The Revenant: l’uomo e la Natura

“The Revenant – Redivivo”: è l’ultimo film di Alejandro Gonzales Iñarritu, ambientato nel Nord Dakota nel 1823. Una tribù di indiani Akara attacca un gruppo di cacciatori di pellicce, guidati da Hugh Glass (Leonardo di Caprio); i cacciatori si salvano, pur perdendo diversi compagni, seppure con il timore che gli indiani li stiano seguendo. Sanno che ad aspettarli ci sarà un lungo viaggio, attraverso temperature rigidissime e pericoli di ogni tipo. Il primo a sperimentare la ferocia della natura è proprio Hugh Glass, attaccato da un’orsa; l’uomo quasi perde la vita nella lotta, ritrovandosi con diverse ferite profonde e varie fratture alle ossa. I suoi compagni non pensano che possa salvarsi nè tantomeno affrontare il tortuoso cammino che li attende; John Fitzgerald (Tom Hardy) cerca persino di “graziarlo” uccidendolo, in modo da eliminare il problema, ma viene fermato dal figlio di Glass, Hawk (Forrest Goodluck) che si sacrifica per il padre. Ormai abbandonato a se stesso, Hugh Glass sembra destinato a soccombere. Ma è proprio in questo momento, al massimo della sua impotenza, che quest’uomo sembra accogliere la sfida lanciatagli dalla Natura selvaggia e decide di lottare come suo pari.

Questo, infatti, non è un film basato prettamente sulla trama: una sequenza di eventi c’è, ma a coinvolgere lo spettatore sono gli accurati piani-sequenza che mostrano i personaggi nel contesto naturale, le loro reazioni alle manifestazioni dell’ambiente, la loro capacità di adattarsi ad esso. Il protagonista non è più solo un uomo: è un animale pensante, uno stratega della Natura, che non potendo sconfiggere questa avversaria ci si allea, mostrando fino a che punto possono spingersi le abilità umane. Impossibile auto-cauterizzarsi una ferita alla gola? Non in questo film. Impossibile non morire congelati sono una fitta nevicata, senza un tetto sotto cui ripararsi? Non in questo film: la carcassa di un cavallo può essere il rifugio ideale.

“The Revenant” ci dimostra che è possibile rinascere, proprio come fa l’araba fenice: sembra che muoia, essendo sprofondata nel baratro della caducità in cui incappano tutti gli esseri viventi; eppure inaspettatamente rinasce, più forte e robusta di prima. Così accade anche per il protagonista: abbandonata la sua vecchia pelle di uomo, sembra tramutarsi in qualcosa di più simile a una determinata e inarrestabile belva.

Un’altra caratteristica positiva: le emozioni. Anche queste si basano sul rapporto tra uomini, ma sempre mediato dall’ambiente che li circonda: Hugh Glass, in un momento di delirio febbricitante, crede di vedere il fantasma del figlio davanti a lui e fa per abbracciarlo, ma in realtà abbraccia l’albero. Il legame tra le popolazioni native americane e la natura ci è già vagamente noto, anche grazie a cartoni animati come Pocahontas: qui però assume una dimensione nuova, del tutto realistica ma non per questo meno magica. L’uomo è qualcosa di concreto, la natura è concreta; sembra che uno debba vincere l’altro per sopravvivere, invece è possibile che la lotta tra di essi diventi una sfida tra pari.

Cosa ne pensa l’opinione pubblica? MyMovies dà un punteggio di 4 su 5, Comingsoon.it 3 su 5 e IMDb un 8,3/10; i punti in meno saranno forse dovuti alla lunghezza del film: 2h e 36 m circa, in cui i piani-sequenza creano un effetto di estensione ulteriore. Essendo però un film basato sul rapporto del protagonista con se stesso, con gli altri uomini e con la natura si può comprendere perchè Iñarritu cerchi di indurre lo spettatore a riflettere proprio attraverso questa lentezza. Inoltre, in alcuni momenti si ha la sensazione di una sospensione temporale: quasi ci si dimentica del resto dei personaggi e degli eventi in corso, semplicemente si tende a focalizzarsi su Glass e il suo percorso.

Punti in più o punti in meno, “Revenant” si è guadagnato principalmente le seguenti candidature: Oscar per il miglior film, Oscar al miglior regista per Iñarritu, Oscar al miglior attore protagonista per Di Caprio e Oscar al miglior attore non protagonista per Tom Hardy; poi, altre candidature per fotografia, montaggio sonoro, sceneggiatura, effetti speciali, montaggio, costumi.

Che Di Caprio, tra mème del web, scommesse e satira, sia riuscito finalmente a vincere l’Oscar per questo film, noi ne siamo molto soddisfatti: come il suo personaggio, anche lui ha vinto la sfida della sua vita!


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