È sempre più facile sentir parlare di anoressia. Spinti dalla ricerca esasperata di un corpo sempre più perfetto, nel tentativo di uguagliare i canoni di fisico proposti dalle pubblicità e dai social, ogni anno – solo in Italia – 2 milioni di adolescenti (le vittime sono prevalentemente anche se non esclusivamente di sesso femminile) cadono nel baratro. Sentendosi a disagio con il proprio fisico, provando una vera e propria repulsione per sé stessi, smettono di mangiare, rendendo il cibo proprio nemico e rifiutandolo sotto qualsiasi forma. Il fenomeno è purtroppo in aumento e si sta pericolosamente abbassando l’età delle giovani colpite (sempre più frequenti sono i casi di disturbi dell’alimentazione tra preadolescenti, tra gli otto e dodici anni).
Questi dati appaiono preoccupanti e spaventosi. Ma ancora più inquietante è il fenomeno che negli ultimi anni si sta diffondendo su internet: il pro-ana. “Ana” è l’abbreviazione di “anoressia” e “pro” sta ad indicare l’amore, quasi il culto, per questa condizione patologica.
Il pro-ana è un movimento di promozione dell’anoressia che nasce su internet ed unisce il desiderio di appartenenza ad un gruppo, tipico degli adolescenti, a tutti i comportamenti malsani e dannosi all’assunzione dei quali questa patologia spinge. Sembra la trama perfetta per un romanzo distopico, così terribile da poter sembrare impossibile, ma purtroppo accedere ad un sito o un blog “pro-ana” è estremamente facile, troppo. Digitando semplicemente “pro anorexia” nella barra di ricerca di Google ci si può imbattere in numerosi siti nei quali un qualsiasi ragazzino con un disturbo dell’alimentazione può imbattersi, entrare in contatto con altri giovani simili a lui ed essere incentivato nel praticare uno stile di vita che nel tempo può rivelarsi letale. Molto diffusa è anche la creazione di gruppi Whatsapp, in modo da poter comunicare più velocemente e in maniera più costante, così da non rimanere mai senza il supporto delle altra Ana e rischiare di cadere nella tentazione del cibo. Diventare Ana è un obiettivo, una possibilità di realizzazione, un sogno, il sogno di non avere, un giorno, più bisogno del cibo. Per raggiungere questi “traguardi” ci sono delle regole ben precise da seguire, o addirittura sono indicate delle diete, tutt’altro che sane. Si possono ingerire al massimo 800 calorie al giorno, e ogni caloria deve essere smaltita tramite esercizio fisico. Non si mangia dopo le 17. Chi infrange le regole deve autopunirsi, vomitando tutto il cibo superfluo, facendosi corrodere dal senso di colpa.
Sapere che sul web esistono anche queste realtà fa accapponare la pelle. Le dinamiche ricordano quello che è avvenuto con lo scandalo della Blue Whale: ragazzini fragili che su internet entrano in contatto con mondi sconosciuti e dannosi dai quali è poi molto difficile uscire. È quindi opportuno che tutti i genitori, senza demonizzare quello straordinario strumento che è il web, supervisionino i figli, specialmente se piccoli, impedendo loro di causarsi dei danni a volte irreparabili.
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