A distanza di due anni dall’ultimo lavoro i Die Antwoord tornano sulla scena con un nuovo disco all’altezza delle aspettative. Dopo $O$ nel 2009, Ten$ion nel 2012 e Donger Mag nel 2014, il gruppo pare aver un’idea molto chiara sulla strada da percorrere tra rap ed elettronica, ma sulla questione del genere torneremo più in là.
Se qualcuno volesse informarsi, di certo non potrebbero passare inosservati gli studiatissimi e variopinti music video, la vocina della cantante Yolandi Visser al limite tra il bambinesco e il demoniaco, e il fatto che i brani siano cantati in gran parte in afrikaans.
Interessanti molto, originali senza dubbio, coerenti pure. I loro dischi sono sempre un mix tra sezioni dance con suoni e ritmi discotecari e altre in cui si passa a un rap della più vecchia scuola, cantato con cattiveria sulla spoglia base di una drum-machine. Banana Brain, il primo brano estratto dall’album è piuttosto emblematico del loro genere.
Ninja, la voce maschile, segue a braccetto la base dal primo all’ultimo brano, talvolta la supera. Il flow di Yolandi è impressionante per rapidità e sillabaggio, e la minuta sudafricana si candida senz’altro a entrare tra le migliori del suo genere. Poi c’è un produttore, Dj Hi-tech, su cui la band preferisce lasciare un velo di mistero senza rivelarne mai il vero volto. Insomma, si tratta di un duo di grandi rapper. Fenomenali addirittura. Importante sottolineare che lo sono anche in quanto totalmente differenti dagli altri della scena rap/hip-hop odierna, più orientata verso la trap, piena di autotune, che ostenta opulenza (anche in Italia), molto egocentrica e superficiale per quanto riguarda i contenuti e con produzioni talvolta clamorosamente semplici o affrettate.
Il tono dei lavori dei Die Antwoord rimane serio per non dire cupo; la voce sembra quella di un bambino, sì, ma non è senz’altro giocoso. I DA semplicemente non scherzano e non lo fanno mai, la loro musica è rap fatto in Sudafrica e il sangue afrikaans scorre loro nelle vene, tanto da farli sentire portavoce dell’intera nazione (come dice Ninja in un’intervista). Tutto ciò è fatto con grande sensibilità, orecchio, consapevolezza di fare qualcosa di nuovo allontanandosi, a conti fatti, da entrambi i generi accennati sopra.
I Die Antwoord, in italiano “la risposta”, infatti definiscono il proprio genere zef, cioè “comune”, anche inteso come unione pacifica delle popolazioni nera e bianca post-apartheid. “Zef è: tu sei povero ma sei stravagante, tu sei povero ma sei sexy, tu sei povero ma hai stile“, dicono i membri del duo. La definizione calza a pennello, si tratta di rap fatto bene, in maniera originale, sensuale (basti vedere la figura di Yolandi in qualsiasi music video) e propria. Ma sempre e soprattutto rap.
“He likes his coffee black like his soul” recitano in We Have Candy. Saranno proprio queste loro velate dosi di amarezza e serietà il loro punto di forza?
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