Tra le opere simbolo di protesta e di lotta per le difficili condizioni economiche e sociali dei lavoratori rientra senza dubbio Il quarto stato, dipinto realizzato da Giuseppe Pellizza da Volpedo tra il 1898 e il 1901. Un’opera frutto di un lungo percorso che rappresenta il manifesto artistico, ideologico e letterario dell’artista. Effettivamente può essere considerata l’opera della vita dell’artista; alla quale dedicò ben dieci anni e che impegnò non solo gran parte del suo tempo, ma anche tutta la sua energia morale e fisica.
La genesi dell’opera
La genesi de Il quarto stato fu lunga e travagliata, tanto che portò l’artista a un vero e proprio stato di indigenza; infatti la versione finale, che oggi è possibile ammirare al Museo del Novecento di Milano, è frutto di diversi tentativi mossi dal medesimo spirito. La volontà dell’autore era proprio quella di dipingere un’intera classe sociale dalle condizioni disagiate e difficili.
Ambasciatori della fame
Il primo quadro intitolato Ambasciatori della fame venne realizzato nel 1891 e presenta l’impianto scenico che l’artista poi volle adoperare per la versione finale, con tuttavia delle differenze sostanziali: non vi è traccia della donna con in braccio il bambino e l’atmosfera è estremamente rarefatta. La scena fu effettivamente vissuta dall’autore, che si ritrovò al centro di una protesta tenutasi nella piazza di Volpedo, sua città natale. Il titolo di questa prima bozza è emblematico e sintetizza le volontà della massa: i lavoratori rivendicano un livello minimo di sussistenza e il loro diritto di sfamarsi.
La fiumana
La volontà di rappresentare una classe sociale ai margini della società divenne in questi anni un’ossessione per Pellizza da Volpedo, tanto che, attorno al 1895, realizzò La fiumana. Questo dipinto è effettivamente l’antenato de Il quarto stato, poiché già presenta delle dimensioni monumentali, con una folla che avanza verso un futuro ideale e benevolo. Tuttavia, rimase incompiuto come è possibile notare nella raffigurazione sullo sfondo della folla.
Il titolo
Il titolo, inizialmente pensato come Il cammino dei lavoratori, fu modificato proprio in occasione della Quadriennale di Torino del 1902. Simbolicamente, essendo datato al 1901, il quadro rappresenta l’inizio di una nuova era, anche se tecnicamente si colloca a cavallo tra il XIX e il XX secolo. A tal proposito, possiamo notare la tecnica divisionista utilizzata dal Volpedo, prettamente ottocentesca.
Il tema sociale non era nuovo alla pittura divisionista di fine secolo italiano e Il quarto stato ne è solo un esempio. Nonostante ciò, si differenzia dagli altri proprio per la volontà di rappresentazione dell’autore: egli non volle ritrarre la cronaca di una manifestazione, come già accaduto, ma rendere universale il dipinto. Pellizza da Volpedo fu certamente influenzato dai Moti di Milano, una rivolta di una parte della popolazione milanese contro il governo, che si svolse tra il 6 e il 9 maggio del 1898 e che si concluse con la morte di ottanta cittadini.
La poetica
Nel quadro è rappresentata una massa che avanza compatta e sicura. Gli operai e i contadini non avanzano per intimidire qualcuno ma per affermare se stessi in quanto lavoratori, perno portante della società. Tale messaggio è marcato ampiamente dalla luce in primo piano, simbolo di rinascita. Interessante è, come ne La Fiumana, la donna sulla destra che tiene in braccio un bambino, per la quale aveva posato la moglie del pittore, Teresa. I tre personaggi, seppur staccati non avanzano singolarmente, ma in maniera compatta, a simboleggiare la fiducia dell’intero popolo dei lavoratori. La folla retrostante, che occupa tutta la lunghezza del quadro, avanza composta e ordinata in file successive. Gli abiti sono umili ma indossati con enorme dignità.
Il successo
Il dipinto non fu accettato dalla critica che lo esaminò alla Quadriennale di Torino nel 1902, dove Pellizza Da Volpedo lo presentò assieme all’opera Il tramonto. Il fallimento si è ripetuto anche in successive occasioni che gettarono Pellizza Da Volpedo nello sconforto, tanto che a seguito della perdita della moglie e dei continui insuccessi, egli si suicidò.
Rimasta inizialmente invenduta, l’opera passò agli eredi di Pellizza. Importante fu la mostra a Pesaro, tra il 1919 e il 1920, dove Giulio Marangoni, noto critico d’arte rimasto colpito dal messaggio e dalla stesura, convinse il comune di Milano ad acquistarlo tramite sottoscrizione pubblica. Entrato in possesso dei milanesi, Il quarto stato fu quindi esposto al Castello Sforzesco per diverso tempo.
L’epoca fascista
Il quadro, a causa del suo messaggio e per via delle riproduzioni su numerose riviste di stampo socialista che lo resero noto, fu nascosto durante l’epoca fascista e trovò riparo in un magazzino dove rimase fino agli anni Cinquanta. In seguito venne collocato nella sala principale del comune di Milano, per poi passare alla Galleria di Arte Moderna di Milano dove era parte di una collezione di opere revisioniste.
Il quarto stato oggi
Oggi, Il quarto stato si trova al Museo del Novecento di Milano. Il quadro durante l’Expo rappresentò Milano nel mondo, accanto ad altre opere altrettanto importanti come Il Cenacolo di Leonardo da Vinci.
FONTI
Il Cricco di Teodoro, Itinerario Nell’Arte, versione gialla, Zanichelli, 2010.