Lo Spazio: connubio di sogni, paure e filosofia

L’uomo ha sempre guardato verso il cielo; in cerca di risposte, di un sogno, di speranza. Lo spazio cosmico, nella sua inimmaginabile grandezza, ha sempre esercitato un fascino unico; il fascino dell’irraggiungibile, dello sconfinato, dell’impossibile. Un mondo altro, eterno. Una dimensione atavica e sublime che ha saputo ispirare numerosi cineasta, trasportando l’ignoto stellare all’interno di una macchina da presa. Un ignoto che, negli anni, ha assunto forme diverse, indagando ogni forma di sogno e paura insita nel cuore umano.

Lo Spazio e la Storia

Per lungo tempo l’uomo ha osservato le stelle. Per lungo tempo le ha cercate, sognando di poterle toccare. Il 20 luglio 1969 le ha finalmente raggiunte. First Man, rilasciato nelle sale nel 2018, racconta la storia di Neil Armstrong, il primo uomo a posare il proprio piede sulla Luna. Una storia di lutti, sforzi, sacrifici; una vita consacrata a pochi attimi e a poche parole divenute leggenda:
Questo è un piccolo passo per l’uomo, un gigantesco balzo per l’umanità
Ottimamente interpretata da Ryan Gosling, la pellicola si sofferma ad analizzare i lunghi anni di preparazione, le perdite di fedeli compagni e amici, la voglia di rivalsa. Ma First Man è anche un film profondamente umano. Un film che parla di famiglia, di una moglie preoccupata, di dinamiche relazionali comuni.

First Man è il sogno che diventa realtà, l’impossibile che si tramuta in reale; la storia dell’uomo che tanto a lungo ha guardato verso l’alto per poi divenire parte del luminoso firmamento.

On This Day in 1969: Neil Armstrong and Buzz Aldrin become the first men on the Moon | Guinness World Records

Lo Spazio e la speranza

La Terra non è più un luogo sicuro; il pianeta che per milioni di anni abbiamo chiamato casa ha perso la sua bellezza e la sua prosperità. L’unica speranza per l’uomo è fuggire dalla propria culla, partire alla ricerca di un nuovo mondo abitabile per garantire un futuro alla propria discendenza.

È il 2014 quando nei cinema di tutto il mondo esce Interstellar. La pellicola realizzata da Christopher e Jonathan Nolan è un inno alla speranza e un monito all’umanità intera. Il messaggio ambientalista insito nel film ben si amalgama alla dimensione fantascientifica, regalandoci incredibili emozioni futuristiche.

Il viaggio di Cooper alla volta di un nuovo mondo rievoca con forza lo spirito avventuriero dell’uomo, il suo desiderio di conoscenza e la sua vocazione alla scoperta. Questa volta tuttavia non è l’oceano a intimorire, ma le galassie; non le onde di un mare impetuoso, ma dimensioni temporali imprevedibili, buchi neri e pianeti inospitali. Un viaggio in nome della conoscenza, della vita, della lotta per la sopravvivenza; un viaggio che possa rimediare alla rovina dell’uomo e trovare nuova speranza al di là dell’immensità del buio.

Lo Spazio e Casa

File:Gravity Poster.jpg - Wikipedia

Ci sono storie d’amore che sorprendono; per la sincerità del sentimento, per la singolarità delle parti in causa, per il desiderio che le muove. E dicono che l’amore più forte sia quello di una madre per i propri figli; un amore totalmente disinteressato e la cui fiamma non potrà mai perdere vigore.

Gravity racconta un sentimento come questo, infinito. Racconta la volontà ferrea di una madre, il suo coraggio, il suo dolore. Il desiderio di una donna di tornare a casa, sulla Terra, dove ad attenderla c’è solo il ricordo di una figlia scomparsa.

La forza centrifuga di Interstellar trova in Gravity la sua controparte centripeta. La fuga dell’uomo dalla terra natia diviene la disperata ricerca di una via per casa. Forte della poesia autoriale di Alfonso Cuarón e di due commoventi protagonisti, la pellicola del 2013 disegna uno Spazio nuovo, differente. Non più sogno agognato, ma punto di partenza per un desiderato ritorno. Non più contenitore di sogni, ma dimensione necessaria a riscoprire se stessi e rinascere a nuova vita.

Lo Spazio e il terrore

Non solo sogno, speranza, desiderio. Lo Spazio è anche il luogo del buio, dello sconosciuto, dell’ignoto. Al di là delle galassie, lontani da casa, ogni cosa può essere un potenziale nemico e attentare alla nostra fragile vita.

È il 1979 quando Ridley Scott dà vita a una delle saghe fantascientifiche più famose e fortunate di sempre. È il 1979 quando Ridley Scott crea Alien. Un pianeta roccioso, un androide, una squadra di astronauti e un mostro terrificante; elementi che il regista fonde alla perfezione per creare uno spettacolo di suspence e paura.

In quel clima di mistero e timore tanto caro a Spielberg, una creatura minaccia l’uomo e si fa incarnazione di quella atavica paura del buio che da sempre ci attanaglia. È uno Spazio inospitale che consegna al plauso internazionale una giovane Sigourney Weaver e innalza Scott sull’Olimpo della regia. Uno Spazio che non appartiene all’uomo, ospite indesiderato angosciato dalla paura di una possibile imminente scomparsa.

Lo Spazio e la Filosofia

Ci sono uomini che valicano confini impensabili. Uomini che riescono a sognare prima di altri, ad immaginare con una forza fuori dal comune. Uomini per cui verità e fantascienza sono divise da un filo molto sottile e che riescono a dare forma alla realtà prima ancora che essa esista in quanto tale. Stanley Kubrick è uno di loro. Un genio, un artista, un filosofo.

È Stanley Kubrick, nel 1968, ad elaborare una pellicola passata alla storia, un capolavoro cinematografico che non ha eguali nel suo genere: 2001 Odissea nello Spazio. Un’esperienza prima ancora che un film; il tentativo unico di condensare l’esistenza umana in poco più di 140 minuti.

Quella di Kubrick non è semplicemente una pellicola, bensì una riflessione appassionata sulla nostra razza, sulla sua evoluzione, sulle trasformazioni che l’hanno portata dalla dura terra degli antenati scimmia all’Odissea spaziale, fino alla riscoperta di se stessa. Un esperimento unico che trova in sé la realizzazione di ogni altro ad esso successivo. Umanità, Storia, speranza, terrore; un film maestoso e totalizzante che, nel firmamento del cinema spaziale e fantascientifico, rimane ancora oggi la sua stella più luminosa.

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