Giovanni Gastel: il fotografo della moda

Il Covid-19 è apparso senza alcun preavviso, di colpo ha fatto irruzione nella vita di tutti noi, sconvolgendola senza preoccuparsene. Ha portato via importanti pezzi di storia e grandi nomi, tra cui Giovanni Gastel, morto a Milano il 13 marzo a 65 anni.

Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito, e le persone che hai amato.

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Il fotografo che ha fatto la storia del Made in Italy

Giovanni Gastel nasce il 27 dicembre 1955. La sua carriera di fotografo inizia da giovanissimo, negli anni ’70; prima di intraprendere questa strada, si era dedicato al teatro e alla poesia pubblicando una raccolta dal titoloCasbah”. Scarso di risorse materiali, si ritrovava costretto a fare le prove presso il seminterrato di casa da autodidatta. Gli anni ’70 e ‘75  rappresentano la vera svolta: in questo periodo Gastel inizia a lavorare a Londra per Christie’s; qui ha la possibilità di mettere in pratica ciò che aveva appreso da solo e di migliorare le proprie  competenze.

La sua carriera è ricca di soddisfazioni: migliaia di foto di moda per tutte le più importanti riviste internazionali; collabora con «Annabella», nel 1982, fotografa per «Vogue Italia» e poi  ̶ grazie all’incontro con Flavio Lucchini, direttore di Edimoda   ̶  per «Mondo Uomo e Donna».

Siamo negli anni ’80, un periodo d’oro per la moda italiana, si afferma il Made in Italy e Giovanni Gastel inizia a lavorare per grandi stilisti riconosciuti a livello internazionale: Versace, Trussardi, Ferragamo, Krizia e ancora altri brand. Lavora anche in Francia, con marchi come Dior e Nina Ricci, in Inghilterra e in Spagna. Nello stesso periodo in cui si dedica pienamente alla moda, inizia a pensare anche alla sua crescita e ricerca personale, cosicché nel 1997 espone una mostra personale presso la Triennale di Milano, curata dal critico d’arte Germano Celant.

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Fotografia di moda

Che cosa si intende per fotografia di moda? Consiste in un genere fotografico il cui scopo è quello di conferire valore ad accessori e abiti legati al mondo fashion. Questo tipo di fotografia è sfruttata, soprattutto, per le campagne pubblicitarie; infatti veniva e viene spesso considerata come una pratica effimera, superficiale, priva di significato. Il tempo cambia sempre ogni cosa: la fotografia di moda ha iniziato a sviluppare una propria estetica in cui gli abiti sono messi in rilievo nell’immagine stessa.

A tal proposito, nell’ottobre del 2017 è stato pubblicato il “Fashion Photography: the story in 180 pictures”, un libro che racconta l’importanza della fotografia di moda attraverso 180 immagini che ne mostrano lo sviluppo fino ai giorni nostri. Il testo è stato scritto e realizzato da Eugénie Shinkle  ̶  professore alla Westminister School of Media, Arts and Design  ̶  e pubblicato da Thames & Hudson. 

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Shinkle ha precisato e spiegato la fotografia di moda all’universo web e al blog di fotografia del «New York Times», che ha iniziato a interessarsi e incuriosirsi a questo mondo, dopo aver capito quanto fosse trascurata e stereotipata in ambito accademico e scolastico. All’inizio veniva etichettata e considerata come qualcosa di effimero e inutile, con scopo unicamente pubblicitario; grazie a riviste importanti (come «Vogue»), le cose iniziano a mutare in meglio e gli atteggiamenti di riluttanza diminuiscono in maniera più o meno graduale.

Nella sua analisi di natura storica, Shinkle spiega che la fotografia di moda ha avuto successo grazie allo sviluppo e all’ascesa delle riviste illustrate. Il testo spiega anche come negli ultimi anni il mondo del fashion si sia occupato perfino di arte, politica, società, attualità e costume: alcuni fotografi, come Henry Clarke, dopo la Seconda guerra mondiale si sono accorti dell’importanza del ruolo della donna all’interno della società e hanno riproposto questo tema anche nei loro scatti. Callier Schorr ha affrontato temi come l’identità sessuale mostrando una grande fluidità di genere; Chem Man ha parlato della complessità dei meccanismi che governano la Cina. Tutti questi fotografi hanno dimostrato, attraverso il loro lavoro e impegno, che la fotografia di moda non è qualcosa di esclusivamente superficiale, privo di senso, ma ha un grande valore intrinseco attribuito ai significati interiorizzati in ciascun individuo e nel contesto che lo circonda.

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I ritratti e l’ultima mostra di Giovanni Gastel

A partire dagli anni 2000, a incuriosire il fotografo è il mondo del ritratto: un ricco e lungo percorso personale e professionale che è stato di recente (Ottobre 2020) ripreso nella mostra al Maxxi di Roma con oltre 200 ritratti, chiamati anche ritratti dell’anima. Gastel, attraverso le sue creazioni, indica la più intima veridicità, bontà e naturalezza; restituisce valore e dignità all’uomo, al soggetto libero.

Fotografare è una necessità e non un lavoro. Rende eterno un incontro tra due anime, mi incanta e mi fa sentire parte di un tutto.

The people I like

The people I like nasce dallo scatto, da qual momento di seduzione che intercorre tra il fotografo e il soggetto, perché la fotografia scavi e arrivi in profondità. Attraverso l’obiettivo, Gastel riusciva a muovere e accarezzare tutti gli aspetti con lo scopo di “entrare” nel ritratto e coglierne le peculiarità. Sono creazioni che emettono una propria luce, quella dell’anima. Il fotografo, ogni volta che scattava, cercava sempre il dettaglio nella modella oppure nella moda per cercare e creare qualcosa che si fissasse nella memoria delle persone. Per lui le imperfezioni non esistevano, anzi, la bellezza consisteva in un insieme di difetti e la sua bravura è stata quella di trasformare la fotografia in un agglomerato di imperfezioni.

Ricordiamo Giovanni Gastel con queste sue parole:

Ho cominciato a scattare foto in una cantina a Milano negli anni di piombo. Capivo poco quella società e ho avvertito la necessità di ridisegnare un pezzo di mondo. Ho avuto il coraggio di fare questo mestiere in un periodo in cui la fotografia languiva. Poi c’è stata la meravigliosa esplosione degli anni ’80 che hanno segnato la fine di un momento terribile e la nascita di una società nuova. La moda ha veicolato molto questa idea di ridisegnare il mondo. Ed ecco che scoppia il Made in Italy.


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