“Birdman”: un prezioso distillato di genialità

Partorito dal genio di Alejandro González Iñárritu, Birdman – o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza), ha esordito nelle sale nel 2014, dopo aver aperto la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia dello stesso anno. Apprezzato dalla critica e acclamato dal pubblico, il film si è perfino aggiudicato 4 delle nove statuette d’oro a cui era candidato, attestandosi come fenomeno di successo a livello globale.

La pellicola, brillante encomio all’autorialità, racconta la storia dell’attore decaduto Riggan Thomson, in procinto di esordire a Broadway con l’intento di scrollarsi di dosso il personaggio supereroistico di Birdman che lo ha reso famoso negli anni Novanta. Da Hollywood al palcoscenico, dal cinema al sipario, dalla celebrità alla vera recitazione.

Lo avete visto e rivisto? Vi incuriosisce ma non sapete cosa aspettarvi? Ecco 4 ragioni per accendere Netflix e godervi la prima visione o l’ennesimo rewatch di questo capolavoro.

1) Michael Keaton

Michael Keaton | Michael Keaton speaking at the 2013 San Die… | Flickr

Potrà forse apparire bizzarro, ma il vero protagonista del film non è il personaggio Riggan Thomson, bensì colui che gli dà un volto. All’interno di una favolosa dimensione meta-cinematografica che è struttura portante della pellicola, Michael Keaton emerge in tutto il proprio io, trovandosi a vestire un ruolo che in larga parte ricalca esperienze autobiografiche.

I giovanissimi avranno ancora negli occhi l’incredibile interpretazione di Christian Bale nella trilogia di Nolan e, probabilmente, attenderanno con ansia che Robert Pattinson vesta i panni di Batman nel nuovo film di Matt Reeves previsto per il 2022. Ma millenials e cinefili non possono dimenticare che uno dei primi a vestire i panni dell’uomo pipistrello è stato proprio Michael Keaton, nei due celebri prodotti diretti da Tim Burton nel 1989 e 1992.

Non è dunque un caso che Iñárritu, all’interno della pellicola, indichi proprio il 1992 come anno d’uscita del fittizio “Birdman 3”. Un anno di svolta in negativo tanto per Thomson quanto per Keaton. l’inizio di un processo di decadimento e parziale evaporazione dalla scena, segnato dal comune ma vano tentativo di sganciarsi da maschera e costume nero.

La sottile ironia del regista pervade l’opera in maniera arguta. Un’ironia che definisce Birdman come punto di fuga duplice e opposto. Da un lato il Birdman personaggio, elemento che Riggan cerca disperatamente di disconoscere. Dall’altro il Birdman film, componente essenziale per rilanciare la carriera di Keaton.

2) Che parlino gli attori

Non solo Michael Keaton, non solo un tormentato e logorato Riggan Thomson, alla ricerca di una versione migliore di se stesso e di una vita che non sia mera sopravvivenza. Birdman può contare su un eccezionale cast di interpreti, ai quali Iñárritu affida personaggi ben scritti, adeguatamente approfonditi e dall’irresistibile fascino.

Pensiamo a Edward Norton, formidabile nella sua capacità di modellare la complessità del personaggio di Mike Shiner; un personaggio capace di sfuggire a qualsiasi definizione o etichetta; stronzo, infame, ingrato, ma sensibile e a suo modo filosofo. Un uomo vero sul palcoscenico, dalle mille maschere nella vita, perennemente in bilico tra realtà e finzione.

Pensiamo a Emma Stone e alla sua bella e tormentata Sam Thomson, ai suoi occhi profondi, oceano di riflessione, ed enigmatica barriera che la protegge dal mondo esterno. Pensiamo alle speranze di Lesley e Laura, qui magicamente interpretate da Naomi Watts e Andrea Riseborough. Donne forti ma fragili, circondate da un sottile velo di infelicità e amarezza per una vita e per sogni che sembrano sfuggire.

Senza dimenticare la dura freddezza dello sguardo di Lindsay Duncan nei panni dell’inflessibile critico del New York Times Tabitha Dickinson, o la simpatica stravaganza di Zach Galifianakis, nel ruolo dell’irrequieto Jake, agente di Riggan e amico fedele, diviso tra sincerità e incombenze finanziarie.

3) Dietro la macchina da presa

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Quella di Birdman è una storia confezionata con cura quasi maniacale; una cura rivolta tanto al contenuto quanto al contenitore. La genialità intrinseca della scrittura del film trova compimento nella bellezza tecnica di una pellicola studiata nei minimi dettagli.

Il meraviglioso falso piano-sequenza che accompagna l’intera narrazione consente allo spettatore di immergersi nella storia seguendo Riggan e compagni nei lunghi corridoi, sulle scale del teatro, sopra al palcoscenico e nel mondo esterno, attraverso una prospettiva di carattere intimo in costante evoluzione. Un’impresa che poggia sulla maestria registica di Iñárritu e su una fotografia impeccabile, affidata alle mani del grande Emmanuel Lubezki, otto volte premio Oscar tra il 1995 e il 2016. Un impianto tecnico la cui  maestosità trova compimento in una brillante gestione del sonoro, scandita da un’insolita batteria e da un utilizzo del tema musicale a tratti soggiogato dal volere del protagonista.

4) Uno, nessuno, centomila sguardi

La straordinarietà di Birdman risiede però anche nella molteplicità delle sue prospettive d’indagine. Riflessioni e messaggi sono di volta in volta affidate a personaggi diversi, all’interno di una struttura meta-testuale capace di offrire innumerevoli opportunità di lettura. Teatro e Cinema si fondono in una coraggiosa critica alla dimensione commerciale dello spettacolo e a quei prodotti esaltati dalla massa che sviliscono la purezza della vera arte.

Birdman riflette sul concetto di popolarità, immergendoci nell’arrogante desiderio umano di contare e di valere, ma ricordando la piccolezza effimera della nostra razza, formica nell’universo e nel tempo. Una pellicola che tocca con mano la differenza tra critico e artista, tra etichetta e reale comprensione, attraversa i lidi di ambizione, fatica e sconforto, per approdare infine sulle insanguinate spiagge dell’accettazione.

Birdman segue vite diverse, all’apparenza inconciliabili, ma accomunate dallo stesso identico afflato di libertà. La libertà di sedersi di fronte a uno specchio, pulire il vetro appannato della propria esistenza e poter finalmente comprendere il proprio posto nel mondo.


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