klimt

Klimt. La Secessione e l’Italia: mostra al Museo di Roma (parte II)

La mostra Klimt. La Secessione e l’Italia, esposta al Museo di Roma, nella cornice di Palazzo Braschi, offre allo spettatore alcuni dei particolari meno conosciuti della carriera del pittore viennese. Nella prima parte dell’articolo sono state descritte e commentate le prime otto sezioni della mostra. Vediamo ora le ultime sezioni, con un focus particolare sul dipinto Ritratto di signora.

Nona sezione: il fregio di Beethoven

La nona parte dell’eposizione racconta un evento particolare per gli artisti del movimento viennese. Da aprile a giugno 1902 si tiene infatti la XIV mostra della Secessione, parte della quale è dedicata a Ludwig Beethoven.

I partecipanti presentano delle opere che celebrano il grande musicista, ma Gustav Klimt riesce a stupire tutti con il suo maestoso fregio. Nel contesto di una stanza laterale, l’artista esegue la sua creazione su tre pareti; il fregio si sviluppa in lunghezza per circa trentaquattro metri, e può essere letto come un’interpretazione della Nona Sinfonia di Beethoven.

È proprio dalla musica del compositore tedesco che il visitatore viene accolto all’interno della nona sezione dell’esposizione. Incantato dalle bellissime immagini riprodotte sulle pareti, l’osservatore si lascia trasportare dalla sinfonia di Beethoven e riesce ad entrare in contatto con il clima della Secessione e con l’innovativa pittura di Klimt. Il pittore viennese, per realizzare questo capolavoro, si avvale di materiali insoliti, come chiodi, pezzi di vetro colorato o frammenti di specchio.

L’analisi del fregio di Klimt

La lettura del fregio parte dalla parete sinistra, dove Klimt raffigura delle figure femminili fluttuanti, che rappresentano l’anelito alla felicità. Poco dopo si incontrano tre figure nude, che simboleggiano le sofferenze dell’umanità, nell’atto di implorare un cavaliere. Quest’ultimo, in nome dell’Amore e della Compassione, raffigurate alle sue spalle, sta intraprendendo una lotta per la felicità del genere umano.

Gustav Klimt, Le sofferenze dell’umanità che implorano il Cavaliere, Il fregio di Beethoven, 1902.

Sulla parete centrale sono invece rappresentate le forze ostili, incarnate dal gigante Tifeo, mostro dall’aspetto scimmiesco, generato da Gea, dea della Terra, e da Tartaro, dio degli Inferi. Klimt, accanto a Tifeo, raffigura le Gorgoni, figlie di quest’ultimo, ossia Malattia, Follia, Morte; la nudità e l’atteggiamento lascivo di queste figure hanno suscitato, fin da subito, scalpore e indignazione da parte dell’opinione pubblica.

Sopra le Gorgoni è appostata la Morte, scheletrica e spaventosa, mentre a destra del gigante compaiono le altre sue figlie, Lussuria, Impudicizia e Intemperanza. Davanti al corpo serpentino e alle ali blu di Tifeo si trova l’immagine dell’Angoscia, raffigurata come una donna dall’aspetto scarno e dall’espressione sconvolgente.

Gustav Klimt, Tifeo, con le sue figlie, la Morte e l’Angoscia, Il fregio di Beethoven, 1902.

Dopo le forze ostili tornano a fluttuare sulle pareti le figure femminili, simboleggianti i desideri e le passioni dell’uomo, che avanzano verso la Poesia, figura solitaria intenta a suonare la cetra.

Infine troviamo la raffigurazione delle Arti, disposte verticalmente, che precedono una teoria di donne, le quali simboleggiano il coro degli angeli celesti e sono intente a intonare l’Inno alla gioia sul testo di Friedrich Schiller. Le Arti conducono l’individuo verso un regno ideale, l’unico dove, secondo Klimt, è possibile trovare pace, felicità e amore. Il fregio trova il suo culmine e la sua conclusione con il bacio a tutto il mondo, sempre dei versi di Schiller, rappresentato da due amanti nudi e abbracciati.

Gustav Klimt, Le Arti, il coro degli angeli celesti e gli amanti, Il fregio di Beethoven, 1902.

