Il rumore dei tasti, metallico e sordo, è un vezzo a cui gli appassionati ricollegano grandi scrittori e giornalisti del Novecento, in una scena completa di disordine, sigarette, luce soffusa e silenzio religioso. Ma quali sono i segreti di questo ingegnoso e affascinante marchingegno? Scopri gli 8 segreti su questo strumento!
1. “Macchina da scrivere” o “macchina per scrivere”?
Popolarmente “macchina da scrivere” in modo apparentemente errato, è in realtà un uso corretto della preposizione “da” con il significato di fine o scopo. Altri esempi: ferro da stiro, moto da corsa, abito da sera, servizio da tè, sala da ballo, gomma da cancellare. L’espressione “macchina per scrivere” è ugualmente usata, ma meno diffusa.
2. Il brevetto italiano
L’italiano Giuseppe Ravizza brevettò a Torino il 1° settembre 1855 il Cembalo Scrivano, una macchina da scrivere a scrittura visibile, con una tastiera simile a quella dei cembali su cui erano dipinti alfabeto e segni d’interpunzione. Quando morì Ravizza, nel 1885, in Italia si diffuse la Remington, favorendo l’errata convinzione della paternità americana.
3. Remington No. 1: primo successo commerciale
Remington No. 1 è stata la prima macchina da scrivere di successo commerciale: nel 1865 Philo Remington trasformò in società per azioni la E. Remington and Sons, fabbricante d’armi, con l’obiettivo di diversificare la sua produzione.
4. I tasti a disposizione Qwerty
La disposizione dei tasti nelle macchine da scrivere è rimasta la stessa dal 1864 a oggi. Secondo lo schema QWERTY (le prime 6 lettere a sinistra della tastiera), permetteva alle dattilografe di scrivere velocemente, mettendo le lettere più usate a portata di dita.
5. Un lavoro da donne
L’invenzione di questo apparecchio ebbe un grande impatto sulla vita d’ufficio nel mondo occidentale. La macchina da scrivere diede alle donne posti di lavoro in ufficio, facendo guadagnare loro fino a 10 volte di più rispetto ai lavori in fabbrica o domestici. Infatti erano considerate più veloci e più precise nella digitazione rispetto ai colleghi maschi, e costavano meno della manodopera maschile.
6. Un tutt’uno con la macchina
Inizialmente l’espressione “macchina da scrivere” era utilizzata per indicare non solo la macchina, ma anche la persona che ne esercitava l’attività. La Remington aveva identificato questa figura in una donna, pertanto la prima macchina per scrivere venne decorata interamente con fiori per rendere il meccanismo più ammiccante per il sesso femminile.
7. Olivetti, orgoglio italiano
La storia della Olivetti iniziò il 29 ottobre del 1908 quando Camillo Olivetti costituì a Ivrea la “Ing. C. Olivetti & C.”, la “Prima fabbrica nazionale di macchine da scrivere”. All’EXPO di Torino del 1911 la M1 è “macchina da scrivere di primo grado. Disegni originali, scrittura visibile, tastiera standard, bicolore, tabulatore decimale, tasto di ritorno, marginatore multiplo, lavorazione moderna di assoluta precisione”.
8. Scrittori e macchine da scrivere
Sylvia Plath, Charles Bukowski e Truman Capote usavano La Royal HH. Charles Bukowski, Jack Kerouac, Virginia Woolf e F. Scott Fitzgerald la Underwood Standard. La Olivetti Lettera 22 era usata da molti autori tra cui Indro Montanelli, Pier Paolo Pasolini, Leonard Cohen, Sylvia Plath e Cormac McCarthy.
CREDITS