Call me by your name: la necessità dell’amore anche quando fa male

Un’improvvisa storia d’amore che esplode come il caldo dell’estate italiana in cui prende vita. Vista così è banale, un cliché ripetuto innumerevoli volte. Invece la storia a cui si fa riferimento è tutt’altro: è originale, ben scritta ed è un viaggio tra tanti viaggi. Tutto questo e altro, molto di più, è Call me by your name (2005), dal quale è stato tratto il film di Luca Guadagnino (candidato a 4 premi Oscar, perdonate la divagazione causa orgoglio nazionale).

André Aciman, Chiamami col tuo nome, Guanda, 2008.

Il primo viaggio è quello fra i ricordi sia per il protagonista, Elio, che per lo scrittore André Aciman. L’autore scrisse infatti il romanzo quando progettava un viaggio in Italia. Il protagonista invece ricorda l’estate del 1983: il libro è infatti un flashback di quell’estate. Quella in cui conobbe Oliver. Ce lo introduce con “dopo”, il primo ricordo che ha di lui, una parola detta a un passeggero con cui ha condiviso il taxi per giungere dalla famiglia di Elio. Una parola che diventerà costante del rapporto tra i due giovani.

Elio, ha diciassette anni, e come tutte le estati sta passando le vacanze con i genitori nella casa sulla riviera ligure. Una grande proprietà sempre aperta a amici, conoscenti, turisti. Soprattutto a scrittori e ricercatori che aspettano la revisione delle loro opere, ai quali un riluttante Elio deve cedere la sua stanza. Quell’anno però Elio è meno restio: dovrà cederla proprio ad Oliver.

L’americano ventiquattrenne farà vivere all’adolescente fin da subito una serie di emozioni altalenanti. Tra corse, giri in bicicletta, nuotate, chiacchierate culturali (in particolare Leopardi), suonate di Elio (trascrittore di sonate classiche per chitarra), i due si avvicineranno, per poi compiere qualche passo indietro. Elio si sorprenderà a volergli piacere, a soffrire degli improvvisi sguardi gelidi dopo averlo scoperto a guardarlo sorridendo, così come si scoprirà stranito ogni volta che riceverà quel “dopo” in risposta alle sue proposte, e i suoi slanci si smorzeranno.

Dopo rincorse e fraintendimenti, durante un viaggio a Roma, non potranno più nascondere ciò che sentono, e si abbandoneranno alla passione. La contraddizione però ancora una volta ritorna: Elio è infatti disgustato da sé stesso, dal suo corpo. Il legame durerà un mese. Oliver tornerà in America, la sua carriera subirà una svolta. Elio lo rivedrà negli anni. Entrambi ritorneranno sempre a quei momenti, a quell’estate.

Basta un elemento, anche insignificante, per ricordare, perché l’amore dà nuova veste anche ai minimi particolari. Li intacca. Come intacca chi lo prova. Perché chi è innamorato non solo compie un viaggio alla scoperta dell’altro e del sentimento, ma soprattutto scopre sé stesso, compie un viaggio verso un nuovo sé. A prescindere da come andrà, chi ama non sarà più lo stesso. Perché amando qualcuno gli si dà noi stessi. Non vuol dire che ci si annulla, ma che in lui/lei ci si perde per ritrovarsi, per riscoprirsi. Per far emergere il nostro vero io. A prescindere dalla conclusione o dal continuo dell’amore che si vive, emergerà il nostro vero io. Ciò a cui si riferisce il titolo.


FONTI
André Aciman “Call me by your name”. Ugo Guanda editore s.r.l. Milano. Gruppo editoriale Mauri Spagnol. 2008.

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