Non giudicare mai un libro (o un disco) dalla sua copertina. Quante volte ce l’hanno ripetuto? Per quanto sia vero, quando passeggiamo tra i corridoi di un negozio è inevitabile lasciarci condizionare dall’immagine stampata su un CD che, inspiegabilmente, cattura la nostra attenzione e “chiede di essere portato a casa”. In nome della loro grande capacità di attrarre il pubblico, le cover degli album sono una sorta di vetrina che ha l’arduo compito di rappresentare il contenuto del disco. Qui entra il gioco il binomio arte-musica, in virtù del quale non di rado sono gli stessi artisti a disegnare le copertine dei dischi musicali.
Fotografi, pittori e perfino incisori si cimentano nella missione di realizzare un’immagine iconica, che rimanga facilmente impressa nella mente del pubblico: non è un caso che spesso e volentieri diventi anche un elemento cult capace di condizionare il successo delle vendite. Dai Velvet Underground a David Bowie, passando per Lady Gaga, i casi sono davvero tanti. Scopriamone alcuni!
The Velvet Underground & Nico, Velvet Underground
È una cover scandalosa a illustrare uno degli album più influenti della musica rock, con una banana disegnata da Andy Warhol. La versione originale riportava solo la firma dell’artista, senza il nome del gruppo, che venne aggiunto successivamente. Le prime copie del disco invitavano chi guardava la cover a “sbucciare lentamente e vedere” (peel slowly and see), togliendo un adesivo sotto al quale si poteva scorgere una banana color rosa shocking. Una metafora maliziosa ed esplicita, frutto del linguaggio artistico anticonformista di Warhol, in perfetta consonanza con la trasgressione dei testi della band.
ARTPOP, Lady Gaga
Disegnata dall’artista americano Jeff Koons, la copertina del terzo disco di Lady Gaga rappresenta una scultura nuda della cantante con un’enorme palla blu che le copre le parti intime. Sullo sfondo, si intravedono una serie di opere d’arte, tra cui la Venere di Sandro Botticelli.
Lo stesso Koons ha dichiarato a MTV:
“Con la copertina volevo raffigurare Lady Gaga come una scultura, come un tipo di forma tridimensionale e con una palla gazing, perché quest’ultima diventa realmente una sorta di simbolo per tutto. Quando ci si imbatte in qualcosa di simile a una palla gazing, si afferma la nostra esistenza e, da tale affermazione, si inizia a desiderare di più. C’è una trascendenza che si verifica e alla fine conduce davvero a tutto”.
Aladdin Sane, David Bowie
Diventata un’immagine iconica nella storia della musica, la copertina di Aladdin Sane riproduce un David Bowie a spalle scoperte, con i capelli fiammeggianti e il disegno di una saetta rossa e blu che gli attraversa il volto. Risultato della collaborazione tra il fotografo Brian Duffy e il make-up artist Pierre Laroche, la cover rappresenta perfettamente la doppia personalità dell’artista di quell’epoca: da un lato il saggio errabondo (Aladdin Sane) e dall’altra il ragazzo folle (A lad insane).
Speaking in Tongues, Talking Heads
David Byrne, leader del gruppo, disegnò la copertina della versione ufficiale del disco, mentre chiese a Robert Rauschenberg di realizzarne una speciale per l’edizione limitata. Una scatola di plastica trasparente che comprendeva, oltre a quello vero e proprio, altri due dischi finti stampati con collage in tre colori diversi, che permetteva di vedere l’intera opera sovrapposta. Un colpo di genio che gli è valso il Grammy.
Lonesome Echo, Jackie Gleason
In nome dell’amicizia che li legava, il compositore Jackie Gleason chiese a Salvador Dalì di progettare la copertina del suo disco del 1955. Lo stesso Dalì ha descritto la propria opera dicendo:
“Il primo effetto è di pena, di spazio, di solitudine. In secondo luogo, la fragilità delle ali di una farfalla, che proiettano una lunga ombra da tardo pomeriggio. Questa fragilità risuona nel paesaggio come una eco. L’elemento femmineo, distante e isolato, forma un triangolo perfetto con lo strumento musicale e la sua altra eco, la conchiglia”.
Think Thank, Blur
Una delle poche incursioni commerciali di uno degli artisti più conosciuti della street art attualmente sulla cresta dell’onda. Nel 2003, Banksy si prestò alla creazione della copertina del settimo album del gruppo inglese dei Blur. Un soggetto a sfondo romantico, diverso dall’usuale produzione di Banksy, ma coerente con il suo linguaggio tagliente e senza filtri: di fronte agli innumerevoli orrori del mondo moderno, è meglio trovare conforto nei piccoli gesti d’affetto, come fanno i due amanti abbracciati in copertina.
Fonti
Credits