Con la guerra in Ucraina, si è ricominciato a parlare di nucleare non più solo legato al campo dell’energia, ma anche nel campo degli armamenti. Davanti all’espressione “bomba atomica”, le prime immagini che vengono in mente sono quelle di Hiroshima e Nagasaki, in Giappone. Cos’è allora la bomba atomica? Come funziona e perché spaventa oggi così tanto l’immaginario collettivo?
La bomba nucleare e i suoi effetti
Esistono due tipi di ordigni nucleari, la bomba H (o bomba all’idrogeno) che funziona a fusione nucleare e la bomba atomica, che funziona a fissione nucleare. Quest’ultima è la più conosciuta, tristemente legata all’utilizzo che ne hanno fatto gli statunitensi sulle città di Hiroshima e Nagasaki nell’agosto del 1945. La bomba atomica è un ordigno che funziona a Uranio 235 o Plutonio 239. Questi due elementi sono metalli pesanti, ossia metalli il cui numero atomico sia maggiore di 20 o la cui densità sia maggiore di 5 grammi al centimetro cubo. Riescono, scontrandosi con un neutrone (particella subatomica), ad attivare la fissione nucleare. La fissione è la reazione attraverso la quale il nucleo atomico di un elemento chimico pesante decade in nuclei di atomi di numero atomico inferiore, e quindi di minore massa. La rottura delle forze fondamentali libera molta energia. Insieme all’energia, vengono liberati anche altri neutroni che, colpendo altri atomi di Uranio 235, creano una reazione a catena, molto veloce e incontrollata.
Quando una bomba atomica viene sganciata, come nel caso di Little Boy o di Fat Man (le bombe di Hiroshima e Nagasaki), l’esplosione genera una grande ondata di calore, una potente onda d’urto e radiazioni. L’onda di calore generata da questi ordigni è della durata di pochi secondi ma, in un lasso di tempo relativamente breve, la temperatura può toccare i 20 milioni di gradi. Il risultato che ne segue è che tutto ciò che rientra nel raggio di azione dell’onda di calore viene vaporizzato. Sugli uomini si possono verificare ustioni mortali anche a diversi chilometri di distanza. Insieme al calore, l’esplosione genera anche una potente onda d’urto, che si estende per un raggio di più chilometri e che, a causa della pressione, porta al crollo di interi edifici. L’ultimo e, probabilmente, peggiore effetto dell’atomica è il rilascio di radiazioni. L’effetto “radioattivo” degli ordigni interessa da subito un’area limitata. L’area si estende però molto velocemente a causa del fallout, cioè la ricaduta di materiale e pulviscolo radioattivo, fenomeno che si genera circa un quarto d’ora dopo l’esplosione. L’esposizione alle radiazioni provoca gravi danni a piante, animali e uomini, che presentano sintomi di avvelenamento. Le radiazioni possono essere letali, sia a breve che a lungo termine, e comportare gravi danni di salute.
La distruzione di massa nelle mani dei nove
I primi e, per ora, gli unici ad avere usato l’atomica sono stati gli Stati Uniti (Usa) durante la seconda guerra mondiale per fiaccare definitivamente la resistenza giapponese. Altri nove Paesi sono in possesso oggi di armi nucleari. Gli arsenali nucleari presenti nel mondo sono di proprietà di Usa, Israele, Gran Bretagna, Francia, Russia, Pakistan, India, Cina e Corea del Nord. In totale le testate nucleare presenti nel mondo sono 15.000, ma più del 90% di queste è detenuto dagli ex protagonisti della guerra fredda, Usa e Russia.
Oggi, in gran parte del mondo, il possesso di armi nucleari è sottoposto a controllo. Gli effetti dell’atomica nel ’45 sono stati infatti talmente disastrosi a livello mondiale da portare alla firma del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), nel 1970. Il documento prevede che gli Stati in possesso di armamenti nucleari si impegnino a non cedere materiale fissile e tecnologia nucleare a terzi. D’altra parte anche gli Stati non-nucleari si devono impegnare a non creare armi di distruzione di massa. Inoltre, sempre secondo il trattato, il trasferimento di materiale e tecnologie nucleari utilizzabili per scopi pacifici deve avvenire sotto lo stretto controllo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA). Il testo è stato firmato da quasi tutti i paesi, eccezione fatta per Israele, l’India, il Pakistan, la Corea del Nord e il Sud Sudan.
