Lente d’Ingrandimento: RASTAFARIANESIMO, NON SOLO DREAD E MARIJUANA

 

Lunghi capelli in forma di dreadlocks, musica reggae, uso di marijuana: il movimento Rastafari sembra essere conosciuto e visto con curiosità da molti giovani. Ma in cosa consiste? Cosa c’è dietro alle canzoni di Bob Marley?

Un po’ religione, un po’ stile di vita, un po’ filosofia. E’ un movimento giovane, nasce meno di cento anni fa, negli anni ’30 del ‘900.
Presenta diversi punti in comune con le grandi religioni monoteiste: ad esempio, ha come testo di riferimento la Bibbia, ma dà alcune interpretazioni piuttosto particolari, sostenendo ad esempio che Dio, chiamato da loro Jah, sia nero. Egli si sarebbe incarnato in Hailè Selassiè, ultimo re di Etiopia, al potere dal 1930 al 1936 (fino all’invasione fascista) e dal 1941 al 1975. Costui sarebbe un discendente del biblico re Salomone e della regina di Saba, come la maggioranza degli Etiopi.
Questo stato africano viene perciò visto come una sorta di Terra Promessa, sede di Zion, paradiso terrestre, in opposizione alla Giamaica, stato in cui il movimento si è sviluppato con più forza, a causa dei forti contrasti fra la popolazione di origine africana e i bianchi.

Estremismi del Rastafarianesimo sostengono una superiorità di chi ha carnagione scura sui bianchi, nato anche da risentimenti risalenti ai traffici di schiavi che hanno causato una sorta di diaspora degli africani. La spiritualità ha unito in sè aspetti del cristianesimo ortodosso etiope con cerimonie tribali precedenti: l’uso di bonghi e di droghe leggere come la Maijuana sono pratiche comuni per avvicinarsi a una divinità che i Rastafariani pensano di poter trovare anche in se stessi.

A cura di Sara Ottolenghi

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