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The Boys: i supereroi al tempo degli influencer

Quis custodiet ipsos custodes, “Chi sorveglierà i sorveglianti?” si chiedeva Giovenale nella sua VI Satira; quasi duemila anni più tardi gli avrebbe fatto eco Alan Moore: Who watches the watchmen? È un argomento che ha attraversato millenni di storia, filosofia, arte e letteratura, dalla Repubblica di Platone allo scandalo Iran-Contra, passando per i romanzi di Terry Pratchett fino ai più recenti cinecomics. Proprio i supereroi sono protagonisti dell’ultima variante sul tema: The Boys, serie tv targata Amazon Prime e tratta dall’omonimo fumetto creato da Garth Ennis e Darick Roberston, è una satira cinica, violenta e irriverente sulle conseguenze nefaste di un potere incontrollato, ma anche sugli eccessi di una società dell’immagine basata sull’illusorietà delle apparenze.

The Boys è ambientato in un mondo in cui l’esistenza dei supereroi si è tradotta nella creazione di nuove celebrità mondiali; i Super più famosi sono uniti nel gruppo dei Sette, la cui immagine è gestita con maniacale cura dall’immensa multinazionale Vought e dalla sua Vicepresidente Madelyn Stillwell. Star del cinema, influencer globali e divi assoluti, i Sette, dietro le sembianze da divinità benevole custodi di una società perfetta, celano però ombre profonde. Lo scopre a sue spese il giovane Hughie Campbell (Jack Quaid), un ragazzo come tanti, fin da piccolo fan degli eroi Vought. La sua vita è sconvolta quando la fidanzata Robin gli esplode davanti, polverizzata dal passaggio di A-Train, lanciato a velocità sovraumana sotto gli effetti di una droga misteriosa: il Composto V.

È solo l’ultimo, in realtà, di una lunga serie di crimini commessi di nascosto dai Super, come gli rivela Billy Butcher (Karl Urban) enigmatico personaggio che nutre un odio viscerale per i Sette e il loro leader Patriota (un inquietante e magnetico Antony Starr). Billy vuole fermare una volta per tutte gli abusi di potere dei Super e per farlo sta riunendo i Boys, una banda che in passato aveva già tentato di opporsi ai Sette con esiti tragici. Hughie è quindi arruolato nella nuova formazione che vede al suo interno anche il Francese, Latte Materno e Femmina della Specie, in un’accozzaglia di nomi improbabili e personalità contrastanti. La già difficile missione di opporsi agli incredibili poteri dei loro avversari è ulteriormente complicata dalla relazione che Hughie stringe con Starlight, neoacquisto dei Sette, una ragazza dai buoni sentimenti che si ritrova suo malgrado invischiata nel vizioso circolo Vought. Intanto, mentre Madelyn Stillwell trama per far entrare i Super nell’esercito, Patriota sfrutta il Composto V per creare dei Supervillain da combattere. La situazione, per i Boys, sembra disperata.

La serie verte innanzitutto sui pericoli di un dominio assoluto e incontrastato. Quale autorità può garantire che simili poteri vengano usati davvero a fin di bene e non per mire oscure? Nessuna, probabilmente, e infatti i Super possono commettere ogni genere di crimine e non solo rimanere impuniti, ma essere anche glorificati da una società che li adora come salvatori dell’umanità. Falsi, arroganti e violenti, i Sette uccidono, stuprano, e rubano, assai più interessati ad arricchirsi e a soddisfare le proprie pulsioni e perversioni che a salvaguardare il bene comune. Quote di profitto e indici di popolarità sono ciò che conta, e la morte di innocenti è un prezzo esiguo da pagare per preservare l’illusione.

The Boys incrocia infatti alla riflessione sui guardiani senza controllo quella su una società consumistica, specchio della nostra, tutta basata sulle apparenze, la creazione di falsi miti, le immagini luccicanti che nascondono un vuoto desolante. Novelli Watchmen al tempo degli influencer, le azioni dei Sette sono attentamente programmate sulla base di strategie marketing e riscontri di gradimento; le missioni create ad hoc vengono riprese da troupe di cameramen professionisti; apparizioni e discorsi creati a tavolino, insieme a spot pubblicitari, merchandising e sponsorizzazioni, contribuiscono a creare icone perfette e inattaccabili, almeno in superficie.

The Boys è una serie brutale ed esilarante insieme. Non si risparmia niente sul versante della graphic violence, tra corpi troncati in due, esplosioni di viscere e crani liquefatti, ma allo stesso tempo l’assurdità delle situazioni e l’umorismo dei personaggi garantiscono frequenti esplosioni di ilarità. Risate che si fanno preoccupate quando lo spettatore realizza le similarità tra il mondo descritto e il nostro: tramite l’analogia dei supereroi, The Boys tratteggia una caricatura grottesca della realtà in cui viviamo, fondata sull’esteriorità e il culto delle celebrità che sfocia nell’idolatria; ma riflette anche sulla mancanza di controllo dei ricchi e potenti che usano il mondo come personale parco giochi, e la necessità di ritenerli responsabili delle loro azioni.

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