La necessità di un trattato è il primo segno della pericolosità di queste armi che, infatti, rientrano nella classificazione di “armi di distruzione di massa“, ossia tutti quegli ordigni che sono realizzati per uccidere indistintamente una grande quantità di esseri viventi. Benoît Pelopidas, insegnante all’università francese Science Po, ha detto:
Le armi (nucleari) più recenti sono progettate per rilasciare un’energia equivalente a diverse centinaia di migliaia di tonnellate di TNT. Si tratta di una potenza sufficiente a distruggere il centro di una città come New York.
Come dimostrano le parole di Pelopidas, è chiaro che la potenza dell’atomica (di molto superiore alle bombe
Perché l’atomica fa paura?
L’elemento che probabilmente più di tutti fa temere la bomba atomica è il potenziale scenario apocalittico che potrebbe scaturirne. Lo Stevens Institut of Technology, negli Stati Uniti, ha messo a punto un’applicazione che permette di conoscere le conseguenze di un’esplosione nucleare nella propria città. Le conseguenze disastrose che sono mostrate dalle simulazioni, così come le recenti minacce di Putin, portano a domandarsi cosa succederebbe nel caso di una guerra atomica tra potenze. È facile immaginare infatti un’apocalisse, la distruzione di qualsiasi forma vivente presente sulla Terra.
Le intuizioni del senso comune sono state confermate da uno studio condotto da un pool di scienziati. I ricercatori, con a capo il Center for Computation and Technology dell’Università Statale della Louisiana, hanno infatti condotto diverse simulazioni. Queste hanno dimostrato come, nel caso di una guerra tra potenze nucleari, si creerebbero vastissimi incendi e vere e proprie “tempeste di fuoco”. Gli incendi porterebbero ad aumentare la fuliggine nell’atmosfera a livelli tali da creare uno scudo tra la Terra e il Sole. A sua volta, lo scudo porterebbe a un inverno glaciale, non diverso da quello che portò all’estinzione dei dinosauri 66 milioni di anni fa. In tali condizioni è ovvio che nessuna o pochissime forme di vita potrebbero sopravvivere e tra queste non rientrano sicuramente gli umani. Davanti all’ipotesi dell’estinzione, allora, è comprensibile il timore generalizzato che regna nei confronti di questi ordigni.
Tracotanza o sicurezza?
È evidente che, nell’ipotesi di un’apocalisse nucleare, questa sarebbe causata dalla stessa specie umana. L’apocalisse prende allora i colori di una grande punizione imposta dagli uomini sugli uomini, una specie di Diluvio Universale auto-imposto. È veramente possibile immaginare un tale scenario? È probabile che le maggiori potenze mondiali, consapevoli dei rischi, decidano comunque di ingaggiare una guerra nucleare? Da un lato i rischi sono talmente alti che sembrano scongiurare una tale prospettiva, dall’altro l’uomo è consapevole della propria voglia di potere e della propria tracotanza, che potrebbero spingerlo anche molto oltre i limiti segnati dal buon senso.
Davanti a un tale scenario, risulta comunque difficile spiegare perché non si sia ancora arrivati al disarmo. Sicuramente l’atomica è segno della posizione di competitività di uno Stato, sottolinea la sua potenza e la pericolosità che implicherebbe un attacco condotto ai suoi danni. Inoltre il possedimento di armi nucleari viene spesso giustificato in termini di sicurezza, come tentativo di disincentivare l’uso della prepotenza da parte di altri Stati, equamente armati. Davanti, però, alla possibilità di un’apocalisse, è possibile controbattere con argomenti economico-politici? Fu lo stesso Einstein, scienziato tedesco, a rispondere nel 1955 a questa domanda insieme ad alcuni dei più importanti scienziati del tempo. Questi firmarono, infatti, il Manifesto Russel-Einstein, in cui si chiedeva il disarmo nucleare. “Questo dunque è il problema che vi poniamo”, si legge nel testo “un problema grave, terrificante, da cui non si può sfuggire: metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?“