“Gomorra” è il romanzo d’esordio di Roberto Saviano pubblicato nel 2006 dalla casa editrice Mondadori. Tradotto in più di 50 paesi, è diventato un best seller raggiungendo le 10 milioni di copie vendute.
Il libro è il racconto del mondo criminale della Camorra: il sistema, la famiglia e la sua quotidianità.
Non si parlerà delle tematiche che Saviano affronta, bensì si cercherà di parlare della tenacia, dell’intraprendenza e dell’incredibile coraggio dell’autore.
Roberto Saviano nasce a Napoli il 22 settembre 1979. A soli 27 anni prende la decisione di prendere carta e penna e scrivere. Non vuole scrivere di viaggi fantastici, amori impossibili o di qualsiasi altra cosa che possa suscitare un sorriso sul volto dei lettori. A soli 27 anni prende l’impavida decisione di scrivere, anzi, di descrivere il sistema della Camorra.
Durante la lettura, il lettore prova ad immaginarsi – senza successo – le giornate trascorse accanto a dei sicari, a semplici spacciatori o al centro della guerra tra i clan. Sente per la prima volta nomi a lui sconosciuti, ma effettivamente, ricercati dall’intera Unione Europea e comincia a sentirsi troppo piccolo in un mondo così grande e così crudele. All’interno del romanzo, si parla di moda, del vestito di Angelina Jolie, dei traffici internazionali di cui Napoli era il centro vitale. Si parla di droga e di morte. Non c’è niente di glorioso in tutto questo, non c’è nulla che possa suscitare quel sorriso voluto dai lettori, ma è questa la sua forza: la realtà. Ci si stupisce quando si capisce che è quella la realtà e la quotidianità vissuta da moltissimi uomini, da moltissimi adolescenti e, infine, da moltissimi bambini. Ci si stupisce e si ha paura per loro. Non si riesce ad immaginare il terrore di essere scoperto con cui ogni giorno Roberto Saviano doveva confrontarsi, la paura di essere ucciso – magari per essersi trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato – e poi il coraggio di mettere su carta ogni cosa. Ogni nome. Ogni fatto. Ogni morte. Ogni azione criminale. OGNI PROVA.
Saviano scrisse: “Io so tutto e ho le prove”
– Ogni azione corrisponde ad una reazione uguale o contraria – e quella reazione non tardò ad arrivare. Minacce, telefonate mute, progetti per eliminare la causa di tanti arresti e di tanta crisi all’interno di quell’organizzazione criminale. A causa del successo ottenuto e dopo una denuncia pubblica da parte dell’autore nei confronti di alcuni capi del clan, il 13 ottobre 2006 il Ministro dell’Interno decise di assegnargli una scorta per ovvi motivi di sicurezza.
Il 14 ottobre 2008 un ispettore di Polizia di Milano informò la direzione distrettuale antimafia di un piano per uccidere lo scrittore e gli uomini della scorta con un attentato sull’autostrada Roma-Napoli entro Natale. Tuttavia queste dicerie vennero negate dagli stessi ideatori del piano dopo che essi furono interrogati dai magistrati, ma non negarono la condanna a morte di Saviano da parte del clan dei Casalesi. Per questo motivo, nello stesso anno Roberto Saviano decise di lasciare l’Italia e prendersi una “pausa” da tutto ciò. Una pausa da tutti i suoi pensieri. Una piccola pausa da ciò che era diventata la sua vita.
L’elemento strabiliante è che dopo tutto quello che ha passato, dopo una vita sotto scorta, una vita immersa completamente nel terrore, Roberto Saviano è ancora qui a combattere una guerra contro gran parte del nostro Bel Paese, una guerra contro un’organizzazione criminale salda, contro un sistema che pareva essere intoccabile. Una guerra che, forse, non finirà mai, ma che lui continua a combattere. E questo merita grande rispetto.
FONTI:
Wikipedia;
“Gomorra” – Roberto Saviano, Mondadori;
credits: copertina,