«Come, hai sempre vissuto qui? Dove hai lavorato?»
«Soltanto qui. […] Perché? Che c’è di tanto strano?»
«È una città così piccola. Così limitante. Dove tutto ruota intorno al castello. […] Penso sempre che questo sia uno di quei luoghi dove la gente desidera tornare quando è stanca di tutto il resto, o quando non ha abbastanza immaginazione per andare da qualche altra parte».
Questa frase viene detta da Louisa “Lou” Clarke, protagonista del libro “Io prima di te”. Lou è una ragazza di 26 anni, senza lavoro, senza prospettive e senza ambizioni, fino a quando non incontra Will Traynor, un tetraplegico che le fa cambiare punto di vista sulla sua vita.
Will non è sempre stato tetraplegico. Prima dell’incidente d’auto che l’ha ridotto in carrozzina, era un uomo incredibilmente attivo, bello, affascinante, ricco e con la passione per le belle donne. Insomma, per i personaggi in sè potrebbe trattarsi tranquillamente di un duplicato di Twilight o di 50 sfumature di grigio, ma in questo libro c’è di più, altrimenti non sarei qui a parlarvene.
Dopo il suo incidente Will è cambiato: è diventato una persona irascibile e sempre insoddisfatta, a tal punto da tentare il suicidio. E’ qui che entra in gioco Lou; con il suo carattere solare e allegro riesce a riportare Will alla civiltà, lo convince a farsi la barba, a tagliarsi i capelli, ad uscire di casa e a comportarsi in modo educato. Sembra andare tutto per il meglio, non fosse che per un piccolo, preoccupante particolare. L’unico motivo per cui Lou è stata assunta è per cercare di far cambiare idea a Will, che ha deciso di ricorrere al suicidio assistito, per cercare di convincerlo che la sua vita è degna di essere vissuta anche seduto su una sedia a rotelle.
Adesso arriva lo spoiler! Tutto sembra andare per il meglio: i due vanno d’amore e d’accordo, fanno bellissime gite nei dintorni, uno stupendo viaggio alle Mauritius e Lou si decide perfino a lasciare il suo fidanzato storico, di cui ha finalmente capito di non essere più innamorata. Lou si apre con Will come con nessun altro prima, gli racconta quello che le passa per la testa, i suoi pensieri e capisce di avere delle ambizioni, così Will la aiuta anche in questo. Ma se tutto andasse sempre per il meglio, che gusto ci sarebbe? Jojo Moyes, l’autrice del libro, ha infatti deciso di lasciarci con l’amaro in bocca. I due si innamorano. La storia è raccontata dal punto di vista femminile e lei è assolutamente innamorata di Will, ma anche lui ricambia i suoi sentimenti, lo si capisce in molti punti della storia. Nonostante ciò, continua imperterrito nella sua idea di ricorrere al suicidio assistito. Lou è sconvolta, ma in qualche modo trova comunque la forza di accompagnarlo nella sua scelta, capendo che è l’unica cosa giusta per lui e riuscendo a convincere anche i suoi genitori della stessa cosa.
«Io voglio che lui viva. […] Ma voglio che viva se è lui a desiderarlo. Se non è così, se lo costringiamo a tirare avanti, non importa quanto gli vogliamo bene: diventiamo solo degli altri stronzi che gli impediscono di fare le sue scelte.»
Nonostante io, come credo altri lettori, abbia sperato fino all’ultima riga dell’ultima pagina in un happy ending, Will non ha cambiato la sua idea. Ma credo sia giusto così. Questo libro non avrebbe avuto lo stesso valore o la stessa forza se fosse finito diversamente. Per gran parte del libro ho pensato che l’obiettivo di Jojo Moyes fosse di farci capire che le nostre vite sono bellissime, che ogni istante vale la pena di essere vissuto, anche il più insignificante. Poi ho capito che non era così, almeno non esattamente. Per tutto il libro credevo che il punto centrale della narrazione fosse Will e che Lou fosse quella che aveva il compito di dargli forza, invece leggendo le ultime pagine ho capito che era esattamente il contrario. Non era Will che doveva considerare la sua vita da un altro punto di vista, era Lou che doveva imparare a vivere. E alla fine di tutto, impara davvero. Decide di prendersi dei rischi, di iscriversi all’università, di permettersi di avere sogni ed ambizioni e di non accontentarsi subito. E finalmente si affaccia al grande mare della vita.