Decima sezione: Klimt, la Secessione e la pittura paesaggistica

Oltre alla allegorie e ai ritratti, uno dei capisaldi della carriera d’artista di Klimt è la pittura di paesaggio. L’obiettivo del pittore è realizzare, nei suoi quadri, una natura idealizzata e paradisiaca. Klimt dipinge en plein air, come gli Impressionisti, ma il suo fine è trovare nuove soluzioni formali, non catturare i movimenti della luce.

All’interno della decima sezione, l’osservatore entra in contatto con le varie proposte di paesaggi degli artisti appartenenti alla Secessione; di Gustav Klimt è esposto il dipinto Dopo la pioggia, mentre di matrice divisionista sono i dipinti di Franz Jaschke, realizzati con pennellate minute, regolari, a volte puntiformi e accostando i colori puri sulla tela, come il quadro Salici potati a Weyer.

Undicesima sezione

Nel 1911 a Roma si è tenuta l‘Esposizione Internazionale d’arte: in questo contesto la sala di Gustav Klimt, definita spesso come tempietto o abside per la sua forma circolare e l’aura sacrale, ha suscitato ammirazione e stupore.

Il pittore viennese ha presentato quattro disegni e otto dipinti, tra cui Il bacio. A colpire gli spettatori è stato il contrasto tra le mura bianche della sala e i colori smaglianti dei dipinti, oltre alle linee sinuose dei personaggi raffigurati. All’interno di questa sala sono esposti diversi disegni preparatori, tra i quali una Figura maschile vista dall’alto, realizzata per uno studio del dipinto Il bacio.

Dodicesima sezione

Gustav Klimt, Figura maschile vista dall’alto.

Nella dodicesima sezione il pannello esplicativo informa il visitatore degli anni in cui Klimt ha partecipato alla Biennale di Venezia: 1899 e 1910. L’ultima volta in cui il pittore viennese ha esposto le sue opere nella città lagunare ha ottenuto uno spazio espositivo individuale, la sala numero dieci, allestita dall’architetto austriaco Eduard Josef Wimmer-Wisgrill. Quest’ultimo ha deciso di allestire la sala come se fosse una scatola bianca, con le pareti tripartite da due eleganti e decorative linee nere e sei poltrone di vimini al centro.

Nella dodicesima sezione della mostra Klimt. La Secessione e l’Italia, il visitatore trova uno dei più famosi dipinti che l’artista austriaco ha esposto alla Biennale di Venezia del 1910: Le amiche I (le sorelle). Eseguita nel 1907, l’opera mostra alcuni dei tratti principali della pittura di Klimt; come i dettagli colorati situati in una piccola porzione in alto a destra del dipinto, o la resa realistica dei volti delle donne, vestite di pesanti abiti scuri.

klimt
Gustav Klimt, Le amiche I (le sorelle), 1907.

Tredicesima sezione: Gustav Klimt e la Secessione romana

La tredicesima parte dell’esposizione al Museo di Roma, offre al visitatore una corrente artistica poco conosciuta della storia dell’arte: la Secessione romana.  Questo gruppo di artisti nasce nel 1912 e propone un aggiornamento culturale basato sulla pittura viennese; due anni dopo decidono di allestire la seconda mostra del movimento, dove erano attesi come partecipanti i pittori, gli architetti e i designer dell’Associazione di artisti austriaci, gruppo fondato da Gustav Klimt nel 1906, in seguito alla scissione dalla Secessione viennese.

Enrico Lionne, Violette, 1913.

Per l’occasione Klimt invia solamente il Ritratto di Mäda Primavesi esposto insieme a quattro disegni del suo allievo Egon Schiele, e dipinti di artisti del calibro di Carl Moll, Emil Orlik e Broncia Koller, una delle poche donne membro dell’Associazione di artisti austriaci.

All’interno di questa sezione della mostra Klimt. la Secessione e l’Italia, sono esposte opere degli artisti italiani che hanno partecipato alla seconda mostra delle Secessione romana. Osservando questi dipinti si notano le vicinanze con i quadri d’oltralpe: una testimonianza dell’assenza dei confini dell’arte, capace di viaggiare da un paese all’altro.

