Il Cristo benedicente di Botticelli

Era nientedimanco inquieto sempre; né si contentava di scuola alcuna, di leggere, di scrivere, o di abbaco, di maniera che il padre infastidito di questo cervello sì stravagante, per disperato lo pose a lo orefice con un suo compare […]; Sandro, che si era volto tutto a’ l disegno, invaghitosi della pittura si dispose a volgersi a quella. 

Con queste parole Giorgio Vasari introduce nelle Vite Sandro Botticelli (1445-1510), parlando brevemente della sua giovinezza e dei primi approcci al disegno. Colpisce che Vasari lo descriva quasi alla stregua di un giovane scapestrato, svogliato e per nulla versato negli studi, al punto che dalle parole del pittore e storico dell’arte aretino, sembra quasi che il padre, stanco della sua condotta irrequieta, avesse deciso di metterlo a bottega (presso fra’ Filippo Lippi) quasi disperatamente. 

Certamente il pittore ebbe la fortuna di nascere e operare nell’epoca forse più florida (o comunque una delle più floride) della storia culturale della penisola. Non è nemmeno necessario ricordare che quel giovane “scapestrato” negli ultimi decenni del Quattrocento divenne uno degli artisti figurativi più rappresentativi dell’ambiente culturale della corte medicea e che i suoi lavori costituiscono alcune delle opere più inconfondibili della pittura quattrocentesca. 

Dopo la formazione pittorica presso Fra’ Filippo Lippi, il contatto con la scuola degli intellettuali fiorentini e soprattutto l’amicizia con il massimo poeta del Quattrocento fiorentino, Angelo Poliziano, plasmarono quel cervello sì stravagante versandolo allo studio dell’antico. Arcinote sono la Primavera (1478), la Nascita di Venere (1485), oppure Venere e Marte, impregnate di quella sensibilità classica che è la cifra culturale distintiva nella Firenze di fine Quattrocento. Ma Botticelli non è soltanto il “pittore della Venere e della Primavera”, ma anche il raffinatissimo pittore dell’Adorazione dei Magi (alla quale, peraltro, il Vasari dedica più attenzione rispetto alla Venere e alla Primavera), così come di tanti altri contenuti di matrice cristiana. 

Sandro Botticelli (Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi), Venere e Marte, 1482-1483, Tempera e olio su tavola, National Gallery (Londra)

Il Cristo benedicente

Tra le opere di Botticelli meno conosciute al grande pubblico, ma che merita uno sguardo di attenzione, soprattutto perché rivelatrice dello stile inconfondibile del pittore, è il Cristo benedicente oggi conservato ed esposto alla Pinacoteca Carrara di Bergamo. 

Sandro Botticelli (Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi), Cristo benedicente, 1500 ca., Tempera, olio e oro su tavola, Pinacoteca Carrara, sala 4 (Bergamo)

L’inconfondibile sinuosità del volto e il tratto marcato dei contorni della figura permettono di attribuire il dipinto alla mano botticelliana. Tuttavia, di questo raffinato Cristo benedicente non ne parla il Vasari e la scarsa documentazione in merito rendono ancora dubbia la sua datazione, sebbene pare di poterla collocare attorno al 1500. Le caratteristiche del supporto ligneo (si tratta di una tempera e olio con foglia d’oro su tavola) rendono perlomeno certa la sua originaria collocazione all’interno di un dittico, completato in origine da una Madonna Addolorata, in passato acquisita dalla collezione della Granduchessa Maria Maddalena d’Austria (1587-1631) e attualmente conservata a San Pietroburgo. 

Se la cronologia dell’opera è incerta, resta tuttavia evidente la sua appartenenza all’inconfondibile stile botticelliano. Una delle certezze su cui si fonda la critica botticelliana, in assenza di datazioni puntuali e autografe, e grazie alla quale è possibile seguire coerentemente il percorso artistico del pittore, è infatti il carattere fortemente codificato e per questo potenzialmente “inconfondibile” del suo stile. 

Sotto questo profilo, ai fini dell’attribuzione di questo Cristo benedicente, sono almeno quattro gli aspetti stilistico-formali su cui si può poggiare l’analisi: la sinuosità della figura, il tratto marcato dei contorni, la gestualità e la resa delle mani, la fisiognomica del volto. 

Analisi stilistico-formale: il confronto con le altre opere

La sinuosità delle figure

Anche all’occhio meno esperto non sfugge un aspetto peculiare della modalità rappresentativa di Botticelli: la sinuosità delle figure. 

