Generazione Identitaria. Facile creare un nemico, meno dare soluzioni

La polemica nata dalle dichiarazioni del P.M di Catania Zucaro sulla legittimità delle azioni delle ONG che si occupano di offrire il primo soccorso ai migranti nel canale di Sicilia non accenna a placarsi. Con l’arrivo dell’estate e di condizioni di navigazione più semplice si innesta poi in modo ancor più contingente sull’esigenza di fare fronte all’enorme numero di persone che sbarca sulle coste italiane, nel disinteresse del resto d’Europa, nell’ordine anche delle migliaia al giorno.
Sono molte le realtà che si stanno mettendo in campo – e spesso – in mare, per gestire questo spinoso tema. Anche in conseguenza delle dichiarazioni del magistrato, se ne è però aggiunta una del tutto particolare.
Si tratta di Generazione Identitaria. Questo movimento, che si definisce come apartitico, non è però nato per questa specifica funzione. Piuttosto è una realtà nata nel 2012 ad opera di cinque giovani che – stando al loro statuto – si propongono di difendere quella che essi ritengono “l’identità univoca etnica e culturale dell’Italia”, rafforzata però, specificano, dalle identità locali. Ciò si traduce, prevedibilmente, in un contrasto tanto allo Ius Soli quanto alla lotta contro gli “islamisti”, nell’ottica di un contrasto  – citiamo dal loro sito – “all’inganno dell’emigrazione”, perpetrato dai “media e delle autorità corrotte dell’Occidente”.

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In questo contesto, questi giovani hanno deciso di contrastare a modo loro la grande emigrazione. Come farlo? A rispondere, ai microfoni di SkyTg 24 Pomeriggio del 14 luglio 2017 Lorenzo Fiato, portavoce del movimento. Il giovane ha asserito ai microfoni di Federica de Sanctis che la sua associazione ha acquistato una nave, la C-star, battente bandiera del Gibuti prima e di Mongolia ora, sul quale è imbarcato un equipaggio internazionale composto da quelli che definisce solo “professionisti” provenienti da molte nazioni, fra cui Italia e Germania. Sull’origine di questa nave, si sollevano però alcuni dubbi. Li dichiara Famiglia Cristiana, spiegando che la nave appartiene alla società Maritime Global Service Limited, con sede a Cardiff, il cui socio unico è uno svedese cinquantenne, Ergstrom, che guida un gruppo di società specializzata in difesa privata. In particolare, quella nave veniva usata per trasportare mercenari armati, in gran parte russi e ucraini. Prima di ciò, la nave apparteneva a Jerome Paolini che – stando a un   rapporto sul commercio di armi del Parlamento inglese – la usava come Santabarbara galleggiante, deposito di armi su vascello. Ora è invece impiegata nel mediterraneo. Con quale obbiettivo? L’operazione si chiama “Defend Europe” e  l’intento Fiato lo ribadisce più volte, in modo quasi ossessivo: “distruggere la retorica che le ONG salvano le vite”. Che cosa intenda non lo esplicita mai. Asserisce però che “le ONG non hanno alcun potere una volta che le persone sbarcano”. Quali saranno le modalità concrete? Fiato spiega di voler prendere accordi con le autorità libiche, in particolare con la Guardia Costiera libica, segnalando però in primo luogo ai libici tutte le navi che volessero sbarcare in Italia. Afferma di avere contatti in loco, dei quali però per motivi di sicurezza non può esplicitare l’identità e i compiti. Ne esce un programma piuttosto nebuloso, che tuttavia prevede in primo luogo la sosta, dopo la partenza – vien da pensare, non casuale – da Catania, in acque internazionali per contrastare le ONG. In seguito l’associazione si prefigge l’obiettivo di prender contatti con non definite autorità libiche, alle quali Generazione Identitaria vuole fornire supporto imbarcando uomini e assicurando, afferma, “che siano riportate in Africa”

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La nave di una ONG nel porto di Catania

A rendere chiara la difficoltà dell’operazione è stato Giuseppe Bettoni, docente di Geopolitica all’Università Tor Vergata. Quella libica, spiega il professore, è la Guardia Costiera più corrotta del mondo, che con difficoltà prende accordi con enti che non si presentano con portafogli gonfi. Il rapporto con la Libia, spiega, è molto più complicato di quello della Grecia, che ha firmato un protocollo con il presidente turco dimezzando il numero degli emigranti che riceveva, circa il triplo di quelli italiani. Quello turco è però uno stato forte, accentratore. In Libia, invece, esistono 3 governi  e 3 primi ministri che rivendicano la propria autorità, oltre a un esagerato numero di quelli che si possono chiamare capi tribù. Lunghi mesi e colloqui con ciascuno dei sindaci delle città più importanti sono serviti al Ministro dell’Interno Minniti per abbozzare una possibilità di soluzione. Rimane da chiedersi se un gruppo di giovani che ha individuato un nemico contro il quale sta abbozzando una strategia, possieda gli strumenti per risultare utile a una materia, le geopolitica, tanto complessa da non potersi improvvisa.

Fonte: dichiarazioni ascoltate in diretta nel corso di “Sky Tg24 Pomeriggio” del 14 luglio 2017, podcast sul sito www.sky.it,Sito MovimentoStoria C-Star Foto copertina, foto 1 foto 2

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