Olympia, Manet, 1863

Olympia: il nudo che ha scandalizzato Parigi

Abbiamo visto nell’articolo precedente dedicato all’opera Colazione sull’erba (leggilo qui) come Manet, nel corso della sua vita, sia riuscito a stupire i borghesi parigini piu di una volta. Anche il suo famoso ritratto Olympia ne è una testimonianza: il nudo ha scandalizzato Parigi e sovvertito le regole della ritrattistica.

Olympia

Olympia è un celebre ritratto realizzato da Manet nel 1863 e oggi esposto al Museo D’Orsay di Parigi. Il ritratto raffigura una donna molto giovane, distesa su un letto ricoperto da lenzuola bianche. La pelle candida, pura e il corpo mollemente adagiato su un fianco, designano un soggetto pienamente consapevole della sua nudità. Le forme ci riportano alla mente il soggetto femminile di Colazione sull’erba, lontane dallo stile classico e accademico e vicine invece ad un corpo vero e reale come quello di qualunque parigina dell’epoca.

Anticlassica e lontana dalle forme divine dei ritratti rinascimentali è anche la posizione e la realizzazione del volto, inespressivo, privo totalmente di emozioni e soprattutto con lo sguardo rivolto verso lo spettatore in maniera virulenta, come se fosse consapevole della sua nudità: quella stessa nudità che avrebbe poi scandalizzato l’intera Parigi.

Dettaglio volto, Manet, Olympia, 1863

Classificata come una prostituta

La donna raffigurata, considerata all’epoca sgraziata nelle forme, anti-accademica, lontana dalla fisicità dei personaggi divini, posa delicatamente una mano sul pube, come se fosse l’unico oggetto prezioso, e richiama evidentemente quelle immagini che iniziavano clandestinamente a circolare nei salotti parigini, dovute anche alla diffusione in quegli anni della fotografia. Olympia è dunque per molti quasi certamente una prostituta, così come evidenziato dal nome, assai diffuso tra le prostitute parigine dell’epoca, la posa, il fiore incastrato tra i capelli, il nastrino che orna il collo, le pantofole da cortigiana.

Alla sinistra del dipinto sopraggiunge una serva di colore, anch’essa dalle forme considerate sgraziate, con gli occhi curiosi, mentre porge un variopinto mazzo di fiori alla cortigiana.

dettaglio decorativo, Olympia, Manet, 1863

La tecnica di realizzazione

A suscitare scandalo è essenzialmente non tanto la morale turbata, quanto la tecnica di realizzazione dell’opera, che come il soggetto, era lontana dagli stilemi classici. Inesistente è il chiaroscuro e la sintesi plastica dell’Olympia che, al contrario, è squisitamente coloristica, ed è affidata alla giustapposizione senza gerarchia delle varie zone di colore. A prediligere sono sia i toni caldi che quelli freddi, come testimonia il cassettone di legno che sorregge il letto soprastante, oppure le candide lenzuola. Totalmente impressionista infine, è il mazzo di fiori in omaggio alla donna, reso con leggere e veloci pennellate di colori.

Olympia e i modelli

Ogni tratto del dipinto di Manet richiama alla mente la Venere di Urbino di Tiziano Vercelli, realizzata nel 1538 e oggi esposta alla Galleria degli Uffizi a Firenze. Da sempre per numerosi artisti emblema della femminilità e della grazia, da cui Manet riprende evidentemente la posa nobile e pudica, reinterpretandola in maniera libera. Altro eccezionale modello a lui vicino è certamente Maya di Francisco Goya, dalla quale riprende la schiettezza del personaggio che, in Manet, è indifferente a qualunque tipo di emozione o di giudizio, come se aspettasse solo di essere pagata in quanto oggetto di piacere.

Il nudo che ha scandalizzato Parigi

Tra il 1863 e il 1865, il gran coro di critiche non fece altro che accrescere maggiormente la notorietà dell’opera, esposta al Salon Des Refiutes, al quale tutti accorsero per ammirarlo. Le critiche arrivarono da ogni parte; persino Gustave Courbet, autore de L’origine du monde (vedi articolo dedicato), giudicò l’opera una parodia di altri nudi già esistenti. Tuttavia critiche positive, seppur di minor risonanza, arrivarono anche da intellettuali come Boudelaire ed Emile Zola, il quale, con il suo commento, ci sintetizza al meglio l’aria e lo stupore tra la società che Olympia aveva suscitato:

Ha il grave difetto di assomigliare a molte signorine che conoscete. E poi, quella strana mania di dipingere diversamente dagli altri! Se almeno Manet avesse preso in prestito da Cabanel il piumino di cipria e se avesse un po’ imbellettato le guance e il seno di Olympia, la ragazza sarebbe stata presentabile. C’è anche un gatto che ha molto divertito il pubblico. È vero che quel gatto è di grande comicità, no?, e che bisogna essere insensato per aver messo un gatto in quel quadro. Un gatto, ve lo immaginate. Un gatto nero, per giunta. È buffissimo… o poveri concittadini miei, ammettete di avere lo spirito facile. Il gatto leggendario di Olympia è un indizio certo dello scopo che Vi proponete recandovi al Salon. Andate a cercarvi dei gatti, ammettetelo, e non avete sprecato la giornata quando trovate un gatto nero che vi allieta

Ma chi era davvero Olympia?

Olympia, la donna raffigurata nell’opera, è  in realtà Victorine Meurent, un’artista francese che esponeva frequentemente al Salon. Tuttavia, anche se ha posato per numerosi artisti e fotografi dell’epoca è soprattutto ricordata per essere stata la prostituta piu ritratta da Manet. I due, infatti, si conobbero nell’atelier di Thomas Couture dove Manet era apprendista e Victorine posava come modella, a sedici anni. La loro fu una passione intensa ma clandestina. Victorine incarna perfettamente il desiderio di Manet di creare una pittura anticonvenzionale e di rompere con i modelli del passato. Irriverente e audace, queste le caratteristiche di Victorine, esattamente quello di cui aveva bisogno Manet per la sua arte.


 

 

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