Bioscience

Colossal Bioscience e l’encione: l’alba di un “nuovo” Jurassic Park?

Era il 1993 quando al cinema, in Italia, usciva Jurassic Park, film tratto dall’omonimo romanzo scritto da Micheal Crichton. Il film, che narra le vicissitudini di un gruppo di scienziati i quali creano un parco a tema, popolato da dinosauri clonati a partire dal DNA recuperato da un’ambra, fece segnare il record di incassi nella storia del cinema fino a quel momento. Una storia sicuramente fantascientifica, che 32 anni dopo potrebbe non esserlo più.

Questa volta non sono i dinosauri a creare scalpore ma bensì l’encione, il mitologico meta-lupo di Games of Throne. Infatti è di inizio aprile la notizia che la Colossal Bioscience, azienda americana impegnata nel settore biotecnologico, ha riportato in vita l’encione; sul loro sito si legge: “abbiamo de-estinto l’encione”.

L’encione

L’enocione era un predatore preistorico che abitava il Nord America durante il Pleistocene. Estintosi circa 10.000 anni fa, è stato riportato in vita grazie all’estrazione di DNA da resti fossili, tra cui un cranio di 72.000 anni e un dente di 11.500 anni. Questi frammenti genetici sono stati combinati con il DNA del lupo grigio, suo parente più stretto, utilizzando tecniche avanzate di editing genetico e clonazione. Gli embrioni ottenuti sono stati impiantati in una madre surrogata, che ha dato alla luce i tre cuccioli nell’ottobre 2024. La Colossal Biosciences ha condiviso un video emozionante del primo ululato di un enocione dopo millenni, dichiarando: “Stai ascoltando l’ululato di un enocione, il primo da oltre 10.000 anni”.

Ma perché riportare in vita una specie estinta, a quale pro?

Le motivazioni sono varie: ricostruire ecosistemi perduti, fare ricerca genetica, testare tecnologie che potrebbero salvare specie a rischio oggi, ma non tutti sono d’accordo. Molti scienziati si chiedono se sia giusto investire risorse per “resuscitare” il passato, invece di proteggere e preservare le attuali specie che sono a rischio di estinzione in questo momento. E poi: dove vivrà l’enocione? In un parco chiuso? O tornerà in natura, magari scombinando gli equilibri attuali? L’equilibrio degli ecosistemi è molto delicato e l’introduzione di specie aliene (estranee ad un determinato ecosistema) possono essere catastrofiche. Basti pensare all’introduzione delle cimici asiatiche in Italia: quand’è l’ultima volta che abbiamo visto una cimice “verde”?

La specie aliena per eccellenza: il caso Zea Mais

Conosciuto come “Granoturco“, il mais è un esempio lampante di come sia facile alterare gli equilibri degli ecosistemi. Esso infatti è nativo dell’America centrale ed è stato esportato in tutto il mondo. La sua introduzione in nuovi ambienti può avere conseguenze devastanti sugli ecosistemi locali anche senza tecnologie di supporto. Come evidenziato da Micheal Pollan ne “Il dilemma dell’onnivoro“, questa pianta è in grado di colonizzare vasti territori, spesso soppiantando la biodiversità locale. Inoltre gioca un ruolo chiave nel sistema industriale alimentare, quindi non si tratta semplicemente di una coltura introdotta, ma di un organismo che, sostenuto dalla tecnologia e dalla logica della massimizzazione, altera il metabolismo stesso degli ecosistemi agricoli. Questa fenomeno può essere visibile anche ai nostri occhi: basti osservare i giardini pubblici o privati che sorgono in prossimità dei campi di granoturco, se facciamo attenzione possiamo notare che esso, trasportato dal vento e dagli uccelli, tende a crescere e ad invadere completamente i terreni limitrofi.

L’uomo e i deliri di onnipotenza

Abbiamo una visione completamente antropocentrica. L’uomo è al centro di tutto e cerchiamo di elevarlo sopra ogni cosa. Nel corso della nostra breve storia abbiamo cercato di farlo in ogni modo e i casi del Granoturco e dell’encione, ne sono un chiaro esempio: è giusto? E’ corretto pensare di essere i padroni dell’universo? E’ corretto pensare di essere superiori a tutti gli altri esseri viventi, piante, animali o microrganismi? Possiamo davvero pensare di poter devastare ogni tipo di ecosistema con il fine teorico di aumentare il nostro benessere e decidere poi di riportare in vita a nostro piacimento specie ormai estinte?  Inoltre, il nostro benessere aumenta realmente o è solo un’apparenza? E se aumenta, aumenta in modo temporaneo o permane nel tempo?

La bioetica

La bioetica è una disciplina nata negli anni Settanta con l’obiettivo di riflettere in modo critico e interdisciplinare sulle implicazioni morali delle pratiche mediche e delle scienze della vita. Introdotta dal biologo Van Rensselaer Potter, nasce come ponte tra sapere scientifico e valori umani. Tra i suoi temi centrali vi sono la sperimentazione clinica, l’eutanasia, la procreazione assistita, il rispetto per l’ambiente e i diritti del paziente. La bioetica si fonda su principi fondamentali come l’autonomia dell’individuo, la beneficenza, la non maleficenza e la giustizia, proponendosi come guida etica per un progresso scientifico rispettoso della dignità umana e dell’ambiente.

Conclusioni

Sostituirsi ad entità superiori può mettere in pericolo non solo la nostra sopravvivenza, intesa come specie umana, ma la sopravvivenza del mondo intero. Forse dobbiamo iniziare di nuovo a porci dei dubbi, dei limiti e delle regole. Dubbi e regole che già negli anni Settanta sembravano necessari e fondamentali per la coesistenza e il quieto vivere degli ecosistemi e del progresso scientifico, ma che forse abbiamo un po’ perso di vista.

FONTI

Colossal.com

Corriere.it

Leggo.it

Treccani.it

Micheal Pollan, Il dilemma dell’onnivoro, Adelphi, 2006

CREDITS

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