Framing Britney Spears

“Framing Britney Spears”: il documentario sul #FreeBritney Army

Framing Britney Spears è andato in onda il 5 febbraio 2021, su FX e Hulu. Il documentario è un reportage incentrato sul movimento #FreeBritney e ripercorre la carriera di Britney Spears, dall’esordio al mental breakdown del 2007. Il reportage approfondisce la battaglia intrapresa dalla popstar contro il padre per tornare padrona della propria vita.

Framing Britney Spears è un episodio di The New York Times Presents – una serie di 10 documentari indipendenti che rappresentano il giornalismo del «New York Times».

L’icona pop

A soli quattro anni Britney debutta nel mondo dello show business, e diventa uno dei volti della Disney. Nel 1999 debutta con Baby One More Time, l’album d’esordio che la rende nota e apprezzata in tutto il mondo. Con più di 100 milioni di dischi Britney diventa icona globale della musica pop, conquistando tutte le classifiche dei primi anni Duemila.

Una vita vissuta sotto gli occhi dei media, finché, dopo il mental breakdown del 2008,  non si prende una pausa forzata per tutelare la propria salute mentale. Dopo la breve pausa Britney torna a calcare i palchi, sì, ma sotto la supervisione del padre, che detiene tutt’oggi il potere sulle decisioni della figlia.

La tutela legale

Da oltre un decennio Britney è vincolata a una forma di tutela legale chiamata conservatorship. In breve, un giudice ha nominato suo padre (James ‘Jamie’ Spears ) come tutore e gli ha affidato il compito di gestire gli affari finanziari e personali di Britney – considerata inadatta a prendere tali decisioni per se stessa – affiancato dalla società Bessemer Trust.

Attualmente, l’icona pop gode dei suoi diritti solo in maniera limitata e non ha il controllo del capitale economico che ha guadagnato (e tuttora guadagna) come artista. Britney ha infatti dichiarato di essere contraria a questa supervisione da parte del padre (e del co-conservator) sul suo patrimonio e sui suoi affari finanziari.

Con l’hashtag #FreeBritney fan e celebrità hanno lanciato una campagna affinché l’artista sia finalmente liberata da questa prigionia invisibile.

Il mental breakdown del 2007 e la conservatorship

Tutti i fan di Britney si ricordano le foto in cui la popstar era fuori di sé, con i capelli rasati a zero che si scagliava armata di ombrello contro i paparazzi. In seguito a quell’avvenimento, Britney è stata ricoverata e sottoposta a TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). La popstar ha così perso la propria libertà e indipendenza: infatti, è nel 2008 che il tribunale di Los Angeles nomina James Spears tutore della figlia e amministratore dei suoi beni (nonostante i quasi quarant’anni di lei e la capacità di Britney di continuare a lavorare a ritmi sostenuti e di non smettere di fare concerti).

La manovra che ha consentito tutto ciò è la conservatorship, uno strumento legale con cui in America si nomina un tutore che gestisca le finanze e le decisioni più importanti di una persona che si ritiene non essere in grado di prendersi cura di se stessa. La tutela legale, si dice, è stata attivata per impedire alla popstar di assumere decisioni finanziarie sbagliate e per proteggerla  da persone che le stanno intorno per interessi egoistici. Questo tipo di tutela legale, di solito, è riservata per gli anziani o per individui con gravi disabilità fisiche o mentali.

Eppure, Britney Spears ha dimostrato di poter continuare a lavorare no-stop. Ciononostante, dal 2008 è ritenuta inadatta a prendere decisioni da sola: non può fare spese autonomamente, vedere i figli (come se non bastasse la battaglia per la custodia con l’ex Kevin Federline), sposarsi, o semplicemente guidare, usare un cellulare e i social media in modo autonomo e senza il permesso del padre.

Il dubbio è che James Spears sia più interessato al patrimonio economico che al benessere della figlia. Un dubbio abbracciato dai fan della cantante, tra cui rientrano molte celebrità, che hanno portato alla nascita del movimento #FreeBritney.

La ribellione di Britney

A novembre 2020 la cantante ha chiesto ai giudici di sciogliere la conservatorship e ha annunciato che non si esibirà più finché il padre continuerà a esercitare il controllo sulla sua carriera. Le richieste di Britney, però, sono state rifiutate e la tutela è stata addirittura prolungata fino a febbraio 2021.

Molti fan si stanno preoccupando per i video che Britney pubblica sui social, video che la ritraggono mentre balla chiusa nella sua casa con uno sguardo assente che somiglia a una richiesta d’aiuto.

Il documentario

Framing Britney Spears, il documentario diretto da Samantha Stark, viene decisamente in difesa di Britney. Attraverso la visione delle interviste agli avvocati e alle persone vicine alla celebrità, Stark ci mostra con franchezza la storia della Spears e la raffigura come una vittima, come una persona che ha perso qualcosa, o meglio, alla quale è stato sottratto qualcosa. La libertà. Un documentario che non nasconde il sospetto che la conservatorship del padre possa non essere una tutela ma una mera e subdola forma di abuso.

Il film ci mostra una cantante oggettificata fin da piccola, buttata nel mondo degli adulti (mostrando infatti le riprese di una giovane Britney inseguita da dei paparazzi che si azzuffano per riuscire a fotografarla) e data in pasto ai media a ogni occasione. È tristemente noto, purtroppo, come Justin Timberlake contribuì alla sua caduta, definendola a ogni intervista come una poco di buono – e, per questo, l’avrebbe tradito. Come se non bastasse, continuerà questa campagna denigratoria con brani come Cry Me a River What Goes Around… Comes Around.

È tutto un complotto?

Il complottismo raggiunge il mondo del pop, o effettivamente la verità viene a galla con il movimento #FreeBritney? Il padre di Britney Spears è un salvatore o un carceriere?

È difficile rispondere a queste domande, soprattutto se ci si basa sui video pubblicati sui social di Britney, che, secondo alcune teorie, la vedono imprigionata in un luogo non ben precisato e con lo sguardo che implora aiuto. Forse non sapremo mai se Britney fa questi video solo perché adora ballare oppure se, come si vocifera nei commenti, il suo sia un grido di aiuto verso i fan. Almeno, non lo sapremo finché Britney non vincerà la battaglia legale e potrà esprimersi e rendere il mondo partecipe della sua versione dei fatti.

Il documentario Framing Britney Spears non arriva a trarre delle conclusioni, ma sicuramente è un passo che si aggiunge a quelli fatti durante il percorso per arrivare a scoprire quale sia la verità sulla tutela legale che vede limitata la libertà dell’iconica popstar. Verità che solo Britney Spears potrà un giorno rivelare. Una certezza è che il movimento #FreeBritney tocca nel vivo l’argomento delicato della salute mentale e dei diritti umani.

Perchè guardare il documentario

La visione di Framing Britney Spears non è consigliata esclusivamente ai fan di Britney, anzi. È consigliata a chiunque si interessi di diritti umani e specialmente di diritti delle donne. Britney ha dovuto subire molto, a causa di una società in cui la malattia mentale non è accettata ma stigmatizzata, una società profondamente misogina che però sfrutta le donne nell’industria dell’intrattenimento.

CREDITS

Copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.