Margaret Thatcher, luci e ombre della Signora di ferro

Fu un ufficiale dell’Unione Sovietica a darle questo soprannome: “The Iron Lady”. E il fatto che venisse chiamata così le andava bene, molto bene. “Tutti capiranno alla svelta che con me non si scherza” disse durante un’intervista con una giornalista francese.  Margaret Thatcher è stata la prima donna ad essere eletta come Primo Ministro britannico. E ancora oggi, a distanza di 30 anni dalla fine del suo mandato, rimane uno dei personaggi più importanti e controversi della seconda metà del secolo scorso.

L’adolescenza e i primi passi nella politica

Margaret Thatcher, nata Roberts, nasce in una famiglia benestante e di solidi principi religiosi. Il padre la introduce fin da subito all’attivismo politico del mondo della destra conservatrice britannica. Si laurea in chimica presso l’università di Oxford e fin da subito si occupa di politica diventando presidente di un’associazione studentesca conservatrice. Dopo un breve periodo trascorso a lavorare come ricercatrice decide di prendere un’altra laurea, in giurisprudenza, per seguire il suo sogno nel mondo della politica.

Si trasferisce nel Kent dove decide di partecipare alle elezioni del 1950/1951, senza riuscire a battere il suo avversario del Partito Laburista. Ma conquistando comunque molti consensi che le permettono di ridurre notevolmente il grande vantaggio che il Partito avversario detiene nella zona. Proprio in quell’occasione, nel Partito Conservatore del Kent, conosce Denis Thatcher, suo futuro marito.

Inizio della carriera politica e la leadership del partito

Dopo la sconfitta alle elezioni nel Kent viene eletta alla Camera Dei Comuni nel 1959. Da parlamentare fu una dei pochi conservatori a votare per la depenalizzazione dell’omosessualità e dell’aborto, ma fu favorevole al mantenimento della pena di morte durante la votazione che successivamente l’avrebbe abolita. Nel 1970 i conservatori vincono le lezioni ed Edward Healt diventa Primo ministro. La Thatcher diventa Ministro dell’istruzione ma viene costretta, dal partito, a promuovere politiche che spesso sono risultate molto impopolari, a causa dei tagli compiuti dal governo. Dopo la sconfitta del Partito Conservatore nel 1974, Margaret, decide di candidarsi per la leadership del partito e, nel 1975, diventa la prima donna a ricoprire la carica di leader del Partito. Nel 1978 durante un’intervista afferma che:

I britannici sono davvero spaventati che questa nazione possa essere sommersa da persone con una cultura diversa.

Affermazione che le valse molti consensi, tanto che i sondaggi registrarono un aumento considerevole del favore popolare nei confronti del Partito Conservatore.

L’arrivo al 10 di Downing Street e il Thatcherismo

A causa di molti scioperi, la disoccupazione sempre crescente e il collasso del servizio pubblico, il governo laburista al potere in quel momento si trovò in grande difficoltà. I conservatori, sotto la guida della Thatcher, approfittarono del momento e con le elezioni del 1979 ottennero la maggioranza. Margaret Thatcher divenne la prima donna della storia britannica a diventare Primo Ministro. Rimase in carica fino al 1980 e le scelte politiche che furono messe in atto durante questo lungo periodo prendono il nome di Thatcherismo e sono, ancora oggi, oggetto di dibattito.

Dalla fine della seconda guerra mondiale tutti i governi, di sinistra o di destra, avevano deciso di portare avanti una politica di consenso postbellico. Consisteva in una politica sociale ed economica che si fondava su un equilibrio di potere tra i sindacati e i governi; un modo di fare politica che prevedeva una forte attenzione al mondo delle classi sociali più umili. L’impegno dei governi era quello di occuparsi dei diritti dei lavoratori e della loro condizione di vita. Fondamentalmente i principali partiti dell’epoca erano tutti d’accordo sui temi principali del Keynesismo. Una politica economica che prevede la presenza forte dello stato nella gestione del mercato e dell’economia (Stato sociale o industria nazionalizzata).

