Uno degli aspetti più interessanti dei cataloghi dei servizi streaming sono i contenuti acquistati e prodotti al di fuori dell’America. Non tanto perché ampliano la possibilità di scelta, quanto per l’opportunità di conoscere nuovi artisti, storie e culture, che spesso sono anche il motivo del loro successo. Ad esempio Paranormal, la prima produzione egiziana di Netflix, sembra un’ordinaria serie tv sovrannaturale, finché non si guarda alle origini della storia che racconta. Lì si trova infatti una lunghissima serie di libri scritti da Ahmed Khaled Tawfik, che fu capace di influenzare un’intera generazione di lettori e ampliare gli orizzonti del mondo letterario arabo.
Cos’è Paranormal
La trama di Paranormal non è delle più originali. Il suo protagonista è il dottor Reefat Ismail (il comico Ahmed Amin), uno di quei personaggi goffi e solitari che, tutto d’un tratto, si trovano a dover compiere gesta molto eroiche. Ismail è un ematologo che insegna all’università del Cairo e deve accantonare il suo scetticismo quando una serie di fenomeni paranormali mette in pericolo la sua famiglia.
Il cinico e affaticato Ismail tuttavia non incarna un archetipo, bensì l’epoca in cui è ambientata la serie. Paranormal inizia nel 1969, in un periodo piuttosto particolare per l’Egitto, ma poco raccontato. Due anni prima il paese aveva perso una guerra di sei giorni contro Israele, e la cosa aveva ridimensionato parecchio le sue ambizioni politiche ed economiche derivate dalla fine del colonialismo britannico.
Anche le ambientazioni in cui Ismail fa incontri inquietanti non derivano quindi da un archetipo cinematografico. Le grandi ville in stile belle époque, posizionate sul delta del Nilo, sono sfarzose, polverose e lacere esattamente come l’Egitto di quel periodo: sospeso tra l’enfasi post colonialista e la disillusione per il futuro.
Se è difficile credere che la storia di Paranormal e il suo adattamento televisivo non siano la copia di racconti ampiamente già letti e visti, conoscere colui che li ha scritti aiuta a sciogliere lo scetticismo. Prima che Ahmed Khaled Tawfik pubblicasse i suoi libri, nella letteratura araba moderna era pressoché impossibile imbattersi in storie thriller, dell’orrore o di fantascienza. Tawfik però non si limitò semplicemente a importare il genere dall’Occidente: lo inventò da zero.
Chi è Ahmed Khaled Tawfik
Il fatto curioso è che Tawfik di mestiere non faceva lo scrittore. Nato nella città egiziana di Tanta nel 1962, Tawfik era un medico e non abbandonò mai il suo lavoro. Nel frattempo però dedicò una parte considerevole della sua vita a scrivere romanzi. Cosa che gli riusciva abbastanza naturale, se si considera che fino alla sua morte – nel 2018, a 55 anni – ne scrisse tra i 200 e i 500.
Di questi, 81 appartengono alla sua prima serie di libri: Ma Waraa al-Tabeea, ossia Paranormal. Tawfik iniziò a scriverla nel 1993 pubblicandola grazie alla Modern Arab Association, una casa editrice che in quel periodo era molto famosa per i suoi libri tascabili chiamati Rewayat (o anche Egyptian Pocketbook Novels).
Tawfik creò Paranormal con l’unica ambizione di soddisfare sé stesso. Il suo inglese non era abbastanza buono da poter leggere libri horror stranieri, perciò decise di inventarseli da sé. Non potendo attingere ai bestseller occidentali né a esempi di horror arabo, Tawfik costruì il suo mondo narrativo sulla base della mitologia e del folklore locali, e delle difficoltà della vita reale egiziana in quel periodo.
A influire sul suo stile, piuttosto, furono autori di altri generi, come Čhechov, Gogol’, Dostoevskij e Tolstoj. “Se avessi letto Howard Phillips Lovecraft, Stephen King, [e Mary Shelley], non avrei mai scritto. Sarei solo stato soddisfatto di quello che leggevo” disse Tawfik.
L’influenza di Tawfik
Paranormal, da sola, ha venduto circa 15 milioni di copie, eppure pochi autori arabi sono stati sottovalutati quanto Tawfik. La sua grandezza si misura però con l’influenza che, soprattutto negli anni Novanta, ebbe su un’intera generazione di giovani lettori.
In questo senso la sua figura si potrebbe accostare a quella di uno Stephen King o una J. K. Rowling della letteratura araba. A far presa sui ragazzi era innanzitutto il protagonista di Paranormal. Il dottor Ismail era ben lontano dagli eroi puliti e moralmente retti a cui la cultura araba era abituata. Ismail rifletteva fallimenti e contraddizioni della società araba e, sebbene in apparenza mediocre, era abbastanza geniale da trascinare i lettori nel suo mondo paranormale. Questo significava molto per i giovani che vivano nell’Egitto governato da Mubārak, dove l’immaginazione era fortemente oppressa.
Inoltre, secondo Tawfik, l’horror era una forma di evasione molto potente. “L’idea di leggere l’horror è che ti avvicini alla morte senza morire” diceva a chi gli chiedeva come si potesse trovare sollievo nei suoi libri, quando nel mondo reale si vivevano già tutti i giorni ansia, dolore e incertezza. Paranormal, insomma, si guadagnò l’affetto dei giovani lettori mostrandogli che, a dispetto di quanto vissuto nella realtà, le cose sarebbero potute andar peggio. E il motivo per cui oggi possiamo vederla su Netflix è che tra quei giovani lettori c’era anche Amr Salama, il regista e produttore della serie.
L’obiettivo di Paranormal
Quello di Paranormal è un progetto piuttosto inedito per gli standard televisivi arabi. Questo perché Salama ci stava lavorando fin dal 2006, con la promessa a Tawfik (“Era come un padre per me”) che la serie non sarebbe giunta in tv finché non avesse avuto la libertà creativa per rimanere fedele ai libri.
Salama e Tawfik si sono posti due regole: non piegare la storia alle restrizioni della tv locale, seguendo gli esempi internazionali; ma al tempo stesso “darle una voce egiziana e farla sentire al mondo”. Paranormal è una delle poche serie arabe che non sono state prodotte per essere trasmesse durante il Ramadan, il mese più propizio per le reti televisive, quando le famiglie si riuniscono davanti alla tv dopo il digiuno quotidiano.
Agli occhi di chi è abituato a vedere molte serie tv, Paranormal si porta dietro parecchie incertezze che spesso accomunano le produzioni internazionali di Netflix: l’enfasi a tratti innaturale delle interpretazioni; il lento svilupparsi degli eventi; qualche trucco scenografico un po’ maldestro (le parrucche, soprattutto). La saturazione del mercato seriale poi non aiuta di certo.
Tuttavia, si tratta di un progetto più importante per il mondo produttivo arabo, che per Netflix in sé. Paranormal ha raccolto alcuni importanti artisti egiziani (Salama è stato candidato per concorrere agli Oscar, mentre il co-produttore Mohamed Hefzy è un membro dell’Academy hollywoodiana) per provare a dimostrare due cose: le ambizioni delle produzioni mediorientali e la qualità dei romanzi di Tawfik (l’unico tradotto finora è Utopia, del 2018). Dovesse riuscirci, hanno detto i suoi creatori, “sarebbe una svolta fondamentale per l’Egitto e il mondo arabo”.