Il buon cowboy, il cattivo, lo sceriffo e il cartello messicano: il film dei fratelli Coen presenta tutto quello che ci aspetteremmo da un normale western, salvo poi scongiurare tutte le sue premesse. Ormai infatti non è più tempo per una distinzione così netta tra i personaggi, tra Bene e Male, tra moralità e violenza. Ormai siamo in un mondo in cui il genere western è anacronistico, perché questo Non è un paese per vecchi.
Prima ancora di introdurci ai personaggi però, la macchina da presa ci introduce al paesaggio: siamo nel West Texas, alla frontiera con il Messico, il luogo ideale per un canonico western. È solo sensato che sia in tale luogo che tutti i personaggi che man mano ci verranno presentati siano perfettamente integrati. Conosciamo infatti Llewelyn Moss (Josh Brolin), il nostro cowboy, veterano della guerra in Vietnam, che durante un momento di caccia scopre quello che rimane di una regolamento dei conti tra cartelli di droga e ne rinviene una valigetta piena di soldi. Segue poi lo sceriffo Ed Tom Bell (Tommy Lee Jones), radicato da generazioni nel suolo texano, che indagherà sull’accaduto e cercherà di ritrovare Llewelyn ormai in fuga; il cacciatore di teste Carson Welles (Woody Harrelson), cui unico scopo è lucrare dalla situazione; e il cartello messicano, alla ricerca anch’esso della valigetta che gli appartiene.
Se tutti questi personaggi appartengono al suolo texano e al paradigma western, ve n’è uno che soffre l’etichetta, ed è niente meno che il cattivo, cioè Anton Chigurh (Javier Bardem). Fin dal primissimo momento in cui incontriamo Chigurh comprendiamo infatti che non si tratta dello stereotipico cattivo da western: non è un criminale interessato ai soldi ma è se mai un omicida psicopatico. Tuttavia egli non prova soddisfazione sadica o sessuale nel portar via la vita alle vittime, ma se mai compimento e trasporto quasi mistico, quasi stesse portando a termine una missione spirituale.
Nonostante infatti Chigurh sia evidentemente psicopatico, egli non sembra avere doppi fini, non sembra volere ciò che vorrebbe un cattivo normale. Egli segue semplicemente delle precise regole e cioé uccide chi si frappone tra sè e il suo obiettivo, oppure coloro che considera meritevoli della morte, cioé coloro che non sembrano veramente avere delle regole. Anche in questo caso, però, non sarà lui a scegliere per la vittima ma permetterà a questa di adempiere al suo destino chiamando testa o croce dopo aver lanciato una monetina.
Chigurh dunque più che ad un criminale incallito, o ad un killer psicopatico, è assimilabile ad un angelo della morte, un fantasma che nessuno riesce mai a intravedere, e al quale non si possono attribuire vere colpe. Egli infatti non è davvero una figura umana, ma un personaggio inumano senza libero arbitrio, e completamente sottomesso al fato, unica vera regola che segue. Nonostante dunque uccida nel portare a termine il destino, egli non può essere considerato colpevole, come invece gli altri personaggi cercano di definirlo. E saranno proprio gli altri personaggi a risentire di una presenza del genere, imprevedibile poiché incoprensibile, dato che non segue regole umane, ma quasi divine.
Ciò che risente di più del personaggio di Chigurh è il film stesso, ed in particolare il genere western in cui noi stessi cerchiamo di incasellarlo. Poiché infatti il cattivo è difficilmente assimilabile ad un vero criminale incallito, non possiamo ottenere un vero e proprio duello finale con i personaggi che consideriamo invece protagonisti e buoni. Il punto focale del western dunque, lo scontro risolutore del dilemma morale, non avverrà mai perché non è possibile determinare un vero e proprio vincitore, che sia il Buono o il Cattivo, e così l’impianto morale e narrativo di quello che pensavamo essere un western cade.
Ciò è diretta conseguenza del fatto che se non può più esistere una netta differenza tra il Bene e il Male, non può più esistere neanche il western, legato ad una concezione in bianco e nero della vita umana, divisa tra buoni e cattivi, moralità ed immoralità. In quanto genere legato al passato, esso dev’essere superato cercando di testimoniare violenza insensata, di tutte quelle sfumature spesso difficilmente comprensibili ma che hanno sempre caratterizzato l’essere umano.
Per questo dunque non è più tempo per i vecchi, per una mentalità che sia ancora legata alla concezione tipica dei western in cui tutto o è bianco o è nero. La società ha provato che questo modello è obsoleto, e Chigurh non è altro che colui che può farci aprire gli occhi, così come avverrà allo sceriffo, che capirà che questo non è un paese per vecchi.
CREDITS