Un libro che parla di me.

“Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso”.

Andrea Napoli con questa intervista ci fa capire che scrivere è importante, non è soltanto buttare inchiostro su un foglio ma è un raccontare di se, della realtà circostante,dei dolori e delle gioie che caratterizzano la società odierna.

Come inizia la tua carriera di scrittore?

Nasco come poeta a 14 anni. Le mie poesie erano più uno sfogo personale che vere cose da raccontare. All’università ho iniziato a scrivere testi e mi è venuta un’idea. Quella di scrivere un libro.

Che genere segui nella tua narrazione?

Mi posso dire portatore del genere thriller noir. Un noir basato sulle problematiche vere,reali. Con questo genere puoi raccontare molte cose. Su un tessuto thriller puoi far muovere i personaggi come vuoi.

Hai uno stile che a tuo parere ti distingue da tutti gli altri?

Tendo ad alternare momenti di estrema violenza a momenti di estrema poesia, periodi lunghi a frasi brevi e spezzate.

Lavoro quasi di immagini utilizzando parole mirate. Per trovare l’aggettivo giusto posso metterci dieci minuti come un ora come un giorno. Non lascio nulla al caso.

Quanti e quali libri hai scritto?

Per ora ne ho scritti due: Gangsta Milano, chi sbaglia paga e Milano inferno.

Quale libro ti rappresenta di più?

Il primo libro è sempre il primo. Il punto di partenza, l’inizio degli inizi. Grazie al primo libro mi sono fatto conoscere e ho introdotto tematiche che mi stavano molto a cuore.

Chi è il protagonista dei tuoi libri? è collegato alla tua persona?

Parlo del mio alter ego, Andrea Nespoli, sempre presente nei miei libri. Un filo sottile ci lega. Sono convinto che molti scrittori vogliano rivedersi nel protagonista delle loro opere.

Da cosa hai preso spunto  per la stesura del tuo libro?

Sono partito dalla mia vita e dalla mia credibilità di strada. Ho sempre vissuto nella borghesia e ho avuto problemi di gioco d’azzardo. Ho ripreso tutto quello dal quale ero uscito estremizzandolo. Si può definire un libro violento ma la violenza non è fine a se stessa. Vuole descrivere come si vive a milano sottolineando che i ghetti sono presenti anche qui, nella città conosciuta come capitale dell’eleganza della moda.

Chi ti ha sostenuto e aiutato nella stesura del libro e, più in generale, nella scelta di dedicare la tua vita alla scrittura?

I miei genitori mi sono sempre stati vicini, dai problemi che ho incontrato nella vita alle mie scelte, pur magari sognando altro per me.

Un ringraziamento speciale va sicuramente a Vacca, rapper italiano che mi ha aiutato a scrivere la prefazione del libro.

Non posso non citare la casa editrice Chinaski di Genova che ha creduto in me e mi ha permesso di iniziare la mia carriera.

Sei soddisfatto dei tuoi lavori?

Sì molto. La gente si immedesima nei miei personaggi e nei miei libri che sono portavoce di disagi e situazioni difficili nelle quali a molti capita di incappare. Ho vinto nel 2012 il premio “il giallista” per gangsta milano, il mio primo libro. Le soddisfazioni arrivano se si segue un obiettivo con amore e passione.

Progetto futuro?

Finire il terzo romanzo intitolato “nel centro del vortice” che sarà forse il conclusivo. Dopo questo vorrei scrivere altro, probabilmente un libro d’amore, con poesie. Il pubblico vuole qualcosa di nuovo e io voglio stupirlo. Non scriverò di un amore banale ma piuttosto di un amore forte, estremo che abbatte frontiere e limiti.

Avresti un consiglio per chi ha idea di iniziare a scrivere?

Consiglierei a tutti i giovani appassionati di intraprendere questa carriera, perché scrivere significa vivere dei propri sogni. Fare un lavoro che permette di esser felice è molto importante soprattutto in una società che sembra mettere da parte la felicità e tende a porre in primo piano la ricchezza vuota ed effimera.

Fare lo scrittore non è facile, non si hanno orari, bisogna mettere in conto molte cose, soprattutto bisogna esser pronti a fare molte rinunce che questo paese di non lettori sembra non apprezzare.

 

 

 

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