Ogni anno, con l’arrivo dell’autunno, Parigi si trasformava, pronta ad accogliere turisti ma anche esperti ed appassionati di moda, arrivati in città in occasione della fashion week. Questa routine però è stata stroncata dall’emergenza sanitaria: a causa di tutte le limitazioni, nazionali ed internazionali, il mondo della moda si è dovuto adeguare, affidandosi al digitale. Così come è accaduto nelle fashion week di Milano, New York e Londra, la maggior parte delle maison ha deciso di rinunciare alla classica sfilata, programmando l’uscita di contenuti multimediali. Il bilancio finale è sconcertante: venti sfilate e presentazioni fisiche contro le quarantacinque online.
Questo repentino orientamento verso il digitale può rappresentare uno strappo, un allontanamento dalla tradizione; d’altra parte il mondo online può avere del potenziale, in quanto permette ai brand di comunicare i propri intenti in infiniti modi. In occasione della Parigi Fashion Week cinque case di moda si sono distinte in questo, raggiungendo il pubblico in modo innovativo attraverso i loro contenuti digitali.
Balenciaga
Demna Gvasalia, direttore creativo di Balenciaga, ha contestualizzato in modo puntuale le sue creazioni: la collezione è stata presentata attraverso un montaggio video di nove minuti in cui i diversi modelli camminano disinvolti nel buio delle strade parigine, quasi inconsapevoli di essere ripresi: guardano il cellulare, si voltano, cantano. Nonostante sia buio, tutti indossano occhiali da sole, prendendo alla lettera le parole di Corey Hart in I Wear My Sunglasses At Night, canzone utilizzata come colonna sonora del video; l’accessorio fa da scudo contro un mondo che non è più così familiare, assecondando l’ansia sociale tipica di questo periodo.
Le creazioni sono in perfetto stile post-quarantena: felpe oversize, pantaloni della tuta e ciabatte; così come il tipico abbigliamento da casa, anche la nuova collezione di Balenciaga è genderless, eliminando totalmente la distinzione tra abbigliamento maschile e femminile; questa è allo stesso tempo sia una scelta etica che sostenibile, in quanto gli abiti unisex permettono di ridurre gli sprechi. Rispetto a questo tema il brand è tra i primi della classe: il 93% dei tessuti semplici sono certificati come sostenibili o riciclati, così come la totalità di quelli stampati.
Vivienne Westwood
Anche la collezione di Vivienne Westwood, disegnata da Andreas Kronthaler, è stata presentata attraverso un cortometraggio; al contrario del video di Balenciaga però l’ambientazione è allegra e giocosa. Infatti i quattro protagonisti della presentazione sono dei modelli anticonvenzionali; tra questi, la stessa Vivienne ed il braccio destro Andreas. Il risultato è qualcosa di fortemente personale e lontano dalle imponenti sovrastrutture della moda; la semplicità del prodotto porta lo spettatore a sentirsi maggiormente coinvolto e legato al mondo del brand. Le creazioni sono in puro stile Westwood: abiti genderless, tessuti country e britannici, stampe tartan e a fiori; rimane centrale la ricerca della sostenibilità, ribadendo la necessità di produrre pochi capi ma di qualità, che possano durare il più possibile eliminando gli sprechi.
LOEWE
Jonathan Anderson, direttore creativo di LOEWE, attraverso la sua collezione Primavera Estate 2021 ha voluto celebrare la creatività e l’artigianalità; abbandonando la classica struttura del fashion show, ha deciso di presentare le sue creazioni attraverso un’esperienza nuova: una box contenente le stampe degli abiti a grandezza naturale, forbici e colla, ritornando così agli anni dei lavoretti scolastici. Anderson ha infatti notato come il lockdown abbia fatto riscoprire a molti il loro lato creativo, spesso messo da parte a causa degli impegni quotidiani.
La creatività si scatena anche nelle forme degli abiti che compongono la collezione; Anderson ha deciso di annullare qualsiasi limite:
Lavoro nella moda, e dunque facciamo la moda! Rimuoviamo tutti i parametri come ‘vendibile’ o ‘non vendibile’ ed esploriamo le cose che abbiamo sempre voluto fare.
Il risultato? Abiti scultura dalle silhouette originali, colori accesi e tagli fuori dagli schemi.
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Schiaparelli
Tornando al mondo digitale, la presentazione della nuova collezione di Schiaparelli è assimilabile più ad un video promozionale che ad un vero e proprio fashion show; infatti il cortometraggio presentato durante la settimana della moda parigina rappresenta un montaggio video che riassume in modo serrato le fonti d’ispirazione della collezione, l’ideazione, la composizione e la realizzazione dello shooting. La campagna pubblicitaria infatti comprende anche una serie di fotografie, realizzate dallo stesso direttore creativo Daniel Roseberry, fortemente suggestive; infatti gli scatti, così come le creazioni, si ricollegano all’identità del brand, noto per le forti influenze da parte dell’arte surrealista. In particolare, gli accessori sono eccentrici e fuori dal comune: copri-dita, copri-capezzoli in oro, borse con occhi, naso e bocca. La stessa Elsa Schiaparelli sarebbe incuriosita dalle proposte di Roseberry.
Maison Margiela
In coda al calendario è stata inserita la presentazione della nuova collezione di Maison Margiela, che conclude la Parigi Fashion Week a passi di tango, la danza più intima e carnale, riportando lo spettatore ad una realtà lontana da quella attuale, fatta di distanziamento sociale e mascherine. John Galliano ha infatti proposto la seconda parte del video S.W.A.L.K., alternando il tema della danza e della libertà dei movimenti allo sviluppo della collezione e alle tecniche sartoriali impiegate. In particolare, sperimenta il concetto di storied garments, reinterpretando abiti e tessuti vintage, ottenendo così pezzi unici.
Christian Dior, Paco Rabanne, Chanel e altre case di moda hanno deciso di mantenere l’evento fisico, organizzando delle sfilate in presenza; se per i commercianti, hotel e ristoranti di Parigi, che beneficiavano dell’afflusso di visitatori in occasione della Fashion Week, l’evento online può causare dei problemi, per le case di moda rappresenta la possibilità di esplorare nuovi modi per entrare in contatto con il pubblico. La digitalizzazione della settimana della moda la rende quindi più democratica, in quanto ogni utente, che sia un professionista o un appassionato, può prendere parte in modo virtuale all’evento.
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