Oggi il mondo è sempre connesso. In qualunque posto ci rechiamo siamo perennemente alla ricerca di una connessione Wi-Fi per caricare post o stories sui vari social. Oggi il mondo non lo guardiamo a testa alta, ma chinati verso lo schermo del cellulare. I media fanno parte della nostra vita ormai, dalla televisione, al pc e al cellulare.
Di questo mondo digitalizzato hanno parlato, con diversi progetti di vera e propria educazione civica digitale, scrittori, registi e anche cantanti, tra i quali troviamo Moby, musicista newyorkese. Nel 2016 ha pubblicato Are You Lost in the World Like Me, brano dance che parla della dipendenza dalla tecnologia.
Are you lost in the world like me?
If the systems have failed?
Are you free?
Moby parla in prima persona, scrive nero su bianco com’è la società di oggi. Ci sentiamo liberi grazie a questa tecnologia? Siamo sicuri di essere in grado di poter fare tutto? In questa prima strofa è presente la rabbia del cantante, quella verso i suoi colleghi che fingono di essere ciò che non sono, ma anche verso i giovani che usufruiscono dei social per ottenere notorietà.
Look harder, say it’s done
Black days and a dying sun
Dream a dream of god lit air
I tempi cambiano e il cambiamento è estremamente importante. Di certo la vita oggi non è come quella degli anni ’60, esattamente come quella degli anni ‘60 non è uguale a quella dell’Ottocento. Secondo Moby i cambiamenti che stanno avvenendo sono tutt’altro che positivi. Stiamo distruggendo tutto quello che abbiamo creato in passato: l’innovazione e il cambiamento dovrebbero portare felicità, ma non è il nostro caso. Siamo ancora infelici e non lo vogliamo ammettere, mostriamo su un social – il più delle volte – una realtà che non ci appartiene.
Burn a courtyard, say it’s done
Throwing knives at a dying sun
A source of love in the god lit air
Just for a minute, you’ll find me there
La tecnologia non ci rende solo schiavi di un mondo virtuale ma contribuisce anche a distruggere i rapporti che avevamo con gli altri. Ogni volta che ci rechiamo in un bar, in una pizzeria o in giro, tiriamo sempre fuori il cellulare e ci “assentiamo” momentaneamente per controllare quel mondo finto di cui facciamo parte. Ci leghiamo a cose futili come un like su Instagram o a una richiesta di amicizia su Facebook.
Are you lost in the world like me?
Like me?
“Ti senti perso nel mondo come me?” Più siamo connessi e più siamo disorientati. Non riusciamo a focalizzarci su un’unica cosa, un unico fattore. Riportiamo step by step tutto quello che facciamo: colazione, spuntino, pranzo e cena. Ci sono persone che, con i social, ci hanno fatto fortuna, ovvero i cosiddetti blogger. E se tutto questo un giorno finisse? Se un giorno ci svegliassimo e all’improvviso tutto questo mondo irreale che abbiamo creato scomparisse? Di certo per alcuni potrebbe essere un vero e proprio disastro, per altri invece una fortuna.
Che visione abbiamo dei social? Questi se usati bene possono essere utili, per esempio per una buona causa o per pubblicizzare qualcosa di importante, e non solo durante i momenti di ozio. Se usassimo questi strumenti con lo stesso spirito con cui condividiamo una Instagram story, forse qualcosa di buono lo riusciremmo a fare.
Come per tutte le polemiche, anche per questa ci sono pareri positivi e pareri negativi. Alcuni giudicano Moby troppo pessimista, altri invece realista. Voi cosa ne pensate? Sareste disposti ad abbandonare tutto, cancellarvi da ogni social e ritornare nel mondo reale? Al giorno d’oggi ci lamentiamo del fatto che la nostra società finirà nel baratro e che non si ha più la leggerezza di trent’anni fa. Forse uno dei problemi è proprio questo, forse siamo noi che cerchiamo di complicare l’esistenza quando basterebbe davvero poco per essere felici, forse Moby ci è arrivato ma noi non lo abbiamo ancora capito.
Come on and let me try