Sfuggire di mano

Quando le porte scorrevoli della banca si aprono davanti a me, tiro giù dalla fronte al mento il passamontagna e sollevo con due mani la pistola ancora con la sicura. Voglio solo rubare un po’ di soldi, quanto basta per riprendermi quello che quei bastardi mi devono, quanto basta per seminare un po’ di paura, almeno la metà della paura che ho avuto io nel vedere il mio conto svuotarsi da un giorno all’altro.

Quando esco dalla banca strisciando, collassando ai piedi dei poliziotti e consegnandomi nelle loro mani, ho ucciso quindici persone.

Entrando ho visto le spalle, le schiene, i capelli delle persone pazientemente in coda davanti allo sportello, tre lunghe file simmetriche dietro alla striscia gialla della privacy tratteggiata sul pavimento. Ho sorpassato tutti. Qualcuno si è girato, ha visto la mia faccia nera di cotone, la pistola sollevata, e si è messo ad urlare. Chi non mi aveva ancora visto mi ha visto in quel momento. Le file simmetriche si sono disfatte e disperse ai quattro angoli dell’ufficio. I banchieri dietro agli sportelli sono rimasti paralizzati.

– I soldi – ho detto, puntando verso la testa di uno di loro la pistola con la sicura ancora bloccata.

– Posso darti quelli che ho qui – ha detto l’omino magro con la pelle grigia che ho preso di mira.

– Va bene.

Poi ho visto la sua mano sinistra scivolare sotto la scrivania.

Ho tolto la sicura alla pistola.

– Voglio tutti i soldi – ho detto alzando il tono della voce.

– Non posso.

– Non premere quel pulsante.

L’omino ha premuto il pulsate.

Io ho spaccato col calcio della pistola il vetro che ci separava.

– Dammi tutti i soldi. Ora!

Una paura fredda mi ha invaso il corpo dai piedi fino alla nuca.

La gente che fino a quel momento se n’era rimasta accucciata dietro alle scrivanie e sotto le sedie e negli angoli ha iniziato a urlare. Qualcuno ha cercato di alzarsi e di raggiungere l’uscita. Gli ho puntato la pistola contro, continuando a ondeggiare, puntandola verso l’omino grigio e poi verso di loro.

– Dammi i soldi o ammazzo tutti.

– Sta arrivando la polizia, i caveau hanno macchiato tutti i soldi di inchiostro, non c’è più niente per te – mi ha detto l’omino con un sorriso sarcastico.

Io ho guardato prima lui, poi la gente impazzita che urlava, ho iniziato a sentire le sirene della polizia in lontananza. Ho pensato a tutti quei soldi persi, rovinati, macchiati.

– Io vi ammazzo tutti!

Le urla sono aumentate mentre agitavo in aria la pistola e sparavo il primo colpo in aria. Un pezzo di intonaco si è staccato dal soffitto, è caduto sul pavimento e ha sollevato una nuvola di polvere bianca.

– Bastava che tu mi dessi quei maledetti soldi.

Ho sentito il freddo della pistola sotto le mani e le sirene sempre più vicine.

Non avevo i soldi, e non avevo più scampo.

Maledetti, vi odio tutti, maledetti, io non volevo, mi avete costretto, ho pensato mentre sparavo a una donna. Colpo dritto al petto.

Maledetti, e ho sparato a un uomo in giacca e cravatta. Colpo alla gola.

Maledetti, non volevo, e ho sparato a una vecchia col vestito a fiori.

Ho iniziato a piangere talmente forte che non ho più visto nulla. Sparavo alla cieca e continuavo a mietere vittime. Eppure non riuscivo a smettere.

Volevo solo un po’ di soldi, volevo solo spaventarvi.

I poliziotti minacciavano di sparare, si preparavano a fare irruzione nella banca, chi era ancora vivo urlava e scappava e correva come un topo in gabbia. Sono arrivato a quindici senza sapere come, senza rendermene conto. Poi ho smesso. In piedi, immobile nell’atrio pieno di cadaveri, di calcinacci, di polvere, di scrivanie e sedie buttate ovunque, il sangue che colava ai miei piedi, ho ascoltato le urla dei poliziotti fuori in strada.

Come ho fatto ad arrivare a questo? Come ha potuto sfuggirmi così tanto di mano la situazione?

Mi sono tirato su il passamontagna. Ho lasciato cadere la pistola e sono uscito dalle porte scorrevoli.


 

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