Il governo australiano ha ufficialmente riconosciuto il Koala come specie in via di estinzione. Dopo la riduzione significativa del numero di esemplari a causa di incendi boschivi e del disboscamento che ne hanno intaccato l’habitat naturale.
Provvedimenti
Il ministro dell’ambiente, Susan Ley, ha affermato che il Governo ha pianificato di adottare un piano di recupero nazionale per il koala. Sono stati infatti inseriti nell’elenco degli animali “in via d’estinzione” piuttosto che semplicemente “a rischio”. Al momento infatti sono presenti solo in tre regioni del Paese: Queensland, New South Wales e Australian Capital Territory.
Già nel 2012 l’animale era stato dichiarato come “specie vulnerabile”, rispetto a quell’anno però la situazione è ulteriormente precipitata. Con l’impatto della siccità prolungata, i lunghi periodi di incendi estivi nei boschi e la rapida diffusione di malattie hanno portato alla definizione di “specie in via di estinzione”.
Il Governo Morrison ha deciso di stanziare 50 milioni di dollari per aiutare la specie. In realtà, i gruppi ambientalisti non sono particolarmente favorevoli a questo tipo di provvedimento. Affermano infatti che non abbia senso stanziare dei fondi per salvare una specie se non sono ancora state affrontate le cause che hanno portato al declino della stessa.
Ambientalisti
Dermot O’Gorman, amministratore delegato del WWF-Australia, ha dichiarato che per salvare il koala dall’estinzione c’è ancora tempo e ha suggerito che si potrebbe agire a livello burocratico. Attraverso l’utilizzo di leggi più forti e di incentivi per i proprietari terrieri al fine di proteggere il loro habitat nelle foreste.
Tra le organizzazioni che hanno nominato il koala come specie in via di estinzione troviamo il WWF-Australia, Human Society International (HSI) e l’International Fund for Animal Welfare. L’annessione all’elenco delle “specie in via d’estinzione” permetterà una protezione aggiuntiva ai koala. Se ne terrà conto, infatti, quando verranno varate delle leggi nazionali, tenendo conto degli impatti che queste potrebbero avere sulla specie.
Il piano di recupero per l’habitat naturale dei Koala era stato già proposto tra le leggi ambientali nazionali, ma negli ultimi dieci anni nessun governo ne aveva sviluppato uno. Era stato accantonato insieme ad altri 200 piani di recupero per gli habitat e le specie minacciate in Australia.
In via d’estinzione
Per vedere finalmente preso in considerazione il piano di recupero ci sono voluti incendi boschivi durati mesi e mesi e che hanno contribuito alla sparizione di oltre cinquemila esemplari. I ministri del Paese, dal momento in cui il piano è stato ufficialmente adottato, non potranno più prendere decisioni incompatibili con esso.
Nel 2020 una ricerca del NSW ha rilevato che continuando a permettere il declino e la rovina dell’habitat dei Koala, la specie si sarebbe estinta entro il 2050.
Nello specifico, gli incedi che colpirono l’Australia qualche anno fa sono stati alla base di un drastico calo del numero dei koala nel Paese. Oltre 250 mila ettari di terra sono finiti tra le fiamme. Intere foreste, comprese quelle di eucalipto (cibo privilegiato dai koala), sono state ridotte in cenere e con esse anche i koala che vi risiedevano.
Molti sono stati i volontari che si sono apprestati nella corsa contro il tempo per andare a soccorrerli. A differenza degli altri animali, però i koala non scappano dalle fiamme, si arrampicano in cima agli alberi, dove si raggomitolano aspettando che passi il pericolo. Sicuramente questa loro tendenza li ha condotti facilmente alla morte in numero maggiore.
La clamidia una ulteriore minaccia
La clamidia è una malattia trasmessa attraverso rapporti sessuali che porta all’infertilità o alla morte degli animali che vengono colpiti. In Australia oltre l’85% dei koala ne sono affetti, negli ultimi anni infatti il numero degli esemplari affetti è cresciuto a dismisura proprio a causa dei cambiamenti climatici che creano un ambiente più favorevole alla diffusione della malattia, riducendo allo stesso tempo la forza del sistema immunitario dei koala.
Sono state intercettate due varianti di clamidia che si stanno diffondendo tra la popolazione dei koala australiani. Quella più problematica è la Chlamydia pecorum che si diffonde tra gli esemplari durante l’accoppiamento. Secondo uno studio del 2018, il 18% dei koala con la clamidia sono poi morti a causa della malattia. Nei casi meno gravi, la patologia porta all’infertilità degli animali. Gli scienziati stanno cercando di sviluppare un vaccino da somministrare agli esemplari che hanno contratto questa malattia, intanto si tenta di curarli con gli antibiotici, ma in alcuni casi hanno dimostrato di ottenere degli effetti opposti.
Questa malattia ha avuto senza dubbio un effetto devastante per quanto riguarda la riduzione della popolazione dei koala, vista soprattutto il suo legame con la fertilità. Inoltre, le condizioni di caldo, di siccità e di frammentazionedell’habitat hanno contribuito a favorirne la diffusione. Si è registrato infatti un incremento dell’infezione nella specie a seguito, per esempio, delle ondate di calore del Gunnedah tra il 2009 e il 2010.
Non solo koala
L’Australia è il Paese con il maggior numero di specie presenti al mondo. Secondo la Union of Conservations of Nature è però anche il Paese con il più alto numero di specie a rischio di estinzione. Ci sarebbero, secondo le stime, ben 113 specie a rischio di estinzione, tra cui tredici specie di uccelli, venti di rettili, diciannove mammiferi, cinque invertebrati, ventidue specie di crostacei e diciassette di pesci. Alcune di queste specie erano già in una situazione precaria prima che ci fossero gli incendi durati quasi 9 mesi.
“La situazione sta via via peggiorando e bisogna trovare un modo per intervenire al più presto” ha detto la ministra Ley.
Inoltre, tra il 2015 e il 2016, le temperature record hanno provocato un episodio pantropicale di sbiancamento dei coralli. Questo fenomeno è provocato dalla morte degli organismi vitali presenti all’interno del corallo. La causa di questo avvenimento è da imputare ancora una volta all’innalzamento delle temperature delle acque e quindi al riscaldamento globale. La barriera corallina australiana è la più grande del mondo, ma con lo sbiancamento del 90% dei coralli e la scomparsa dei due terzi dei coralli, si può considerare in grave pericolo.
Ciò che è accaduto alla barriera corallina australiana non è stato un fatto inevitabile, infatti era da ormai diciotto anni che si parlava di ciò che sarebbe potuto accadere. Sebbene sia una situazione reversibile, e nonostante ci vogliano molti anni per riportarla al suo stato originario, la Grande Barriera Corallina è un esempio di ciò che potrebbe accadere ai koala, con la differenza che in quel caso non sarebbe una situazione recuperabile.
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