Il 24 aprile scorso il cantautore di Acri Fabio Curto è tornato sulle scene, con il brano La tua parte migliore. Nato dalla collaborazione con il poeta Valerio Grutt, il brano esprime una dolcezza che raramente si può trovare nel panorama musicale italiano. Abbiamo deciso di parlare sia con Fabio, sia con Valerio: tra Napoli, rap e cantautorato, scopriteli insieme a noi.
L’intervista
Ciao ragazzi, com’è nata questa particolare collaborazione tra di voi? Avete intenzione di scrivere un altro pezzo a quattro mani?
(Fabio) Io e Valerio ci conosciamo da anni perché la strada ci ha fatto incontrare nella Bologna fatta di artisti in fermento e di incontri particolari. Siamo sempre stati legati da stima reciproca e grande affetto. Infatti non è la prima volta che collaboriamo e scriviamo qualcosa insieme, ma La tua parte migliore è stato il primo brano nel quale lo facciamo ufficialmente. Penso che non sarà difficile buttarne giù un altro insieme nel futuro prossimo vista anche la bella risposta che il brano ha avuto.
(Valerio) Ciao a voi! Siamo amici da tanti anni e, anche per gioco, in allegria, è molto tempo che collaboriamo. Questo è il primo pezzo ad uscire pubblicamente, ma perché no, potrebbero arrivarne degli altri…
Avete riscontrato qualche difficoltà nel lavorare insieme? Se poteste tornare indietro, cambiereste qualcosa?
(Fabio) Per niente, ci siamo trovati molto bene perché spesso con il punto di vista di Valerio mi accade di vedere immagini nella canzone che stavano lì nascoste e non avevo considerato. È una grande ricchezza, una collaborazione positiva e sincera. Non penso cambierei niente nel brano se tornassi indietro, forse nell’arrangiamento aggiungerei un flauto irlandese per essere pignoli.
(Valerio) Essendo la collaborazione basata su una stima reciproca e sull’amicizia, non ho mai avuto difficoltà a lavorare con Fabio. Anzi, è una cosa che mi diverte, mi fa stare bene.
Domanda forse scontata, che però è inevitabile farvi: quale pensate sia la vostra parte migliore?
(Fabio) Quella che sta nella capacità di far diventare un problema un’occasione per migliorarci, o quella che ci fa vedere il mondo con occhi sempre curiosi e mai arrivati alla pericolosa verità assoluta.
(Valerio) Quella che apre sempre la porta, pronta ad accogliere, a conoscere, senza prendersi mai troppo sul serio.
A proposito del brano: Fabio, come pensi che sarà cantarlo in live? Già al semplice ascolto online sembra molto intenso.
Immagino che live sarà ancora più intimo anche perché altrimenti dovrei portarmi come minimo un quartetto d’archi. Terrei quindi il brano solo voce e chitarra fino al ritornello, dove a differenza della svolta melodica “epica” inserirei uno strumento più semplice e roots come un’armonica a bocca. Nel live sono molto importanti le dinamiche per me perché stabiliscono una tensione incredibile con gli ascoltatori e questo brano si presta molto anche senza tutta l’orchestrazione.
Valerio, tu vieni da Napoli, terra ricca di poesia e tradizioni. C’è qualcuno o qualcosa di lì che ti ha ispirato nel tuo percorso? Allo stesso modo, Fabio, credi di portare nella tua musica un po’ di Calabria?
(Fabio) Sono cresciuto come Valerio in un Sud fatto di storie antiche, dialetti meravigliosi e poetici, personaggi di paese e tradizioni. Porto i profumi della mia terra sempre con me in ogni luogo della mia vita e della mia musica, non potrei fare altrimenti, amo troppo la mia terra.
(Valerio) Tutto. Tutto di Napoli mi ha ispirato e continua a farlo, nelle mie vene scorre il fuoco del Vesuvio. Le parole delle mie poesie sono nate nei suoi mercati, con le urla dei venditori, sono state lavorate dal vento sul lungomare. E poi c’è tutta la sua storia, la tradizione, il teatro, la musica, io ci torno sempre a queste cose, le amo follemente.
Fabio, oltre ad aver partecipato (e vinto) a The Voice of Italy, hai anche fatto parte di eventi importanti all’estero, come l’Italian National Ball 2018 in Australia. C’è qualche altra esperienza in particolare che vorresti provare?
Mi piacerebbe fare delle tournée teatrali prima o poi, in Italia, Germania, Francia e Paesi Bassi. Il teatro è il luogo dove mi esprimo meglio in assoluto.
In La tua parte migliore sembra che vogliate mostrare all’ascoltatore i vostri pensieri e sentimenti più profondi. Scrivere questa canzone vi ha aiutati a scavare dentro voi stessi?
(Fabio) Ogni nuova canzone vaga dentro di te in cerca di qualcosa che non hai già detto, gira gira fino a trovare la strada giusta. Non è stato tanto scavare dentro di noi quanto più metterci nella posizione di riuscire a dire quello che volevamo nella maniera più musicale possibile.
(Valerio) Per me le canzoni, così come le poesie, nascono da sole. Spuntano un giorno come un fiore, un frutto, certo qualcosa avevi seminato lì, ma magari te ne eri anche dimenticato, e un giorno ecco che spunta. A quel punto bisogna essere bravi a prendersene cura e a coglierlo al momento giusto. Per questo, per quanto mi riguarda, non direi che mi ha aiutato a scavare dentro di me, ma è forse il risultato inaspettato di uno scavo precedente, la canzone è il reperto, il piccolo tesoro trovato lì giù.
Valerio, a quattordici anni facevi gare di freestyle e componevi demo hip hop, hai ripreso questa strada con il progetto IO SONO. Pensi di tornare a sperimentare con il rap, prima o poi?
Diciamo che cerco di smettere, e poi il rap in qualche modo torna sempre! Recentemente ho realizzato due brani (Madalé e Rummore), un po’ segretamente, con il duo di producer Rubik Beats. Si possono ascoltare su YouTube, su Spotify, ecc. presto dovrebbe uscire anche un pezzo nuovo.
Fabio, se tu avessi potuto scegliere un altro poeta (di qualsiasi epoca) con cui collaborare, chi avresti scelto? E invece tu, Valerio, con chi vorresti ripercorrere questo viaggio?
(Fabio) Data la grande attenzione alla natura, ai suoi profumi, alle sue bellezze forse direi Pablo Neruda, se non è chiedere troppo.
(Valerio) Ci sono tanti artisti con i quali sarei felice di collaborare, ma se vale anche per me poterlo scegliere di qualsiasi epoca, allora esagero e dico che mi piacerebbe essere per una volta il librettista di Mozart, suggerire una parola a Bob Marley, restare ad ascoltare i dubbi di De Andrè che mi parla dell’ultimo testo che ha scritto.
La tua parte migliore è un pezzo speciale, un inno al volersi bene e a sperare in un futuro più roseo. Le vostre parole esprimono una dolcezza e sincerità immense, c’è qualcuno a cui dedicate questo brano?
(Fabio) A tutti coloro che ne hanno bisogno, noi compresi:)
(Valerio) Lo dedico a voi che l’avete ascoltato e apprezzato e vi ringrazio, e a tutte le persone che negli ultimi tempi hanno vissuto momenti difficili. Che possa essere simile a un abbraccio, ne abbiamo bisogno un po’ tutti.
Sull’ultima affermazione, potremmo dire che Valerio ha pienamente ragione. Un abbraccio da parte de «Lo Sbuffo» anche a questi ragazzi, che hanno davvero saputo raccontarci la loro parte migliore.