Quattordicesima sezione: la Sposa di Klimt

L’ultima parte della mostra è dedicata al dipinto La Sposa, realizzato tra il 1917 e il 1918. Quest’opera è rimasta incompiuta a causa della precoce dipartita di Gustav Klimt, colpito da un ictus nel gennaio 1918, le cui conseguenze lo portarono al decesso dopo un mese, all’età di soli 56 anni.

Il dipinto, di grande dimensione, rappresenta una sposa addormentata, avvolta in un abito blu. Al contrario di altre esecuzioni, in quest’opera Klimt spoglia la figura femminile di ogni simbolismo erotico e di ogni atteggiamento lascivo; accanto a lei si trova lo sposo, il cui corpo è nascosto da un gruppo di donne. Queste figure femminili sono raffigurate in parte vestite e in parte nude, e simboleggiano le esperienze erotiche a cui la sposa si abbandona. In questo groviglio di corpi si nota anche la figura di un bambino, che sembra anticipare la maternità della donna. A destra della sposa c’è una figura incompleta, che simboleggia, secondo alcuni storici, un’ermafrodita. Secondo altri studiosi, invece si tratta di una figura femminile il cui sesso è coperto da un velo sul quale sono disegnati dei motivi fallici.

Gustav Klimt, La sposa, 1917-1918.

Focus: Ritratto di signora

L’ultima sala dell’esposizione è dedicata interamente sul dipinto Ritratto di signora. Un filmato racconta ai visitatori la particolare e travagliata storia di quest’opera. Eseguito tra il 1916 e il 1917, il ritratto appartiene all’ultimo periodo della carriera di Klimt, dove si notano palesi aperture verso la corrente Espressionista, caratterizzate da pennellate sbrigative.

Nel 1996 Claudia Maga, una studentessa di un liceo di Piacenza, intuisce la genesi del dipinto. Grazie alle radiografie e alle diverse e accurate indagini, gli studiosi sono riusciti poi a dimostrare che questo ritratto è stato realizzato da Klimt sopra un’altra figura di donna, ormai perduta, identica nel volto e nella posa, ma abbigliata in modo differente.

Ma la storia di Ritratto di signora non termina con questa scoperta: il 22 febbraio 1997 la tela viene rubata dalla Galleria Ricci Oddi di Piacenza e le modalità con cui è avvenuto il furto non sono mai state chiarite. Circa ventitré anni dopo, la tela viene ritrovata in un contesto, se possibile, ancora più enigmatico del furto. Nel dicembre del 2019, nel corso di alcuni lavori di giardinaggio all’esterno della Galleria piacentina, in un piccolo vano privo di serratura, gli addetti ai lavori notano un sacco di plastica dove trovano all’interno il quadro perduto di Klimt. Il mondo della storia dell’arte gioisce e Ritratto di Signora torna nella sua ubicazione, presso la Galleria Ricci Oddi di Piacenza.

Ed è con l’esposizione di questo bellissimo dipinto che la mostra Klimt. La Secessione e l’Italia si conclude.

Gustav Klimt, Ritratto di Signora, 1916-1917.

Conclusioni

Nessun settore della vita è tanto esiguo e insignificante da non offrire spazio alle ispirazioni artistiche.

(Gustav Klimt)

L’esposizione al Museo di Roma offre al visitatore una panoramica particolare, a tratti inedita, della carriera di Klimt, del suo ruolo all’interno della Secessione viennese e dell’influenza che la sua pittura e quella dei suoi colleghi hanno avuto in Italia.

Impeccabilmente curata, la mostra pone l’attenzione in egual misura a tutti gli artisti che hanno fatto parte della Secessione viennese e dell’Associazione di artisti austriaci. Ammirando le opere esposte e leggendo gli esaustivi pannelli esplicativi, l’osservatore arricchisce il proprio bagaglio culturale; riuscendo allo stesso tempo ad immedesimarsi nel fervente clima culturale della Vienna di inizio XXI secolo.

La mostra Klimt. La Secessione e l’Italia è una delle prime grandi esposizioni realizzate in Italia dopo le chiusure dovute dallo scoppio della pandemia da Covid-19, ed è un pretesto eccezionale per scoprire diverse opere d’arte di un movimento che, purtroppo, resta ancora poco conosciuto.


FONTI

Pannelli esplicativi della mostra

BarbaraPicci

CREDITS

Tutte le foto sono state scattate dall’autrice

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.