fattoria degli animali

La fattoria degli animali: da rivoluzione a regime

“Tutti gli animali sono uguali

Ma alcuni sono più uguali degli altri”

È questo il punto a cui si giunge nella Fattoria degli animali di George Orwell, quando i maiali modificano l’ultimo dei sette comandamenti “Tutti gli animali sono uguali”. Qui siamo già nel momento in cui la rivoluzione si è trasformata in regime. Quasi tutti noi, magari anche dal liceo, ricordiamo di che cosa parla questo libro. La risposta sarebbe la Rivoluzione sovietica, che viene ripercorsa nei suoi eventi principali, fino all’affermarsi e allo stabilizzarsi del comunismo, a tal punto che quasi nessuno degli animali ricorda più i tempi precedenti. Michele Mari però nella postfazione alla sua traduzione del 2019 mette in guarda dal fermarsi soltanto a una lettura storicista, che appunto è in grado di riferire ogni personaggio e ogni avvenimento alla realtà dei fatti.

La favola, l’interpretazione storicista e l’allegoria

C’è anche una possibile lettura allegorica più ampia: La fattoria degli animali allora chiama in causa tutti i totalitarismi, di qualunque fazione politica. Eppure non bisogna dimenticare la bellezza di questo libro e del genere della favola, ripreso da Fedro ed Esopo, in quanto tale. Talvolta forse sarebbe necessario leggere o rileggere La fattoria degli animali con gli occhi di un bambino, che non sa nulla della Storia e dei suoi sviluppi successivi e cogliere ad esempio la caratterizzazione dei personaggi e il loro modo di comportarsi così umano. Secondo Mari, Orwell “ha inventato la commuovente abnegazione dell’ottuso ma generosissimo cavallo Grondano la scorbutica saggezza e lungimiranza dell’asino Beniamino, la demente ecolalia delle pecore, l’angosciosa ossessione del mulino, il magnetismo e insieme l’instabilità dei sette Comandamenti”. Possiamo riconoscere nel Maggiore Lenin, in Palla di Neve Trotskij scacciato e fatto uccidere da Stalin, intuibile in Napoleone. Però si tratta di capire quanto renda subalterna la favola legarla solamente a questa interpretazione.

La rivoluzione

L’idea della Fattoria degli animali venne a Orwell nel momento in cui vede un cavallo che viene frustato da un bambino di dieci anni. Inizia a guardare il marxismo dal punto di vista degli animali. Così pensa, che se avessero preso coscienza della loro situazione, si sarebbero potuti ribellare.

Ma ripercorriamo un attimo la storia. Gli animali della fattoria del Signor Jones, stanchi di morire di fatica e di lavoro, ma di aver poco da mangiare, si ribellano contro il proprietario. Cacciano gli esseri umani e, intrisi di ideali di egualitarismo, stabiliscono delle regole, per garantirsi una convivenza armonica:

1. Tutto ciò che va su due gambe è un nemico.

2. Tutto ciò che va su quattro gambe, o ha ali, è un amico.

3. Nessun animale indosserà vestiti.

4. Nessun animale dormirà in un letto.

5. Nessun animale berrà alcolici.

6. Nessun animale ucciderà un altro animale.

7. Tutti gli animali sono uguali.

All’inizio sembra attuarsi una certa giustizia sociale: si dividono il lavoro e il cibo, tutti imparano a leggere e a scrivere. Presto però i maiali si dimostrano a capo della rivoluzione e del regime; le pecore e i cavalli anno quello che viene ordinato loro. Alla fine l’uguaglianza e la prosperità conseguente tanto acclamate e ventilate non si verificano: gli inverni sono duri, gli animali tornano a soffrire la fame, il freddo e la fatica ancora più di prima, questa volta sotto un nuovo padrone. Viene innalzato un culto al lavoro. Il cavallo Grondano, capace di sopportare la fatica il triplo di tutti gli altri, lavorando per la costruzione di un mulino, si ferisce e viene mandato al macello.

Da rivoluzione a regime

Pian piano si ristabilisce una gerarchia, a capo della quale si pongono i maiali, in quanto più intelligenti. Si proclamano custodi della rivoluzione. Sembrano violare le leggi apertamente, ciononostante quando gli animali tornano a leggere le regole affisse alla parete del granaio le trovano modificate. Grazie a certe sottigliezze rendono accettabili comportamenti che altrimenti non lo sarebbero stati. Ad esempio ora i maiali possono dormire sui letti, purché siano senza lenzuola oppure è consentito bere alcol, ma con moderazione. Nel frattempo è iniziata la repressione. Gli animali uccidono altri animali, anche se prima non era consentito. Chiunque si mostri  contrario al regime è in disaccordo con la rivoluzione, quindi viene ucciso. Dunque, anche se Beniamino si rende conto di quello in cui si è trasformata la rivoluzione, non può far altro che tacere con amarezza. I maiali hanno sostituito gli umani, sfruttano allo stesso modo i vantaggi e i privilegi concessi dall’ignoranza del popolo. Sostengono sia fondamentale il loro lavoro di supervisori e la loro capacità di gestire la burocrazia. Si occupano di fantomatici documenti, grazie ai quali la fattoria può funzionare. Intanto passano il tempo a mangiare e bere sulle spalle degli altri animali. Nei giorni di festa vanno in giro con il nastro verde e arrivano a vestirsi come umani e a trattare con gli uomini.

Pubblicazione dell’opera e George Orwell

Quattro editori rifiutarono La fattoria degli animali, prima della sua pubblicazione. Al quinto il Ministero dell’informazione sconsigliò caldamente di dare l’opera alle stampe. Non era possibile fare satira antisovietica, mentre durante la Seconda Guerra mondiale la Gran Bretagna si era alleata con l’Unione Sovietica. Eppure, Orwell decide di schierarsi contro i totalitarismi e dalla parte della libertà di parola. Il libro, scritto tra il 43 e il 44, viene pubblicato a guerra finita, nel 1946.

L’autore nasce in Inghilterra nel 1903. Terminati gli studi, soggiorna in India per cinque anni e viaggia, vivendo negli anni ’30 tra Parigi e Londra. In quel periodo inizia a scrivere: tra le sue opere ci sono Senza un soldo a Parigi e Londra, La strada di Wigan Pier, Omaggio alla Catalogna. Prima inviato come corrispondente, partecipa alla guerra civile spagnola. Da quel momento in poi si rende conto che tutto quello che scrive è contro i totalitarismi e a favore del socialismo democratico. Per Orwell il socialismo si dovrebbe basare su un’uguaglianza sociale ed economica, pur preservando la libertà e la democrazia. Inoltre si accorge di quanto i giornalisti e la politica modifichino gli eventi nell’informazione per servire le ideologie. Anche oggi forse La fattoria degli animali ci invita a fare attenzione alle ideologie, a non chiuderci su un’unicità e a conservare un’ottica di pluralità. George Orwell muore nel 1950, l’anno precedente pubblica la sua opera più famosa, 1948, che riprende temi già della Fattoria degli animali.

FONTI

George Orwell, La fattoria degli animali, 2019, Mondadori

Treccani.it

Illibraio.it

ilfattoquotidiano.it

ilfilodritto.com

internazionale.it

CREDITI

copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.