Il Thatcherismo è un forte rifiuto di questa politica e segna una totale inversione di marcia. Il Primo ministro diminuisce la presenza dello Stato a favore del libero mercato, promuovendo privatizzazioni e deregolamentazioni, con lo scopo di combattere il problema dell’inflazione che da anni perseguitava il Regno Unito.

L’inflazione inizia a diminuire e, in particolare, l’export aumenta. In generale l’economia inizia a migliorare ma a un prezzo altissimo. Molte aziende chiudono e il tasso di disoccupazione non è così alto dai tempi della grande depressione. Milioni di persone perdono il proprio lavoro e sia i sindacati (che avevano molto potere), sia i partiti di sinistra iniziano a mettere molta pressione sulla Thatcher, tanto da far credere a una vittoria sicura del Partito Laburista alle successive elezioni.

Le Isole Falkland e la svolta

Quando oramai mancava meno di un anno al voto che, secondo i sondaggi, avrebbe visto il Partito Conservatore come grande perdente, si susseguono una serie di fatti che avranno la figura della Lady di Ferro come protagonista assoluta, tanto da ottenere nuovamente il consenso popolare e vincere le elezioni.

L’anno precedente la fine del mandato della Thatcher, la giunta militare che in quel momento governava l’Argentina decise di occupare militarmente le Isole Falkland, o in spagnolo Malvinas, di cui rivendicava la sovranità. Il Primo Ministro decise di occuparsi in prima persona della guerra, organizzando una flotta navale e riportando, nell’arco di pochi mesi, le isole sotto il controllo della Corona. Questo fatto diffuse un grande spirito di patriottismo all’interno del paese, riportando popolarità e consenso al governo della Thatcher. Inoltre sempre lei si occupò di gestire una crisi diplomatica in Iran, che si concluse con il successo del Primo Ministro.

I conservatori avevano riacquistato qualche consenso nel paese, ma erano dati ancora come gli sfavoriti e la vittoria alle elezioni sembrava impossibile. La svolta per la Thatcher arriva quando il Partito Laburista, poco prima del voto, si scinde in due partiti più piccoli. Sebbene i conservatori presero meno voti, riuscirono comunque a ottenere la maggioranza, in quanto l’elettorato del partito di laburista si era diviso.

La lotta ai sindacati e lo scontro con i minatori

Dopo la vittoria alle elezioni, inizia il secondo mandato, che sarà caratterizzato in particolare dalla lotta personale al potere dei sindacati.

Attraverso delle manovre particolari Margaret Thatcher rese più difficile indire degli scioperi e i dirigenti dei sindacati direttamente responsabili nel caso in cui vi fossero dei disordini. Inizia così quella battaglia che renderà la Lady di Ferro ancora più famosa, la lotta contro i minatori.

All’inizio del primo mandato della Thatcher, nel 1980, gran parte delle miniere si trovavano in mano allo Stato. Queste non solo erano la più importante sorgente di energia del paese ma erano anche la principale fonte di sostentamento di migliaia di persone e intere comunità si fondavano intorno a esse. Si trovavano nelle zone più povere dello Stato e da anni erano causa di violenti scontri tra sindacati e governi in quanto era un’industria in costante perdita e la grande maggioranza riusciva ad andare avanti grazie ai sussidi statali che venivano concessi.

Nel 1984 la Lady di Ferro decide di dare definitivamente un taglio ai sussidi e chiude ben 20 miniere togliendo il lavoro a decine di migliaia di persone, scatenando ovviamente la protesta dei sindacati.

