Dalla Champions alla SuperChampions: analisi e commento della nuova competizione europea

Con la salita in carica del nuovo presidente UEFA Aleksander Ceferin è stata votata ed approvata la nuova formula con la quale si svolgerà il più importante torneo calcistico europeo: la Champions League.
La prima modifica avverrà nel nome, per quanto possa contare: si chiamerà SuperChampions. Addentriamoci però nei cambiamenti tecnici ed economici che porterà questa nuova formula.

È doveroso iniziare dal metodo con cui si accede a questo nuovo torneo: dalla stagione 2008/2009 sino ad oggi, e così sarà fino al 2018/2019, lo strumento di delineazione delle partecipanti alla Champions League è il famigerato Ranking UEFA, ovvero una classifica, alla quale partecipano tutte le Nazioni europee iscritte alla competizione, che si basa sui risultati sportivi ottenuti nelle precedenti 5 edizioni di UEFA Champions League e UEFA Europa League. Il sistema di attribuzione dei punti non è complesso: in base alla fase del torneo in cui una squadra si è qualificata, essa prende un tot di punti a partita, dipendentemente se il match sia finito con un vittoria, una sconfitta o con un pareggio.

Con la SuperChampions questo sistema verrà stravolto: il “SuperRanking” non sarà unicamente un sistema di attribuzione di posti per le nazioni, ma avrà anche un peso economico.
Le modifiche principali a riguardo sono tre: il nuovo metodo di attribuzione dei punti, l’importanza delle prime 4 nazioni del ranking rispetto alle altre e la distribuzione dei soldi dati ai club basati sul SuperRanking.
Come spiegato prima, se il ranking UEFA ha una meccanica molto semplice di distribuzione dei punti, il SuperRanking la complicherà un po’: infatti la UEFA ha deciso di ampliare il periodo storico che influirà nel punteggio del SuperRanking, al fine di tutelare i club di grande blasone che partecipano alla competizione. Si parte addirittura dal 1956, anno in cui fu fondata la Coppa Dei Campioni, e si divide la storia in 3 fasce: 1956/1993, 1993/2008, 2008/2018. Più recenti sono i risultati ottenuti, più influiranno nel calcolo del punteggio. Il concetto di base però resta lo stesso: si attribuiranno punti in base ai risultati ottenuti sul campo.

La seconda importante modifica riguarda le prime 4 nazioni del SuperRanking. Attualmente le prime 4 nazioni del ranking UEFA contribuiscono alla Champions League in questo modo: le prime 3, Spagna, Germania e Inghilterra, portano 3 squadre direttamente alla fase a gironi, mentre la quarta deve passare per i playoff. La quarta nazione, che in questo momento storico è l’Italia, contribuisce con sole 2 squadre direttamente alla fase a gironi ed una ai playoff. Le squadre vengono scelte per partecipare alla competizione semplicemente in base alla posizione nella classifica nazionale dell’anno precedente, in Spagna quindi le prime 4, mentre in Italia le prime 3.
Con la nuova formula, le prime 4 nazioni del SuperRanking porteranno ben 4 squadre ciascuna automaticamente alla fase a gironi, passando quindi da 11 a 16 squadre, occupando da sole la metà delle partecipanti a questo step del torneo. Questo porterà innanzitutto ad un necessario ampliamento del sistema playoff, visto che da essi dovranno uscire 16 squadre su 50 partecipanti, mentre ora ne escono 21 su 50, ma soprattutto allargherà il divario economico tra le piccole realtà e le grandi squadre; è proprio questo che tratteremo nell’ultimo punto: la nuova distribuzione economica.

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Ranking UEFA 2016/2017

La nascita della SuperChampions è infatti un “capriccio” dei boss delle grandi squadre europee, che, minacciando di creare una lega privata con solo i grandi club e facendo quindi perdere appeal e valore alla Champions, hanno costretto l’UEFA ad effettuare delle modifiche dalle quali avrebbero guadagnato principalmente loro.
Scendendo nel dettaglio, vi saranno 4 voci a determinare la distribuzione dei soldi ai club: il market pool, una somma che varia in base a fattori come il numero di partite disputate o il costo dei diritti televisivi nazionali, passerà dal 40% attuale al 15%, la quota di partecipazione al torneo, che resterà al 25%, i risultati della stagione, dal 30% al 25%, e infine il SuperRanking con i suoi “meriti storici”, che comporrà la quarta fetta di questa costosissima torta per il 30% del totale.

Sarà proprio da quest’ultimo punto che i grandi club guadagneranno di più rispetto alle piccole squadre, andando a rendere più complesso osservare miracoli sportivi come il Porto di Mourinho nel 2003, vincitore del triplete con una squadra di semisconosciuti, ed andando a dare seguito ad un trend che sta permettendo di vincere la Champions sempre alle stesse tre squadre (negli ultimi 4 anni hanno vinto Real, Barca e Bayern Monaco). Analizzata nel dettaglio la situazione, da italiani possiamo sicuramente essere felici dei ritrovati 4 posti in Champions, ma siamo sicuri che un sistema del genere sia una vittoria del calcio europeo?

 

Credits: Foto in copertina, Foto 2

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