Il “secondo Botticelli” nel Compianto sul Cristo morto

Presunto autoritratto di Sandro Botticelli in un dettaglio della Adorazione dei Magi, 1475, Galleria degli Uffizi, Firenze

Sandro Botticelli è stato uno dei maestri indiscussi del Rinascimento italiano. 

Lo studio dell’antico, l’interesse per i personaggi e le vicende della mitologia greca, la bellezza fiabesca e la sinuosità delle figure femminili rappresentate, fecero del Botticelli un assoluto rappresentante della Firenze medicea del secondo Quattrocento. 

Fu proprio alla corte dei Medici che il pittore fiorentino temprò la sua passione per l’antichità, attraverso la costante frequentazione di quel nucleo di grandi intellettuali e artisti che arricchivano la corte di Lorenzo de’ Medici. 

Marsilio Ficino (primo a sx), Angelo Poliziano (primo da dx) dettaglio della scena dell’Annuncio dell’angelo a Zaccaria, Domenico Ghirlandaio, Santa Maria Novella, Firenze

Ad esempio il filosofo Marsilio Ficino, che fondò l’Accademia platonica dove, nell’ottica di un recupero della tradizione filosofica classica, si traducevano le opere platoniche e si approfondivano gli studi del filosofo con una vera e propria attenzione filologica. Oppure Angelo Poliziano, forse il più grande poeta e cantore della Firenze di quell’epoca, grande conoscitore della mitologia ellenica, amico di Botticelli e probabilmente colui che “istruì” il pittore suggerendogli i tratti iconografici per la realizzazione dei capolavori allegorici de La Primavera (1482-83) e la Nascita di Venere (1484-85)

Tutt’oggi quando si pensa alla grande Firenze quattrocentesca dei Medici non possono che venire alla mente i grandi capolavori del Botticelli, in quanto espressioni di una temperie culturale che avvolgeva il capoluogo toscano rendendolo una sorta di “novella Atene” della penisola. 

La crisi spirituale: il secondo Botticelli 

“Che differenza fra la spontanea mobilità degli atteggiamenti e l’argentino scintillio dei colori nel periodo mediceo, e questa tetra, drammatica e in parte manierata rappresentazione savonaroliana!”

Sandro Botticelli, Pallade e il centauro, 1482-83, tempera su tela, Galleria degli Uffizi, Firenze

È normale pensare al Botticelli come il “pittore della Primavera”, ma è altrettanto importante sottolineare che vi furono “due Botticelli”. Il “primo” fu il pittore della mitologia classica, l’illustratore dell’antichità, il maestro delle linee sinuose e delle atmosfere fiabesche che fanno da scenografia a figure eteree, bellissime, immortali. 

Il “secondo Botticelli” è invece il pittore della cristianità che avverte la crisi sociale e politica di una Firenze che, dopo la morte del Magnifico nel 1492, perde la sua brillantezza e con la cacciata dei Medici dalla città nel 1494 diventa terra di tensioni: segno palpabile di uno splendore sfiorito. 

Fra Bartolomeo, Ritratto di Girolamo Savonarola, 1498, olio su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze

Qui Botticelli, colto da un’intensa crisi spirituale, resta ammaliato dagli insegnamenti di Girolamo Savonarola. Predicatore, “profeta” e uomo di fede, legato alla confraternita dei frati Dominicani, negli anni ’90 del quattrocento il Savonarola gironzolava per le strade di una Firenze in declino, predicando gli insegnamenti del Vangelo, incitando alla povertà e propugnando l’avvento di una nuova moralità come rinnovamento della Chiesa cattolica. 

La crisi socio-politica e le prediche di Girolamo Savonarola, di cui il pittore divenne seguace, ebbero una sensibile influenza sulla produzione artistica del Botticelli, a tal punto da rinnovare quasi radicalmente la sua cifra stilistica, anche sotto il profilo tematico: dall’armonia dei personaggi pagani il pittore si avventura nell’intensa espressività delle scene evangeliche. 

Si inaugura così l’ultimo periodo dell’opera botticelliana, ben lontana dalle amenità classiche del “primo Botticelli”.

Il compianto sul Cristo morto con santi Girolamo, Paolo e Pietro

Dell’ultimo periodo botticelliano vi è un’opera in particolare nella quale si può scorgere la radicale inversione pittorica dell’artista. 

