Il mito: un labirinto di sensi

Il mito greco insegna che si combatte sempre contro una parte di sé, quella che si è superata, […]. Ciò contro cui si combatte è sempre una parte di sé, un antico se stesso. Si combatte soprattutto per non essere qualcosa, per liberarsi. Chi non ha grandi ripugnanze, non combatte.

Cesare Pavese, Il mestiere di vivere

Spiegare Pavese con il Minotauro. E poi orientarci nel labirinto del Minotauro grazie alla bussola di Pavese.

Il mito del Minotauro inizia a Tiro. Città del re Agenore, padre di Europa, fanciulla particolarmente bella e pura. Il mito ci insegna che dove c’è una bellezza straordinaria c’è Zeus e dove c’è il padre degli dei innamorato c’è un travestimento. Fino a qui, nulla di nuovo quindi: Zeus, ha perso la testa per Europa e dalla loro unione nascono tre figli, Minosse, Radamanto e Sarpedonte. Tutti e tre vengono adottati dal marito di Europa, sovrano di Creta, il re Asterione.

Quando il re muore, Minosse è preoccupato di dimostrare il suo diritto di succedere al trono, malgrado figlio adottivo di Asterione. Quindi costruisce un altare dedicato a Poseidone in riva al mare, pregando il dio di inviargli un toro: l’animale avrebbe significato il consenso degli dei alla sua successione al regno. In effetti, Poseidone manda il toro, e lo fa in grande stile, come si conviene a un dio. Un toro bellissimo, bianco, possente. Minosse si dimentica per un attimo dello scopo di quel toro lì; affascinato dalla sua bellezza, non lo sacrifica e lo utilizza come toro da monta per i suoi greggi. La cosa non piace a Poseidone, che, vendicativo come solo un dio sa essere, trasforma il toro in un animale feroce e fa innamorare Pasifae, moglie di Minosse, dell’animale. Nuova unione, nuovo concepimento.

Da questa legame, a metà tra il mitico e il mitologico, nasce il Minotauro, mostro con il corpo di uomo e la testa di toro. Ha il corpo bipede, quindi, ma anche zoccoli, pelliccia bovina, coda e testa di toro. È di carattere selvaggio e feroce, perché la sua testa, di bestia, è completamente dominata dalla furia animale. L’aspetto scioglie ogni dubbio: quella creatura nasce da un tradimento e Poseidone sta punendo Minosse. Il re di Creta, per non eccitare ulteriormente il dio del mare, fa costruire dall’architetto Dedalo il labirinto di Cnosso, un susseguirsi intricatissimo di corridoi, camere, sale, finte porte, finti ingressi; vi rinchiude il mostro, nascondendolo alla vista di tutti. Allora Atene era sottomessa a Creta: la città, decide Minosse, deve inviare ogni anno sette fanciulli e sette fanciulle da offrire in pasto al Minotauro, carnivoro.

Cosa direbbe Pavese di questo labirinto? forse che per ognuno è qualcosa di diverso; forse che il combattimento di ognuno dipende dai panni che si scelgono per questo mito?

Dedalo, hai ideato un percorso complesso, fatto di deviazioni e barriere, l’hai ideato così per disorientare chi si arrischia nei suoi meandri. Ora celebri il trionfo della ragione, il tuo labirinto è una costruzione perfetta, nessun suo frammento sfugge ai tuoi disegni.

Fanciulli ateniesi, qual è la vostra colpa? Avete lasciato la vostra terra natale e ora che siete nel luogo trionfo della ragione, è necessario che abbandonate la vostra, affidatevi all’istinto. Il labirinto è diventato per voi lo stallo della ragione. Il palcoscenico in cui la parzialità della visione rende sconfitta qualsiasi strategia. Agire d’astuzia non vi servirà.

Minotauro, sei al centro di questo labirinto; sei metà uomo sei metà bestia; sei la razionalità del labirinto sei la distruttività di un ginepraio; sei la perfezione sei l’inganno; sei soluzione sei smarrimento.

Noi, da cosa cerchiamo di liberarci? Chi è il vero mostro nel mito? Vagabondaggio e prigionia non sono mai stati così paurosamente vicini.


 

FONTI

Fonte 1: Wikipedia


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