“The Father”: sua maestà Sir Anthony Hopkins

Diretto dall’esordiente Florian Zeller, The Father – Nulla è come sembra è l’adattamento cinematografico di Il padre, opera teatrale scritta dallo stesso Zeller nel 2012. Il regista porta sul grande schermo un progetto dalla forte carica drammatica,  affidandosi alle grandi doti recitative di straordinari e navigati interpreti. Il film è disponibile nei nostri cinema dal 27 maggio e ha conquistato l’Academy; nel corso della cerimonia Oscar 2021 si è guadagnato due importanti statuette d’oro su un totale di sei candidature.

E se ancora non foste convinti, vi presentiamo tre ottime ragioni per recuperare appena possibile questa meravigliosa pellicola.

1) Una sceneggiatura da Oscar

Il primo indiscutibile punto di forza del film è rappresentato dalla ottima scrittura di Zeller. Il regista, lavorando su materia preesistente, ha saputo adattare al meglio la sua pièce al medium cinematografico restituendone l’originaria incisività ed efficacia. L’impostazione teatrale della pellicola è evidente fin dai primi minuti e si caratterizza per una scenografia di pochi ambienti chiusi,  all’interno dei quali si muovono una manciata di personaggi.

Al centro del racconto Zeller pone la quotidianità dell’anziano Anthony, uomo dal carattere burbero logorato dalla demenza di Alzheimer. Affaticato e reso confuso dalla malattia, Anthony trascorre le sue giornate tra ossessioni paranoiche e scontri verbali con la figlia Anne, responsabile di avergli affiancato badanti a suo dire inaffidabili o poco capaci e per questo da lui maltrattate. Ma quella che appare come una quotidiana successione di eventi assume ben presto per l’osservatore l’aspetto di uno spettacolo straniante e privo di punti di riferimento.

2) Punti di vista

hopkins

Pochi ambienti, pochi personaggi, uno sviluppo in apparenza semplice. Quella di The Father è una trama priva di voli pindarici o rompicapo alla Nolan; una trama che, tuttavia, in poco più di 90 minuti è in grado di disorientare lo spettatore, portandolo costantemente a chiedersi cosa sia reale e cosa invece non lo sia.

A rendere possibile questa operazione è la scelta, da parte di Zeller, di mostrarci il racconto principalmente attraverso gli occhi di Anthony. Un Anthony i cui ricordi sono fumosi e mescolati e la cui percezione del tempo è fortemente falsata. Allegorica in questo senso l’iterata accusa rivolta dall’uomo alla badante di turno, a suo dire responsabile di avergli rubato il prezioso orologio. Anthony non riconosce più i luoghi in cui si trova e il volto stesso delle persone a lui più care inizia a confondersi.

I suoi occhi sono i nostri occhi, i suoi ricordi sono l’equivalente di tasselli di un puzzle distorto; allo spettatore Zeller affida il delicato incarico di ricomporlo, pezzo dopo pezzo, minuto dopo minuto, affinché il quadro finale appaia nella sua più completa chiarezza, anche se rivelatore di una dolorosa realtà.

3) Anthony e Olivia

A conferire maggior splendore al progetto è un cast, anzi una coppia di attori su cui qualsiasi commento potrebbe forse apparire superfluo. Zeller affida la pellicola a sua maestà Anthony Hopkins e alla straordinaria Olivia Colman, nei rispettivi ruoli di Anthony e Anne, sua figlia.

A 83 anni Hopkins riesce meritatamente ad aggiudicarsi la statuetta per il miglior attore protagonista e lo fa con una prova di recitazione a dir poco maestosa. Hopkins restituisce la solitudine, la paura, la confusione del suo personaggio, ma riesce in particolar modo a comunicare la vacuità dello sguardo di un uomo che non conosce via di fuga dalla realtà distorta in cui la malattia lo ha condotto. Al suo fianco la Colman è figlia amorevole, attenta, premurosa, ma stanca. Stanca per l’aggressività di un padre che a tratti non la riconosce, stanca di una situazione che sta esaurendo anche le sue forze fisiche e mentali. Il risultato è un rapporto crudo e reale, specchio della lotta che tutti i giorni milioni di persone nel mondo conducono per ricordare. Ricordare nomi, volti e luoghi; o ricordare l’amore verso un padre o una madre, bisognosi d’aiuto, non d’abbandono.

The Father è un film da gustare, un’esperienza unica nel suo genere, un viaggio nei meandri della mente di un uomo come tanti, comune nella disperazione che affligge lui e chi gli vuole bene. Una pellicola per la quale la critica internazionale ha tessuto lodi sperticate e la cui fruizione merita di essere goduta sul grande schermo.

Lunga vita a Florian Zeller.

Lunga vita a Sir Philip Anthony Hopkins.


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