Tra i tratti più marcatamente botticelliani infatti svetta su tutti la tendenza del pittore a rappresentare le figure caratterizzandole con un andamento ondulante, sinuoso, serpentino. Tutti aspetti formali che rendono i personaggi delle composizioni botticelliane, e soprattutto quelle femminili, fortemente riconoscibili, poiché dotati di una “leggerezza” che, se da un lato infrange qualsiasi naturalismo anatomico, al tempo stesso – e proprio per questo – pare disancorarli dalla realtà concreta e innalzarli su piani metafisici e astraenti. 

Significativo, a tal proposito, è il fatto che questa sinuosità sia più marcata nelle composizioni di stampo mitologico, come la Venere o la Primavera, e venga invece leggermente stemperata, sebbene permanga, nelle composizioni più storicizzate e concrete, come si può chiaramente notare nella Adorazione dei Magi del 1475. 

Questo andamento sinuoso è fortemente presente anche nella maniera con cui Botticelli rappresenta il Cristo benedicente della Pinacoteca Carrara. Osservando infatti la figura di Cristo si potrà notare che a partire dal busto e arrivando fino al volto, il pittore imprime alla figura una curvatura proprio in corrispondenza del collo, andando a generare un inconfondibile andamento a “S”. Confrontando l’impostazione sinuosa del Cristo benedicente con quella delle figure celeberrime di altri dipinti, appare sicura la mano botticelliana nel dipinto.

Venere, dalla Nascita di Venere (1477-1485 ca)
Particolare di una Grazia da Venere e le tre Grazie offrono doni a una giovane, affresco di Sandro Botticelli (1486 ca.) staccato e oggi conservato al Louvre
Venere, dalla Primavera (1477-1485 ca.)

 

Si potrebbe tuttavia anche ipotizzare un’interpretazione diversa della sinuosità delle figure di Botticelli. Più sopra si è detto che tale sinuosità conferisce, sul piano iconologico, un effetto di “astrattezza” alle figure, le quali non appaiono ben ancorate al terreno e salde sui loro piedi, ma sempre ondeggianti ed eteree; la scelta di imprimere curvature alle posture dei personaggi però potrebbe anche essere un’operazione volta a conferire un effetto di movimento. 

La gestualità, il contorno e la fisiognomica 

Altro tratto distintivo dello stile botticelliano, che spicca anche nel Cristo benedicente, è il modo in cui il pittore rappresenta le mani e la rispettiva gestualità. Anche in questo caso prevale l’effetto sinuoso, dato dall’impostazione snella, agile e sottile con cui il pittore è solito raffigurare gli arti, e in particolare le mani, dei protagonisti delle sue composizioni. 

Come per la sinuosità, ugualmente utile è un confronto tra la resa delle mani forate del Cristo benedicente e la resa degli arti e delle mani di altri soggetti delle composizioni botticelliane. 

Particolare dal Cristo benedicente
Particolare da Sant’Agostino nel suo studio, 1480 ca., Affresco, Chiesa d’Ognissanti (Firenze)
Particolare dall’affresco (staccato) di Venere e le tre Grazie offrono doni a una giovane
Particolare dalla Madonna del Magnificat, 1483-1485, tempera su tavola, Galleria degli Uffizi (Firenze)

Ma accanto alla gestualità, tipicamente botticelliano è anche il tratto fortemente marcato dei contorni delle figure, cosicché l’occhio dello spettatore che indugia sul dipinto lo possa sempre seguire in modo sicuro e continuo. Botticelli non cancella né stempera il disegno dei contorni delle figure che rappresenta, ma al contrario lo lascia sempre ben visibile ad occhio nudo, stagliando i personaggi sugli scenari delle composizioni. 

In questo senso è utile ricordare che lo stesso Vasari nelle Vite sottolinea come la prima grande disposizione del Botticelli fu proprio quella del disegno.

Sandro, che si era volto tutto a’ l disegno, invaghitosi della pittura si dispose a volgersi a quella.

Occorre poi non dimenticare, assieme alla sinuosità, alla gestualità e ai contorni, anche la fisiognomica dei personaggi di Botticelli. Questi sono sempre caratterizzati da tratti femminili anche in volti maschili, come sembra trasparire anche dal volto di Cristo nel dipinto preso in esame. 

Venere in Venere e Marte, 1482-1483, Tempera e olio su tavola, National Gallery (Londra)
Particolare dalla Madonna del Magnificat (ritratto di Giuliano de’ Medici giovane)

FONTI

Pescio C. (a cura di), Dossier Arte 2 – Dal Rinascimento al RococòGiunti

Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti 

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