Il dipinto risale al 1495 circa ed è la versione del Compianto sul cristo morto con santi Girolamo, Paolo e Pietro, attualmente conservato ed esposto all’Alte Pinakothek di Monaco. Come si può osservare, Botticelli sceglie di illustrare un soggetto molto caro alla tradizione iconografica occidentale e che tuttavia mostra un’importante frattura “tematica” e stilistica rispetto ai soggetti a cui l’artista aveva dedicato le sue opere più note.

Sandro Botticelli, Compianto sul Cristo morto con santi, 1495 ca, tempera su tavola, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera
Dettaglio, Maria e Giovanni Evangelista

Nell’opera vediamo illustrata la scena della lamentazione sul corpo di Cristo che si staglia sull’entrata del sepolcro. Al centro della composizione troviamo i soggetti principali: il corpo di Cristo viene debolmente sorretto da Maria che, coperta da una veste nera, sembra svenire stremata dal dolore. Ecco allora Giovanni Evangelista; come vuole la tradizione iconografica, accorre in aiuto reggendole il capo con la mano sinistra, mentre con la mano destra tende il sudario di Gesù, virtuosamente rappresentato dal Botticelli in trasparenza, con uno sforzo che emerge dal volto che oscilla tra il dolore e la concentrazione e dal piede destro che si punta per reggere il doppio peso.

Dettaglio

Disposte a triangolo attorno al corpo divino possiamo poi distinguere le tre Marie. La prima, in alto a destra, si copre la bocca e sgrana gli occhi per lo sbigottimento. In basso a destra, la seconda cinge il capo del Cristo e compassionevolmente lo bacia, mentre una lacrima, splendidamente raffigurata dal pittore, inizia a rigarle il volto. Al lato opposto invece si può distinguere la figura di Maria Maddalena che si china piegata dalla sofferenza e stringe affettuosamente i piedi di Gesù avvolti nel sudario. 

Dettaglio Maria Maddalena

Attorno al gruppo principale del dipinto, Botticelli rappresenta anche i santi Girolamo, Paolo e Pietro che osservano la scena con maggiore compostezza rispetto al coinvolgimento emotivo dei soggetti centrali. I tre santi vengono tratteggiati dal pittore con i propri tipici attributi iconografici. Da sinistra verso destra si possono distinguere San Girolamo leggermente incurvato e vestito con la tipica veste eremitica, mentre nella mano destra stringe una pietra con la quale si batteva il petto in penitenza. Accanto a lui e a sinistra di Giovanni l’evangelista si trova invece San Paolo, individuabile dall’attributo iconografico della spada. Infine, all’estremità destra del dipinto è raffigurato San Pietro che tiene nella mano sinistra le chiavi del paradiso. 

Oltre però all’elemento narrativo evangelico, l’aspetto che più sorprende in quest’opera e che appare il più lontano possibile dall’armonia classicheggiante del “primo Botticelli” è dato dall’estrema carica patemica che il pittore conferisce alla scena rappresentata. In particolare il gruppo centrale appare mosso e scosso da una intensa drammaticità che traspare nei volti, negli atteggiamenti e nei movimenti verso il basso che l’intero gruppo compie, come se il peso del corpo di Cristo fosse accentuato dal peso emotivo della sofferenza. 

In questa composizione il corpo “inarcato” di Cristo è rappresentato, come scrisse Supino, “dai capelli lunghi e senza barba, come lo descriveva Savonarola”. Esso funge da perno tematico e al contempo da “tirante” che regge e muove tutta la struttura compositiva del gruppo principale, in cui i personaggi crollano drammaticamente nella sofferenza di reggere il peso di un Dio che muore. 

È un “mondo che cade” quello rappresentato dal Botticelli e da cui emerge una crisi spirituale che attanaglia l’animo sofferto dell’artista.

Nella scena, come scrisse Igino Benvenuto Supino in un breve saggio su Botticelli, “il tragico lamento per il Redentore morto sembra ripercuotersi fin sulle pietre della tomba rocciosa”, in questo modo “la esagerata espressione del dolore, la convenzionalità con la quale son mosse le due figure dei santi Paolo e Girolamo, mostrano l’artista nel suo ultimo periodo.”

FONTI

Pescio C. (a cura di), Dossier Arte 2 – Dal Rinascimento al RococòGiunti

I.B. Supino, Sandro Botticelli, Bologna, A.F. Formiggini editore, 1909 

CREDITI

Copertina

Autoritratto Botticelli nell’Adorazione dei Magi 

Marsilio Ficino e Poliziano

Pallade e il centauro

Ritratto di Girolamo Savonarola

Compianto sul corpo di Cristo con santi

 

 

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