Immaginate una fusione tra i toni caldi della voce di Julian Casablancas (frontman dei The Strokes), i ritmi Lo-Fi de L’Officina della Camomilla e una buona dose di testi romantici tipicamente indie: otterrete così i GIALLORENZO.
Di chi stiamo parlando?
In quel di Milano, tramite una breve ricerca, si possono trovare due progetti provinciali molto particolari: i Malkovic, band postrock bresciana, e montag, cantautore bergamasco. Dall’amicizia di questi artisti nasce una collaborazione speciale, che porta all’inizio di quella band che oggi conosciamo come GIALLORENZO.
Questi quattro ragazzi insieme creano musica relativamente semplice, di genere pop Lo-Fi, con una sfumatura punk che non fa mai male. Pur essendo giovani e avendo alle spalle solamente un album (e un EP di sette inediti in arrivo), i GIALLORENZO hanno già suonato in un importante festival musicale della loro Milano – il MI AMI – riuscendo piano piano a raccogliere sempre più convinti e numerosi consensi, tant’è che al momento contano quasi 6000 ascoltatori mensili su Spotify.
Il 27 settembre 2019 è uscito il loro album di debutto, Milano posto di merda, per La Tempesta Dischi.
Il primo album: Milano posto di merda
Il loro primo album ha letteralmente fatto impazzire gli addetti ai lavori del mondo indie. Il titolo è un po’ invadente, di quelli che ti fanno dire “addirittura?“. Ascoltando il disco però, si intuisce che il rapporto della band con questa città sia di amore-odio, che poi è quello che provano un po’ tutti i fuorisede. Milano è una città che dà tanto, che permette di vedere realtà eterogenee e personaggi cliché: basti pensare ai titoli di alcune delle loro canzoni, come ad esempio KEVIN RAGAZZO SUPERDOTATO o RASTA CHE FA LE FOTO.Queste storie sono spaccati di vita di una città che vive intensamente, capace di dare quanto togliere tutto, dalle mille possibilità ma anche dai mille pericoli. Hanno creato un concept senza neanche rendersene conto, probabilmente. Sono bravi a creare un affresco di Milano, la quale ci fa vedere sia il suo lato esuberante che quello più oscuro e buio. Non è altro che la Milano vista e vissuta dai ventenni di oggi, specialmente se fuorisede. Uno dei tributi più grandi a questa città, forse, è data da ESSELUNGA STABBING, che si potrebbe definire il loro brano più Lo-Fi.
Verso Viale Ungheria O dietro a Lambrate la sera Cosa c’è nell’aria? Ci passo ogni tanto Ma quella non è casa mia.
Il loro progetto sembra caratterizzato dall’ironia e dal vero, a partire dal nome del gruppo che viene dal cognome di un signore morto nel loro palazzo, il quale è stato trovato dopo molto tempo sotterrato dai suoi rifiuti. Nessuno si era accorto di niente in quanto, a detta loro, era odiato da tutti perché antipatico e truffatore seriale. Il titolo dell’album è quindi dedicato a un antieroe. Pur non prendendosi troppo sul serio, il loro prodotto risulta riuscito e convincente.
I GIALLORENZO cantano in Caps Lock, perché alla fine sì, sono indie, ma anche un po’ punk. Non sono di certo i classici artisti indie malinconici, che fanno riflessioni catastrofiche sulla generazione dei millenials o sul futuro incerto. Hanno scelto piuttosto la via della leggerezza consapevole, una realtà ancora fin troppo inesplorata dai nuovi artisti.
MEGAPUGNO
Il 20 marzo 2020 è uscito MEGAPUGNO, singolo che anticipa un futuro EP della band. Racconta di un senzatetto che ha tirato un pugno, per l’appunto, contro la propria partner alla fermata del bus, il tutto mentre due loro amici assistevano alla scena. L’immagine di Megapugno da allora tormenta questi ragazzi, sembra loro di vedere quell’uomo ovunque, con lo sguardo minaccioso che lo ha caratterizzato in quella situazione. Il personaggio di Megapugno fa paura proprio perché il gesto di violenza che ha mostrato è terribilmente vicino a ognuno di noi.
A tutti probabilmente è successo di dare – o pensare di dare – uno schiaffo, e nonostante riusciamo a reprimere questi gesti e nascondere questa indole, non possiamo evitare di avere questi impulsi. Al di là delle buone intenzioni, dell’educazione, e della convinta battaglia contro la violenza di genere o meno, in noi resta un’indole selvaggia e incredibilmente istintiva. La violenza di cui parlano, però, non è solo fisica: è anche emotiva, come ad esempio il piacere del possesso – come direbbe Frah Quintale, “tu volevi solo innamorarti, io soltanto possedere” –, oppure semplicemente l’egoismo che si prova in alcune situazioni. Sono sentimenti che tutti noi abbiamo provato almeno una volta, sentendoci anche in colpa e sbagliati.
Ho pianto sul tuo fianco fino a farti una ferita Mi rotolo nel fango e poi mi stringo alle tue lenzuola Non ti si vede tanto, ma mi sembri un po’ ingiallita Vivi e non ti accorgi di che vive la tua vita.
È una verità che a volte si fatica ad accettare, ma è inevitabile farlo: è un racconto incredibilmente onesto, come un po’ tutta la poetica dei GIALLORENZO. In attesa del prossimo EP, vediamo se sarà seguita la stessa filosofia.
di Christian Paciaroni Sono passati otto anni dall’ultimo disco dei The Last Shadow Puppets -dynamic duo composto dal celeberrimo Alex Turner (leader […]