Ayatollah Khamenei è stata infatti netta, riconoscendo il Nagorno-Karabakh come territorio azero.  

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Tuttavia, la questione è complicata dalla vicinanza tra Iran e Russia, strettamente alleati in Siria a supporto di Al-Asad. Proprio per questo motivo infatti pare che l’Iran abbia dato il permesso alla Russia di volare su territorio iraniano per rifornire l’Armenia.  

Israele si trova anch’esso in una situazione difficile dovuta alla folta minoranza armena e agli accordi commerciali con l’Azerbaigian. Infatti, la comunità armena è in protesta a causa della massiccia vendita di armi da parte di Israele verso l’Azerbaigian. Per comprendere quanto sia tesa la situazione, basti pensare che il governo armeno ha deciso di richiamare l’ambasciatore in Israele in protesta per la vendita di armi. 

La Grecia, pur più lontana, ha anch’essa un ruolo fondamentale, specialmente dato il disprezzo e il timore, condiviso con gli Armeni, verso i turchi. Inoltre, la politica aggressiva di Erdogan nel Mar Mediterraneo e a Cipro è totalmente inaccettabile per il governo greco. A questo si aggiunge l’incidente diplomatico con l’Azerbaigian che ha provocato il ritiro dell’ambasciatore greco. Al centro dello scandalo è stata proprio la cerimonia di benvenuto del nuovo ambasciatore greco, accolto con parole durissime dalle autorità azere. Hikmet Hajiyev, assistente del presidente azero, ha infatti accusato il governo greco di addestrare miliziani curdi e armeni.  

Dagli Usa è arrivata la condanna di Biden alla politica estera aggressiva di Erdogan, mentre Trump si è chiuso in un inspiegabile silenzio. La Francia si è collocata sulla stessa posizione di Biden, suscitando le ire del presidente turco.  

Quale sarà la sorte della regione? 

Quella che si sta verificando è una guerra su piccola scala che potrebbe potenzialmente però trasformarsi in qualcosa di più grande e pericoloso. Il primo tentativo di mediazione della Russia non è assolutamente andato a buon fine e il tentativo della Georgia di porsi come arbitro è stato ignorato. La nuova proposta russa è quella di dispiegare osservatori russi sul territorio, cosa che potrebbe verificarsi solo in caso di assenso da parte delle due potenze rivali. 

Si tratterebbe di un successo di grande portata per la Russia che andrebbe a rafforzare la sua presenza nell’area del Caucaso. Questo particolare entusiasmo russo nel proporsi come mediatore non fa certamente prospettare nulla di buono. Dopo l’invasione della Georgia nel 2008 e dell’Ucraina nel 2014 è infatti evidente una certa nostalgia di stampo imperiale (sovietica o zarista che sia) della Grande Russia. Questo si andrebbe a scontrare certamente con le mire altrettante imperialiste della Turchia di Erdogan 

Certo, il conflitto attuale è tra Armenia e Azerbaigian, ma è solo una goccia in un vaso molto più ampio. A questi due piccoli Paesi converrebbe forse riappacificarsiprima di diventare troppo dipendenti dal supporto dei più potenti alleati e quindi perdere l’autonomia.  

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