Anche quest’anno il Green Book, giunto alla sua undicesima edizione, fornisce un quadro completo della situazione rifiuti urbani in Italia. I dati sono riferiti al 2022 e in generale evidenziano dei miglioramenti sotto diversi punti di vista. La produzione nazionale di rifiuti urbani ha subito un calo dell’1,8% rispetto al 2021 e tutte le macro-aree hanno registrato un aumento dei tassi di raccolta differenziata. Questo cambiamento è dovuto anche alla spinta proveniente dall’Unione Europea, che negli ultimi anni ha discusso e approvato diverse proposte volte alla riduzione della produzione di rifiuti e al loro recupero. Ad esempio, sono stati stabiliti degli obiettivi di riciclo dei rifiuti urbani secondo i quali la percentuale di riciclaggio da raggiungere nel 2035 dovrebbe essere del 65%. Nel 2022 in Italia è stata conseguita una percentuale pari a circa il 49%.
Inoltre, una manifestazione della recente sensibilizzazione dei cittadini verso le tematiche ambientali è la nascita di gruppi, movimenti e dimostrazioni che, seppur diversi tra loro, hanno l’obiettivo comune di promuovere uno stile di vita più sostenibile caratterizzato da scelte più consapevoli. Un esempio è il movimento Zero Rifiuti.
Il movimento Zero Rifiuti
Lo Zero Waste (zero sprechi) è un vero e proprio modello di vita che mira a ridurre il più possibile gli sprechi
Per iniziare a mettere in pratica queste regole basta prendere dei piccoli ma significativi accorgimenti. Ad esempio, acquistare nuovi articoli solo se davvero necessario, evitare tutto ciò che è monouso e provare a dare una nuova vita agli oggetti. Inoltre, quando è necessario produrre un rifiuto, è molto importante farlo in modo da consentirne il riciclo. Questo significa svolgere correttamente la raccolta differenziata, anche nel caso dei rifiuti organici, che sono una risorsa importantissima per la produzione di compost di qualità. Inoltre possono essere riutilizzati facilmente anche in casa come concime per le piante.
Zero Waste in Europa
Uno dei progetti proposti dalle istituzioni europee a questo proposito è ERIC (Elevating Reuse In Cities), lanciato a gennaio dalla rete
Tra le città più importanti che hanno scelto di aderire a questa proposta ci sono Zagabria e Lione. Anche in Italia alcuni sindaci hanno dimostrato il proprio interesse. D’altronde, nel nostro Paese non mancano certo esempi virtuosi di cittadini che hanno sposato perfettamente le proposte lanciate dall’Europa negli ultimi anni.
Capannori Rifiuti Zero
Capannori è un comune in provincia di Lucca con poco più di 46.000 abitanti che si è guadagnato la certificazione europea di “Città Zero Waste“. Questo riconoscimento è stato ottenuto grazie allo sviluppo di un serio piano volto a efficientare la gestione locale dei rifiuti urbani. Il progetto si chiama “Passi concreti verso Rifiuti Zero” e ha l’obiettivo di analizzare i materiali residui presenti nei rifiuti, a valle dei procedimenti di raccolta differenziata. Lo scopo è, da un lato, migliorare l’intercettazione delle porzioni di rifiuto effettivamente riciclabili per evitare che vengano scartate, dall’altro, elaborare una strategia di gestione degli oggetti attualmente non ancora riciclabili o riciclabili con difficoltà (ad esempio i rasoi usa e getta e le cialde del caffè). In questo caso il progetto si propone di intervenire direttamente a livello industriale, mettendo i produttori di tali beni di consumo di fronte alle loro responsabilità.
In Europa sono diverse le città che si stanno impegnando a completare gli step richiesti per raggiungere il modello Zero Waste. Tuttavia, quelle che sono riuscite ad ottenere la certificazione sono solo nove e Capannori al momento è l’unica a poter vantare questo titolo in Italia.
Il movimento Zero Rifiuti a San Francisco
Non solo in Europa è possibile trovare esempi di città virtuose che investono in progetti per la riduzione dei rifiuti. San Francisco da molti anni sta puntando a diventare una “città Zero Waste”, cioè ridurre a zero i rifiuti indirizzati alle discariche o agli inceneritori. Il principale progetto sviluppato per realizzare questo ambizioso obiettivo è la realizzazione del più grande centro di compostaggio di rifiuti organici degli Stati Uniti. Qui si analizzano inizialmente gli scarti per eliminare tutto ciò che non dovrebbe far parte dei rifiuti organici. Successivamente, attraverso vari trattamenti, i rifiuti diventano compost da vendere alle aziende agricole e ai vigneti locali, che lo utilizzano come fertilizzante organico.
La produzione di compost ha effetti benefici sull’ambiente, e non solo perché consente il recupero di alcuni scarti (abbiamo parlato del fenomeno dello spreco alimentare qui). Acquistando il compost disponibile, infatti, le aziende sono incentivate a coltivare in maggior quantità ortaggi e piante che poi, svolgendo la fotosintesi, diminuiranno la quantità di anidride carbonica presente in atmosfera. Inoltre, questa pratica consente di ridurre la produzione di gas serra molto dannosi. Questi provengono, ad esempio, anche dalle discariche, che non prevedono modalità di smaltimento specifiche e “green” per i rifiuti organici.
Negli ultimi anni i leader di diversi Paesi mondiali hanno visitato il centro di compostaggio di San Francisco, proprio perché il modello di questa città sta sempre più catturando l’attenzione di chi vuole schierarsi in prima fila nella lotta al cambiamento climatico.
L’importanza delle piccole scelte
Questi sono solo alcuni esempi di iniziative locali che nel loro “piccolo” stanno dando un enorme contributo alla causa ambientalista. L’esistenza di queste realtà testimonia il fatto che anche le azioni intraprese a livello locale e personale possono avere un impatto significativo. Inoltre, i cittadini sono direttamente coinvolti in questi progetti e costituiscono parte attiva nella loro realizzazione. In questo modo a essere favorita è anche la coesione delle comunità, poiché sono richieste la sensibilità e la collaborazione di tutti.