Una piacevole evasione: Bellagio, una fuga nei ricordi.

Lago di Como. La bellezza che si vive, appena scesi dal treno, è travolgente. Il rumore delle onde che si infrangono lungo la passeggiata, l’ondeggiare delle barche: un qualcosa che emana un profondo senso di ammirazione. Però, il bisogno di silenzio, di zone più appartate dove passeggiare con i propri pensieri e nulla intorno, è un qualcosa che va oltre alla bellezza pittoresca di Como.

Ed ecco, a pochi chilometri di distanza, Bellagio.

Il comune appartiene alla Comunità montana del Triangolo Lariano ed il suo territorio rappresenta uno dei vertici di questa. Rinomato luogo di villeggiatura, Bellagio è famosa per la sua pittoresca posizione proprio sulla ramificazione del Lago di Como nei suoi bracci meridionali, con le Alpi visibili oltre il lago a nord.
Se ci si lascia portare via dal caos, delle lotte di tutti i giorni, dalla battaglia dei momenti, dai vuoti, dalle domande che affollano la testa; se ci si prende quelle ore, per camminare vicino al lago, attraverso vicoli e vivere la storia di un piccolo paese, in un attimo si viene trasportati lontani da ogni angolo della città, da ogni tempo.

Dalla passeggiata che costeggia il lago, si intravedono gli scorci di una piccola cittadina, che al mattino presto, è circondata da una lieve nebbia, che allo scorrere dei minuti si dissolve, lasciando spazio a deboli raggi del sole che si specchiano nel lago. E mentre si è intenti a perdersi nel movimento lieve delle acque del lago, si può vedere il riflesso di una villa: maestosa, magnifica, a cui non si può rimanere indifferenti. E, in questo piccolo spiazzo dal quale la si osserva, seduto su una panchina c’è il signor Antonio, che racconta delle storie che, leggere, si intersecano nel bagaglio di ricordi di chi si appresta ad ascoltarlo.
La villa, è Villa Serbelloni, la quale domina l’abitato del centro storico ed è attualmente proprietà della fondazione Rockefeller di New York. Fu costruita nel XV secolo al posto di un vecchio castello raso al suolo nel 1375. Fu in seguito rimaneggiata più volte, tanto che oggi non vi si può accedere. Tranne per la parte dei giardini, un suggestivo intrico di vialetti immersi nella vegetazione, boschetti con alberi secolari, altri con piante esotiche, roseti, coltivazioni di fiori, e sentieri, che, oltre che alla villa, conducono al Convento dei Cappuccini e alla Sfondrata. Nel 1788 Villa Serbelloni entra in possesso di Alessandro Serbelloni che la arricchisce di preziose decorazioni ed opere d’arte del XVII e XVIII secolo. Nel 1905 passa di proprietà trasformandosi in hotel di lusso. Nel 1959 diviene proprietà della fondazione Rockefeller di New York per lascito testamentario della principessa, d’origine americana, Ella Thurn und Taxis che l’aveva acquistata nel 1930.

E il Signor Antonio si perde nei racconti: racconti di amore, che hanno animato la Villa, racconti di una certa Elsa, che era solita leggere sotto uno dei suoi alberi secolari.

Risalendo lungo vicoli, ristoranti, perticati ci si inoltra nella città vecchia di Bellagio, fino a giungere alla chiesa di San Giacomo, realizzata nell’XI secolo, esattamente al centro del paese. Imponente, con un senso di sicurezza e austerità presenta un impianto a tre navate con la torre campanaria impostata a sinistra nella facciata. Del primitivo edificio rimangono all’esterno le tre absidi, mentre all’interno rimangono i quattro capitelli e i simboli degli evangelisti dell’androne. Il campanile, che svetta sulla vegetazione circostante, si ottenne sopralzando ed alterando nel Seicento una torre di difesa delle mura nella parte nord, che arrivava circa all’altezza del tetto della chiesa. Con le trasformazioni del Settecento, il campanile assunse l’odierno aspetto. L’interno è decorato con opere d’arte risalenti a diversi periodi storici; ne sono esempio le due tavole quattrocentesche, uno di scuola umbra ed uno di scuola lombarda, le diverse sculture romaniche e i quadri risalenti al tardo Cinquecento e Seicento, fra cui la Deposizione di Gesù nel sepolcro e La Madonna delle Grazie, il primo attribuito al Perugino e il secondo, del XVI secolo, attribuito al Foppa.

Per ogni luogo in cui si passa e che ruba l’attenzione, un piccolo pezzo del cuore rimane appigliato a una foglia, ad un’insegna, ad un elemento architettonico, attraverso le parole di Antonio e l’immagine di Elsa, che si muove vicino.

Dopo un lungo tragitto nella parte antica, rispunta il lago: il porto, luogo di attracco di navi, di barchette che lentamente scivolano sul lago. E Antonio scende verso il porticciolo. Un vano, un piccolissimo vano, che mostra il lago sprigionarsi nella sua immensa bellezza. Incastrato tra le pietre, un piccolo libro, i Carmi di Catullo. Nella prima pagina una dedica “Ad Antonio, che tu possa sempre evadere dalla monotonia. Elsa.” E chiudendo gli occhi, la mente scappa lontana, nei ricordi, di un luogo, di una storia di cui non ci è dato sapere il finale.
Il signor Antonio sta risalendo e sorride. Allora, l’unica cosa che rimane è lasciarsi cullare delle onde della barca su cui siamo arrivati e perdersi nella bellezza di Bellagio.

FOTO: Tommaso Boselli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.