Il Signore degli Anelli: best moments (3° parte)

L’ultimo capitolo della trilogia de Il Signore degli Anelli rappresenta uno degli apici della storia del cinema, non solo contemporaneo. Con 11 Oscar vinti su 11 nomination infatti, Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del Re raggiunse Ben Hur e Titanic sull’olimpo dei film maggiormente premiati dall’Academy.
Un’opera epica, chiusura perfetta di un percorso sublime e gigantesco tributo all’epopea tolkeniana.

Chiudiamo anche noi questa breve e nostalgica parentesi andando a classificare i 5 momenti migliori di questa colossale pellicola.

5) La speranza divampa

Al quinto posto troviamo una sequenza narrativamente e visivamente spettacolare. Giunto a Minas Tirith in compagnia dello stregone Gandalf, Pipino ha la prima grande occasione di mostrare il proprio coraggio e il suo desiderio di aiutare gli amici. Approfittando della sua statura il piccolo Hobbit si incarica infatti di superare alcune sentinelle della città per accendere i fuochi di segnalazione. Quanto segue, scandito dalla celebre frase dello stregone, è un inno alla speranza che travalica monti e valli, attraversa la Terra di Mezzo e giunge allo sguardo di Aragorn. Una richiesta d’aiuto, un invito all’unione, alla fratellanza contro il nemico comune. Un momento di tensione palpabile in cui la cinepresa, volata attraverso le montagne, si posa per qualche secondo sul viso di Re Théoden, prima che questi annunci con solennità il pronto sostegno di Rohan e dei suoi intrepidi cavalieri.

4) Non inchinatevi a nessuno

King Aragorn | Human King | Jonah Sparks | Flickr

Appena un gradino al di sotto del podio ecco invece una delle sequenze finali de Il Signore degli Anelli. La guerra è ormai terminata, Sauron sconfitto e Aragorn si appresta a raccogliere l’eredità che gli spetta di diritto; a raccogliere la corona dei suoi antenati e divenire il nuovo re di Gondor.
Sulla sommità della città bianca l’erede di Isildur raggiunge Arwen, sua regina, e si incammina tra la gente di Minas Tirith, ricevendo il rispettoso inchino del suo popolo. Tuttavia, giunto di fronte ai quattro Hobbit, è il re di Gondor a fermarsi, impedire l’inchino di Frodo e compagni e inginocchiarsi davanti a loro, seguito da tutti i presenti. Una sequenza di rara bellezza e commozione. Gli esseri più piccoli della Terra di Mezzo si elevano per la prima volta sopra a tutti, a dimostrare che valore e coraggio possono risiedere anche nella creature più piccole e insospettabili.

3) Posso portare voi

Al terzo posto della nostra speciale classifica ecco una delle migliori manifestazioni di fedeltà e amicizia che l’intera trilogia possa offrire. Al centro di essa il prode Sam e la sua devozione per Frodo, suo padrone e amico ormai troppo stanco per andare avanti. Sui fianchi del monte Fato, il portatore sembra infatti incapace di portare a termine la missione, gravato e corrotto dal peso diabolico dell’unico Anello. A dare la svolta decisiva a una situazione quasi irrimediabilmente compromessa è ancora una volta il coraggio di un Hobbit. Sam, conscio dell’impossibilità di portare l’anello e sostituirsi all’amico nella missione, sceglie la via della fatica e quasi ad emulare la figura epica di Enea, carica Frodo sulle sue spalle. Un ultimo titanico sforzo per portare a termine il doloroso viaggio per Mordor; l’ennesima commovente dimostrazione dellimmensa forza che un legame sincero è in grado di sprigionare.

File:Il Signore degli Anelli 322.JPG - Wikipedia

2) Ma non è questo il giorno

Ad ottenere il secondo gradino del podio è uno fra i discorsi motivazionali più famosi nella storia della settima arte. Alle porte del Nero Cancello Aragorn si rivolge agli uomini della Terra di Mezzo per spronarli ad un ultima resistenza contro il nemico oscuro. Ormai conscio del ruolo di guida che gli spetta, l’erede di Isildur lascia infatti tuonare la sua potente voce di condottiero per strappare angoscia e paura dagli occhi e dai cuori dei suoi fratelli. Parole epiche in grado di smuovere il senso di fratellanza umano e farne arma potente. Parole che guardano al cuore di uomini impauriti per trarne fuori orgoglio e  valore combattivo. Un discorso che ha pochi eguali per forza e carica emotiva; un ultimo decisivo sprono a impugnare le armi per la libertà della Terra di Mezzo.

1) Morte!

Selezionare la prima posizione di questa classifica è stata impresa difficile sotto molti aspetti. La scelta è però ricaduta su una sequenza che unisce epica narrativa a una messa in scena spettacolare: la carica della cavalleria comandata dal possente Théoden. Similmente ad Aragorn anche il re di Rohan si rivolge ai suoi uomini con parole che parlano al cuore e alla forza celata al suo interno. A condire però la sequenza più memorabile dell’ultima pellicola de Il Signore degli Anelli è ancora una volta un uso sapiente della macchina da presa e del montaggio. La carica di cavalleria, efficace Deus Ex machina, è illuminata dalla calda luce del sole e si riversa sul nemico alla stregua di un fiume in piena. In poche inquadrature Jackson riassume il senso di un’opera immensa, disegnando un’epica cavalcata che si erge simbolo di fratellanza, audacia e lealtà. Una cavalcata trionfale a sbaragliare le difese dell’oscurità e permettere al sole della libertà di sorgere nuovamente in cielo.

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Wikipedia.org

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