Dal 12 luglio al 4 agosto, alla ex Chiesa di San Pietro in Atrio, a Como, apre i battenti la mostra di arte contemporanea “Interference”, dove sette artisti provenienti da tutto il mondo raccontano il ruolo invasivo della tecnologia nel quotidiano.
Il titolo Interference richiama subito l’attenzione su una realtà invadente e preponderante nella contemporaneità, tanto da creare interferenze nelle attività quotidiane. È la tecnologia, ritratta in maniera accattivante e originale da sette artisti, provenienti da tutto il mondo. Presentano venti opere, accessibili gratuitamente al pubblico dal 12 luglio al 4 agosto. Dove? A Como, nella ex Chiesa di San Pietro in Atrio, in Via Odelaschi 3.
Ma perché la scelta di una Chiesa? Una location suggestiva e simbolica, che viene raccontata da Roberta Gonella, curatrice della mostra e fondatrice del movimento internazionale Visionary Art Trends, con sede a Zurigo. Nel corso dei secoli, la chiesa ha rappresentato il modo dell‘umanità per comunicare alla sua gente. Ora quella forma di comunicazione molto umana è minacciata dalla nostra era tecnologica. Quale luogo è più adatto quindi per organizzare una mostra incentrata su questo confronto, se non questa bella chiesa di Como?
Un confronto tra il passato e il presente, quindi. Tra una comunicazione corporea e comunitaria e una digitale e isolazionista. La protagonista è sempre la tecnologia, che attraversa la realtà deformandola, così che l’arte non possa che darne una rappresentazione distorta. Dalle tele pittoriche, alle installazioni digitali, dalla musica alla stampa 3D. Una narrazione policromatica si articola tra le pareti di un luogo antico come la Chiesa e invita lo spettatore a domandarsi come potersi confrontare con una realtà in continua evoluzione.
La risposta di Sheila Elias è chiara. L’artista americana si fa portavoce di un uso consapevole e non deleterio della tecnologia. Espone una tela intitolata Vigilance e incorniciata da file di nastro adesivo segnaletico giallo e nero. La scritta Caution sopra riportata è un avvertimento. Sheila lavora sulla visibilità dell’immagine, mentre il produttore discografico e chitarrista venezuelano Andres Levin si occupa della musica. Le sue colonne sonore, create appositamente per la mostra, accompagnano ambientazioni incentrate sull’idea dell’interferenza telefonica.
Un’altra tematica scottante della mostra riguarda il rapporto osservatore-osservato. L’esistenza di un inconsapevole, o forse consapevole, Truman Show, dove siamo costantemente sottoposti al controllo pervasivo di altri. Gli oggetti d’interesse sono telecamere e droni, su cui si concentra Fabrizio Bellanca, con i suoi dipinti dal tocco pop e metropolitano. Le sue opere esposte sono: The Sentinel, Under Control e Trinity. Anche Nicholas Berdysheff racconta la complessità dei moderni sistemi di sorveglianza, governativi e non, attraverso il ricorso a una stampa e un video. L’elemento chiave è l’ossessione tensiva per il controllo.
Il rapporto tra uomo e tecnologia si sviluppa poi in interazione con l’ambiente abitato. Per questo la componente spaziale è fondamentale, soprattutto nelle opere dell’artista cinese Hongtao Zhou. I suoi Textscapes sono documenti in stampa 3D che riproducono Skyline di diverse città internazionali. Sulla pagina convivono parole e immagini, che intessono componente visiva, tattile e cognitiva. Accanto alle scritte in rilievo, che riportano informazioni demografiche delle città, compaiono profili architettonici identificativi di spazi urbani come New York, Shangai, Parigi.
Il legame tra componente urbana e naturale, tecnologica e arcaica, compare invece nelle tele del pittore cubano Julio Figueron Beltran, in mostra con tre dipinti: When the wind blows outside, Into the Parallel Ocean, Unexpected Intruder. Con il suo tocco velato e poetico, l’artista riesce a raccontare realtà in contraddizione tra loro. Come nell’ultima opera citata, dove un intruso inaspettato, un drone militare, sorvola un centro abitato le cui case rimangono immobili, tese, cristallizzate nell’istante immortalato dal fermo immagine. Come i corpi in sospensione di Adamo ed Eva nel progetto Adan y Eva di Duvier del Dago. Le sue tre installazioni in mostra riflettono sulla conservazione della specie umana, la cui aura primitiva e biologica è minacciata dalla tecnologia.
La contemporaneità digitale si racconta così in tutte le sue sfaccettature e contraddizioni. Il suo consumo è allarmante, invasivo, ma anche parte imprescindibile della nostra quotidianità. Interference è la tecnologia mostrata senza filtri, che aiuta lo spettatore a riflettere sull’uso e abuso di una realtà ormai inevitabile.
Comunicato Stampa della mostra
Immagini allegate al comunicato stampa da ELLECISTUDIO