Lo scorso 7 novembre l’agenzia di stampa «The Associated Press» ha annunciato la vittoria di Joe Biden come prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. Lo spoglio elettorale si è concluso con trecentosei Grandi Elettori per Biden e duecentotrentadue per Trump: Biden ha quindi superato la quota minima di duecentosettanta Grandi Elettori che assicura la vittoria; la stessa che sarà confermata il 14 dicembre durante il voto dei Grandi Elettori. Nel frattempo però, il futuro ex presidente Donald Trump non ha alcuna intenzione di concedere la vittoria.
La circolazione della notizia sui presunti brogli elettorali:
Prima ancora che Joe Biden fosse riconosciuto come vincitore dai media e dal popolo americano, Trump e i suoi sostenitori repubblicani hanno fatto circolare sui social networks la falsa notizia dei brogli elettorali. Tutto è iniziato a causa di un errore tecnico nelle operazioni elettorali della contea di Shiawassee nello Stato del Michigan. La responsabile Abigail Bowen ha infatti spiegato al New York Times che una sera ha per sbaglio inviato ai funzionari statali i risultati ufficiosi della sua contea che vedevano Biden in testa con 153.710 voti, quando in realtà erano 15.371.
Un consulente repubblicano, Matt Mackowiak, non ha perso così l’occasione per twittare che all’improvviso Biden aveva ottenuto oltre 100 mila voti in più, mentre Trump nessuno. L’errore è stato poi corretto dopo circa mezz’ora e non è stato contato, visto che era comunque un dato ufficioso e non ufficiale. Matt Mackowiak si è poi scusato e ha cancellato il tweet ma questo non è bastato: la notizia era già nelle mani di complottisti repubblicani. La fake news ha così continuato a girare nel web, raggiungendo moltissimi sostenitori di Trump sia negli USA che fuori.
Il presidente ha contribuito alla circolazione della fake news per denunciare brogli elettorali che di fatto non hanno nessun fondamento né prova. Dopo l’annuncio della vittoria di Biden, Donald Trump non ha fatto altro che intensificare le sue false teorie e non ha accettato in alcuno modo la sua sconfitta.
Le azioni legali di Trump:
Nei giorni scorsi Donald Trump e il Partito Repubblicano hanno iniziato una serie di azioni legali contro i presunti brogli elettorali. Trump ha chiesto trasparenza e la possibilità di iniziare il riconteggio dei voti elettorali con la lontana speranza di prendere qualche punto in più.
La squadra dei legali del presidente ha presentato ricorsi in Pennsylvania, Nevada, Michigan, Arizona e Georgia. In Pennsylvania, prima della fine dello spoglio elettorale, la squadra dei legali di Trump ha chiesto ad un tribunale statale di fermare lo spoglio perché non c’erano abbastanza controlli. Nessuno ha fermato lo spoglio ma gli osservatori elettorali repubblicani hanno potuto supervisionare il processo a una distanza di un metro e mezzo. Trump ha iniziato una seconda azione legale presso il tribunale di Stato sempre prima della fine dello spoglio per invalidare i voti per posta, che vedono una maggioranza di voti a favore di Biden. I responsabili hanno contato però i voti per posta fino alla fine. L’unica piccola soddisfazione che la Corte Suprema ha dato ai repubblicani consiste nel separare circa 10mila voti per posta arrivati dopo il giorno delle elezioni, nella possibile ma remota eventualità che vengano annullati per irregolarità.
In Nevada, la squadra repubblicana ha chiesto di fermare il conteggio nella contea di Clark ma nulla è stato fatto. Un’altra accusa è stata mossa riguardo circa 3mila voti di persone che avevano lasciato lo stato, ma la legge consente di votare se il trasferimento è avvenuto da meno di 30 giorni.
In Michigan, sono state portate avanti e poi respinte diverse cause sulla presunta poca trasparenza del processo elettorale.
L’unica causa legale risultata efficace è stata in Arizona. Si è scoperto che 180 voti erano stati erroneamente rifiutati dalle macchine e sono stati ricontati. Trump ha presentato anche un altro ricorso in Arizona ma si è rivelato un buco nell’acqua: riguardava il rifiuto delle autorità di contare alcune schede perchè compilate con un pennarello, ma si trattava di una fake news e il ricorso è stato subito ritirato.
In Georgia, il ricorso riguardante un presunto errore nel conteggio delle schede elettorali anche dopo la chiusura dei seggi è stato respinto. Il team legale repubblicano ha poi presentato una causa contro la possibile eliminazione di 56 voti ma è stata respinta anche questa. Ha poi chiesto il licenziamento del repubblicano segretario di Stato e responsabile del processo elettorale Brad Raffensperger, ma lui si è rifiutato.
Insomma, le cause legali di Trump sembrano essere proprio tempo perso, lui ha però nel frattempo twittato: “Vinceremo!”.
Il futuro ex presidente vuole che la cause passino nei tribunali e nelle Corti Supreme statali fino ad arrivare alla Corte Suprema degli Stati Uniti. La sua speranza è infatti che la Corte Suprema degli USA esprimi un giudizio a suo favore, vista la maggioranza conservatrice e la nuova giudice federale Amy Coney Barrett, una donna a sua volta molto conservatrice nominata da Trump stesso pochi mesi fa.
Le possibilità che le cause arrivino davvero fino alla Corte Suprema sono però molto limitate, se non quasi inesistenti. Nella storia degli Stati Uniti, la Corte Suprema è stata decisiva sulle presidenziali solamente un’unica volta nel 2000, quando fermò il riconteggio, dando la vittoria a Bush.
Trump però non si è arreso e pochi giorni fa ha deciso di istituire un numero verde per denunciare i brogli elettorali. Il numero verde però sembra che non stia funzionando. Eric Trump, suo figlio, ha infatti affermato su Twitter che il numero verde è stato inondato di scherzi telefonici.
La risposta di Biden:
Trump non ha ancora concesso la vittoria a Biden e questo ha delle conseguenze sul processo di transizione. Joe Biden non può infatti avere accesso ai fondi per iniziare i suoi programmi e la transizione è quindi molto rallentata.
Biden ha definito il comportamento di Trump e il suo rifiuto alla sconfitta “imbarazzante“. Il presidente eletto si è comunque mostrato tranquillo:
Il rifiuto del presidente non avrà molte conseguenze, possiamo andare avanti anche senza fondi e senza briefing. E comunque non vedo l’ora di parlare con lui.
Infine, ha accusato Trump di star impedendo illegalmente il processo di transizione e per questo non è escluso che inizi anche Biden delle azioni legali a sua volta.
Rimane importante precisare che la Missione di Osservatori Internazionali dell’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa e il New York Times, che ha contattato segretari di Stato e funzionari pubblici, affermano che non ci sono state irregolarità durante il voto né violazioni o brogli elettorali.