Perù: tra corruzione, proteste e violenza della polizia

Il 2020 è stato un anno colmo di crisi politiche, economiche e sociali per il Perù. Il tutto è sfociato nelle proteste che hanno segnato il mese di novembre: tre morti, centinaia di feriti e numerosi casi di abusi da parte della polizia.

Chi è Martín Vizcarra, l’ex-presidente peruviano?

Martin Vizcarra è stato eletto vicepresidente alle elezioni generali del 2016 insieme al presidente Pedro Pablo Kuczynski, entrambi membri del partito Peruanos Por el Kambio (PPK), un partito di centro-destra. La presidenza di Vizcarra è iniziata il 23 Marzo 2018, quando Kuczynski si è dimesso. L’elemento caratterizzante di Vizcarra si è mostrato fin dall’inizio. Quando gli è stato conferito l’incarico, ha affermato che la sua missione presidenziale sarebbe stata la lotta contro la corruzione.

Le riforme proposte da Vizcarra includevano: proibire la partecipazione politica ai candidati con dei precedenti penali, obbligare i membri del Congresso a rivelare i propri beni, la rigida regolazione delle finanze dei diversi partiti per porre fine al riciclaggio del denaro (spesso presentate come grandi donazioni ai partiti da parte di organizzazioni criminali) e soprattutto, togliere l’immunità parlamentare.

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L’opposizione del Congresso

La presidenza di Vizcarra è stata segnata da una forte opposizione sin dall’inizio. Inizialmente, il congresso controllato dal partito di Fujimorista bloccava qualsiasi riforma proposta da Vizcarra. Hanno anche tentato di bloccare il referendum del 2018 riguardante il finanziamento privato delle campagne politiche e la ri-elezione dei legislatori. Il presidente Vizcarra si è visto forzato a sciogliere il congresso dopo una mozione di sfiducia, dichiarando che “è chiaro che la democrazia della nostra Nazione è a rischio”.

Dopo le elezioni legislative, il 26 gennaio 2020 il nuovo congresso ha preso pieni poteri. Nonostante la nuova maggioranza fosse dei partiti del centro, molti analisti politici hanno definito il nuovo congresso ancora più ostile nei confronti di Vizcarra rispetto al precedente.

Da dove nasce quest’ostilità?

Il nuovo Congresso era guidato da Manuel Merino, e composto non solo da partiti di centro ma anche da molti di estrema destra. Alcuni di questi partiti, come Podemos Perú, Acción Popular, Unión Por el Perú, temevano le riforme contro la corruzione proposte da Vizcarra perché loro stessi erano, e sono tutt’ora, coinvolti in faccende criminali.

Il 5 luglio 2020, Martin Vízcarra propone di organizzare le elezioni generali peruviane nel 2021 per rimuovere l’immunità parlamentare. In Perù, l’immunità parlamentare è ormai diventata sinonimo di corruzione politica perché solo i membri del Congresso possono valutare e togliere l’immunità, ma raramente lo fanno. Perciò, è diventata la norma entrare in politica per evitare di far fronte alle accuse penali.

Tuttavia, Vizcarra aveva incluso un’eccezione molto importante: qualsiasi crimine commesso durante il mandato dai membri del congresso non sarebbe stato oggetto di accusa. Il Congresso ha però reagito in modo sproporzionato, proponendo di togliere l’immunità anche al Presidente, ai giudici della Corte Costituzionale e al difensore civico ponendo a rischio la democrazia peruviana.

Il primo tentativo di impeachment: la mente

Il primo procedimento d’accusa contro Vizcarra si è verificato agli inizi del 2020. Le investigazioni riguardavano il contratto del cantante Richard Cisneros, il quale ha scritto i discorsi per il Ministro della Cultura peruviano. Diversi giornalisti hanno individuato la mente dietro questo impeachment: Antauro Humala, il quale è stato condannato a diciannove anni in prigione dopo il suo tentato coup contro l’ex-Presidente Alejandro Toledo. Il suo colpo di stato, conosciuto anche come Andahuyalazo, si basava sulle idee del movimento etnocacerista, ossia un movimento nazionalista etnico peruviano.

Edgar Alarcón è stato identificato come colui che ha portato il piano di Humala al Congresso. Alarcón è un membro del partito Union Por el Perù, egli stesso è protetto dall’immunità parlamentare e allo stesso tempo è accusato di frode, accusa che potrebbe costargli diciassette anni in prigione.

il primo tentativo di impeachment: il ruolo di Manuel Merino

È in questo momento che Manuel Merino entra in scena. Essendo il presidente del Congresso, nel caso Vizcarra dovesse perdere la presidenza, sarebbe lui il successore legittimo. Difatti, Merino ha insistito molto affinché Vizcarra perdesse il ruolo di Presidente.

Il 12 settembre 2020, il celebre giornalista Gustavo Gorriti ha scritto un articolo in cui denunciava Merino per aver contattato il Generale della marina militare per informarlo che avrebbe presto sostituito Vizcarra nel suo ruolo di Presidente. In breve tempo, Merino ha perso il supporto della maggioranza dei membri del congresso e le successive votazioni sono state in favore della non-rimozione di Vizcarra.

Il secondo tentativo di impeachment

Dopo il primo tentativo fallito, ad ottobre Union Por el Perù ha accusato Vizcarra di aver commesso atti di corruzione quando era governatore regionale di Moquega. Il 2 novembre, il Congresso ha votato a favore dell’inizio del processo d’accusa contro Vizcarra. Il 9 novembre, si è tenuta la sessione plenaria in cui Vizcarra ha tentato di difendersi contro le accuse mosse nei suoi confronti. Lo stesso giorno, centocinque membri del Congresso hanno votato per rimuovere Vizcarra dal suo ruolo presidenziale e Merino lo ha sostituito il giorno seguente.

Le proteste pro-democrazia

Dopo il voto del Congresso che ha tolto a Vizcarra l’incarico presidenziale, folle di cittadini peruviani hanno iniziato a riunirsi nelle piazze di tutto il Paese. A partire dalla stessa Lima fino a città come Cuzco, Huancayo, Tacna e Puno. Per la prima volta nella storia peruviana degli ultimi due decenni, le proteste hanno visto la partecipazione di numerosi cittadini di altrettante città, soprattutto giovani peruviani, i quali si sono organizzati attraverso i social media.

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La repressione violenta della polizia

Purtroppo, la polizia ha risposto in modo violento alle proteste. In particolare, alle due proteste nazionali organizzate il 12 e 14 novembre. A Lima, i poliziotti hanno usato proiettili di gomma e lacrimogeni, ferendo centinaia di persone e uccidendo due ragazzi con due colpi di proiettile. La morte dei due ragazzi, rispettivamente un venticinquenne e un ventiquattrenne, ha portato numerosi membri del governo di Merino a dimettersi. Lo stesso Merino si è dimesso cinque giorni dopo esser diventato Presidente. Il 17 novembre, Francisco Sagasti è stato nominato Presidente del Perù, e la sua prima richiesta in quanto tale è stata un minuto di silenzio per i due giovani deceduti.

Tuttavia, le proteste non sono terminate. Anzi, si sono espanse in altri ambiti oltre alla battaglia contro la corruzione. Il 30 novembre, nella provincia di Ica si è organizzata una protesta agraria, durante la quale i manifestanti hanno bloccato l’autostrada panamericana. La protesta contro la riforma agraria, la quale andrebbe a ledere i diritti degli agricoltori, si è diffusa in altre città come Virù. In quest’ultima città, un poliziotto ha sparato ad un agricoltore di diciannove anni portando il totale dei deceduti a tre.

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