In totale parteciperanno più di 160mila operai e passeranno alla storia come le proteste più violente che il Regno Unito abbia visto. Ma se prima erano i sindacati ad avere una posizione di potere, tanto da far cadere i governi, la Thatcher è abile, negli anni, a minare piano piano proprio la capacità dei sindacati di imporre il proprio volere sullo Stato. Inoltre, la Lady di Ferro coinvolge nelle operazioni di polizia anche l’esercito, pur di mantenere il controllo. L’apice della protesta si ebbe a Orgreave, quando circa 5000 protestanti si scontrarono con la polizia portando a centinaia di arresti e feriti. Negli scontri muiono anche due operai.

Alla fine, dopo quasi un anno di proteste, i sindacati, oramai divisi da lotte interne e senza più potere, decidono di arrendersi. Un’altra vittoria per la Thatcher che però vide la distruzione totale dei sindacati e decine di migliaia di famiglia ridotte alla povertà.

La questione irlandese e la ripresa economica

Nell’Irlanda del Nord, da anni, andava avanti un vero e proprio conflitto interno. Da una parte i protestanti che volevano rimanere all’interno del Regno Unito, dall’altra i Cattolici Repubblicani che combattevano per unirsi al resto dell’Irlanda. In questi anni si diffonde il fenomeno del terrorismo che dilagherà in tutto il paese. Nel 1984 L’IRA, Irish Republican Army, che aveva già compiuto diversi attacchi, piazza una bomba nell’edificio in cui si sarebbe tenuta una conferenza dei Conservatori, alla quale avrebbe partecipato anche il Primo ministro. L’esplosione causa la morte di 5 persone ma vede uscire inerme la Thatcher dall’attentato.  La Lady di Ferro non riuscirà mai a pacificare il conflitto, anzi, diventerà sempre più violento nei mesi a seguire con altri spargimenti di sangue.

Nella seconda metà degli anni Ottanta iniziano a vedersi i risultati del Thatcherismo. La ripresa economica è costante e il settore finanziario ne risente positivamente. Londra diventa uno dei centri economici più importanti del mondo e fiumi di capitali si muovono all’interno della City.

Inoltre il Primo ministro si impegnò molto in politica estera. Strinse diversi legami con gran parte della comunità internazionale. Famoso l’incontro durato 6 ore con il leader sovietico Gorbaciov. Anche in questo caso la Thatcher conferma di essere un personaggio dalle mille sfaccettature. Da una parte stringe un forte legame con il dittatore cileno Pinochet, dall’altra, mentre il mondo si schiera contro il regime suprematista bianco in Sudafrica, lei reputa Mandela un pericoloso criminale e si vanta di essere l’unica nazione ad aver mantenuto i rapporti commerciali con loro.

I contrasti con il partito e il declino

Durante i diversi anni dei suoi tre mandati, la Thatcher si era fatta anche dei nemici all’interno del suo stesso partito. Mentre i suoi colleghi si muovevano verso una politica più europeista, lei ribadiva il suo nazionalismo, accusando l’Europa di limitare la sovranità del Regno Unito. La questione principale a segnare la rottura tra la Lady di Ferro e il Partito Conservatore è la famosa Poll Tax. Essa prevedeva un aumento delle tasse da pagare per la classe media e povera.

Il partito non appoggiava questa decisione e iniziò una protesta nei suoi confronti. I Conservatori non potevano permettersi un leader che andasse contro la linea di governo del partito e per questo la Thatcher venne sfidata per la leadership. Quando la Lady di Ferro si rese conto che aveva il partito e l’opinione pubblica contro, decise di dimettersi dall’incarico prima di correre il rischio di essere sconfitta.

Celebri le immagini di quando, con le lacrime che le scendevano dagli occhi, lasciò l’appartamento di Downing Street. Successivamente venne nominata Baronessa ma si ritirò a vita privata anche a causa dell’Alzheimer. Margaret Thatcher muore nel 2013 a causa di un ictus. La sua figura continua ad essere una delle più ammirate e allo stesso tempo odiate dello scorso secolo.


FONTI

ilpost.it

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